venerdì 18 gennaio 2013
​Le violenze che hanno sconvolto il Paese africano spingeranno centinaia di migliaia di persone a scappare. Al momento sono già 147mila i maliani che hanno trovato accoglienza nei Paesi limitrofi. Mellissa Fleminc (Acnur): «Bambini costretti a combattere dagli islamisti». Caritas: aprire corridoi umanitari per soccorrere i profughi.
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​L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) prevede che saranno con ogni probabilità più di 700mila le persone che fugiranno dalle violenze in Mali. «Crediamo che nell'immediato futuro saranno più di 300mila le persone che si sposteranno all'interno del Mali e almeno 400mila nei paesi circostanti» ha dichiarato la portavoce dell'Acnur, Melissa Fleming.Un esodo biblico, che andrà ad aggravare una situazione già critica. Secondo l'Alto commissariato per i rifugiati al momento almeno 229.000 persone sono già in fuga all'interno dei confini del Mali e almeno 147.000  sono già fuggiti nei paesi limitrofi. «Abbiamo ascoltato racconti terrificanti» da parte di alcuni rifugiati sui metodi usati dagli islamisti contro chi si rifiuta di combattere contro l'esercito maliano. I profughi riferiscono di esecuzioni, brutali amputazioni, paura e gravi difficoltà economiche. «Hanno riferito di essere stati testimoni di esecuzioni e amputazioni. Hanno detto che consistenti somme di denaro sono offerte ai civili per combattere contro l'esercito maliano ed i suoi sostenitori - spiega Melissa Fleming -  Abbiamo anche sentito resoconti sulla presenza di bambini tra i combattenti ribelli» . Tra le ragioni che li hanno spinti a fuggire,  i rifugiati hanno citato «la mancanza di mezzi di sussistenza», ma anche  i timori legati ad una rigida applicazione della Sharia, ha aggiunto la portavoce. Molti  rifugiati hanno detto di aver dovuto pagare l'equivalente di 50 dollari per uscire dal Paese,  una somma spesso pari ai guadagni di un mese, ha precisato Fleming.Caritas lancia l'allarme: «Servono subito aiuti umanitari»«Si apre un nuovo periodo di sofferenza per il popolo maliano, già messo a dura prova. Dalla comunità internazionale e dalla rete Caritas ci auguriamo un sostegno generoso per aiutarci a dare assistenza al numero crescente di sfollati e rifugiati, curare i feriti civili e militari». È l'appello dell'arcivescovo di Bamako, Jean Zerbo, che auspica l'apertura di un corridoio umanitario e aggiunge: «Il bisogno di cibo, acqua potabile, kit igienici, medicinali anti-malarici e beni di prima necessità andrà crescendo nelle prossime settimane».Tra crescenti difficoltà, continua l'intervento di Caritas Mali per l'assistenza agli sfollati, limitatamente alle zone dove vi è un minimo di sicurezza. La sede Caritas a Mopti è rimasta chiusa nei giorni scorsi a causa degli intensi combattimenti. Si sono attivate anche le Caritas del Burkina Faso, del Niger e della Mauritania stanno accogliendo molti rifugiati. Caritas Italiana ha stanziato un primo contributo di 60 mila euro e sostiene le azioni di aiuto che Caritas Mali ha in atto sin dall'inizio della crisi nel febbraio 2012. Da allora oltre 400mila persone hanno lasciato le loro case dirigendosi verso il sud del Mali e nei paesi limitrofi, fa sapere l'organizzazione. «Questa nuova emergenza - si legge in una nota - colpisce una regione, quella del Sahel, già fortemente provata lo scorso anno da una grave crisi alimentare che ha coinvolto 18 milioni di persone».  Per sostenere gli interventi in corso nelle due emergenze, si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite c/c postale n. 347013 specificando nella causale: "Crisi Sahel - Mali". Per avere altre informazioni sulle modalità per sostener l'intervento di Caritas, potete cliccare qui.

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