lunedì 15 aprile 2019
Il presidente emerito del Pontificio della Cultura: è un colpo per tutto il Continente. Il Vaticano: choc e tristezza, vicini a tutti. Tutte le campane di Parigi suonano per chiamare alla preghiera
Il cardinale Poupard: «Ora sforzi uniti per ricostruire»
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«Che tragedia, che grande tragedia». La voce del cardinale Paul Poupard, all’altro capo del telefono, tradisce tutta la commozione per il dramma che ha colpito al cuore la Chiesa in Francia e addolorato l’Europa e tutto il mondo. «Sì, è proprio così, siamo stati colpiti al cuore. Tutti, non solo noi francesi. Tutto il nostro Continente». Le sue parole si aggiungono a quelle del direttore ad interim della Sala Stampa vaticana. «La Santa Sede – scrive Alessandro Gisotti – ha accolto con choc e tristezza la notizia del terribile incendio che ha devastato la Cattedrale di Notre-Dame, simbolo della cristianità in Francia e nel mondo. Esprimiamo vicinanza ai cattolici francesi e alla popolazione di Parigi e assicuriamo le nostre preghiere per i pompieri e quanti stanno facendo il possibile per far fronte a questa drammatica situazione». Da Parigi, poi, rimbalza l’invito dell’arcivescovo, Michel Aupetit, a suonare tutte le campane per chiamare i fedeli alla preghiera, cosa effettivamente accaduta ieri. E la dichiarazione del portavoce dei vescovi transalpini, Vincent, Neymon: «Un grande luogo, un simbolo vivo della fede cattolica sta bruciando».

Reazioni di sconcerto e di dolore che sono le stesse dell’anziano porporato, il quale commenta per Avvenire il triste evento. Poupard, presidente emerito del Pontificio consiglio della Cultura (incarico lasciato nel 2007, dopo 27 anni di servizio nella Curia romana), ha 88 anni e pur non essendo parigino di origine, ha sempre avuto con la capitale francese e con la sua Cattedrale un rapporto speciale. Si è infatti laureato alla Sorbona ed è stato anche vescovo ausiliare di Parigi (per poco più di un anno, dal 1979 al 1980). A Notre Dame, dunque, si è sempre sentito come a casa sua. E con profonda emozione ha seguito dal proprio appartamento romano, gli occhi incollati al televisore, l’evolversi sempre più grave dell’incendio che ha distrutto lo storico Duomo.
«Sono annientato – confida –, questa tragedia mi colpisce nell’animo come colpisce tutti noi, francesi e non, credenti e non. Perché quelle pietre sono più che pietre. Sono pietre vive, sono a pieno titolo parte integrante della nostra vita. Faccio fatica credere a quello che è successo».

Nella mente e nell’animo del cardinale scorrono le immagini e le esperienze personalmente vissute, che si aggiungono ai ricordi letterari e storici, dal famoso Gobbo protagonista del romanzo di Victor Hugo alle vicende della Francia pre e post rivoluzione. «Notre Dame – afferma Poupard – è sempre stato uno dei cuori pulsanti dell’Europa, è tutta la nostra storia». Una storia che si intreccia anche al suo vissuto. «Mi ricordo di tutte le volte che ci sono stato e il mio dolore avvampa come le fiamme dell’incendio. Il cardinale Lustiger (arcivescovo di Parigi dal 1981 al 2005, ndr) mi invitava spesso a tenere delle conferenze, poi le celebrazioni nelle domeniche di quaresima, con il popolo riunito nelle grandi navate, un’atmosfera unica. Ricordo poi – prosegue il porporato – quando il Papa mi mandò come inviato speciale per i funerali del cardinale Lustiger. E anche di recente, quando ci sono stati gli attentati, il popolo è lì che si è riunito a pregare».

Il presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura, comunque guarda avanti. «Dobbiamo pensare a ricostruire. Tutti insieme, oltre le divisioni e i problemi che pure ci sono. Spero che questa commozione che ci riempie il cuore ci spinga a guardare verso il Cielo e ci faccia ritrovare il senso della fede di popolo che edificò questa cattedrale e tutte le cattedrali. Così siamo chiamati ora a fare anche noi».

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