giovedì 31 marzo 2016
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BRUXELLES Rafforzare i controlli anche all’esterno degli aeroporti, come avviene a Tel Aviv o a Mosca. Anche se nulla è deciso, l’idea è sul tavolo dell’Unione Europea dopo gli attacchi allo scalo internazionale di Bruxelles. La questione si era già posta nelle ore successive agli attacchi, avvenuti nell’area dei checkin, dunque ben prima di quella che viene chiamata la “bolla” della sicurezza, quella cioè preceduta dai controlli ai metal detector dei passeggeri in partenza. Ne parlano oggi a Bruxelles l’Avsec (il Comitato per la sicurezza dell’aviazione civile) che raccoglie i rappresentanti delle authority di sicurezza delle agenzie di sicurezza, dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea e della Commissione Europea. Tra le misure allo studio, quella introdotta dall’aeroporto di Domodedovo a Mosca dopo un attentato perpetrato nel 2011 da un terrorista suicida, che provocò la morte di 37 persone proprio nell’area d’ingresso: e cioè controlli al metal detector cui deve sottoporsi chiunque voglia entrare nello scalo. Una misura, però, fortemente controversa, perché anche la fila creatasi all’esterno di uno scalo per via dei nuovi controlli può diventare un facile bersaglio per terroristi. Si guarda anche al modello attuato all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, in Israele: gli agenti di sicurezza iniziano ad osservare chi arriva già alcuni chilometri prima dell’ingresso allo scalo, poi cominciano a fare domande anche molto personali a singoli passeggeri, chiedendo di aprire le borse. Un metodo efficace che però fa storcere il naso agli europei per la sua invasività. «La sicurezza zero non esiste, cruciale è la proporzionalità della misura» avvertiva ieri un esperto comunitario. Intanto continua ad esser rinviata l’apertura dell’aeroporto di Bruxelles. Ieri una portavoce ha dichiarato che essa avverrà «non prima» di questo pomeriggio. I testi di mercoledì con il coinvolgimento di 800 addetti, ha aggiunto, «sono andati bene ma non vogliamo correre rischi ». Anche il governo belga ha chiesto ulteriori misure di sicurezza. Lo scalo comunque funzionerà all’inizio al 20% delle capacità. Intanto ieri sono emersi nuovi, allarmanti det- tagli delle trame terroristiche: in un pc recuperato in un cestino in un’operazione di polizia nel comune di Schaerbeek, dopo gli attacchi del 22 marzo, gli inquirenti hanno trovato immagini e piantine dell’ufficio e della residenza del primo ministro belga Charles Michel, stando almeno a vari media belgi. E le indagini sulla cellula terroristica che ha colpito Parigi e Bruxelles si arricchiscono di un nuovo volto, stando alla Cnn. Si tratta di un belga di origine maliana, Yoni Patrick Mayne, 25 anni, che si era recato in Siria nel 2014 con Abdelhamid Abaaoud, membro della cellula parigina ucciso dalla polizia in un sobborgo della capitale francese il 18 novembre. Il Daesh descrive Mayne come morto, ma gli inquirenti pensano a un depistaggio. In totale sono ora otto i ricercati per i due attacchi, tra loro, particolarmente pericoloso, il siriano Naim el Hamed il cui nome è già circolato. Intanto ieri è stata sepolta la prima vittima degli attentati di Bruxelles. Secondo il quotidiano Le Soir si tratta di Raghavendran Ganeshan, un indiano di 39 anni che lavoravo per il colosso informatico InfoSys, morto alla stazione metro di Maalbeek e la cui salma è stata riportata in patria. Domani a Wavre, cittadina a sud di Bruxelles, i funerali di Patricia Rizzo, la funzionaria italiana della Commissione Europea perita a Maalbeek. Infine, per evitare che si ripetano gli incidenti di domenica, il comune di Molenbeek ha vietato la manifestazione convocata domenica nella piazza principale del quartiere dal gruppo francese di estrema destra anti-Islam “Génération identitaire”. © RIPRODUZIONE RISERVATA BEN GURION. Un ingresso dell’aeroporto internazionale di Tel Aviv (Ansa)
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