giovedì 25 agosto 2022
Gli apparati di connessione al sistema elettrico ucraino sono stati interrotti a metà giornata e poi riattivati dopo le accuse di nuovi bombardamenti sull’impianto nucleare. Si prepara l’ispezione Onu
La centrale nucleare vista dal satellite

La centrale nucleare vista dal satellite - Ansa

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Ostaggio dei russi e prigionieri delle proprie responsabilità. Vivono così i duemila tecnici rimasti (su 12mila) nella centrale nucleare di Energodar, regione di Zaporizhzhia.

E l’avvertimento di Mosca che oggi ha simulato il distacco energetico dall’Ucraina per dirottare la produzione elettrica su Crimea e Russia non ha fatto che confermare come sulla centrale più che le tattiche militari prevalgano quelle della pirateria. Gli apparati di connessione al sistema elettrico ucraino sono stati interrotti a metà giornata.

Da subito Mosca ha accusato Kiev di avere bombardato l’area causando il blackout. Nessuna fonte indipendente è stata in grado di confermarlo. Poco dopo le 15 la centrale è stata riconnessa alla rete elettrica, come hanno assicurato da Energodar le autorità di occupazione installate da Mosca. Dall’interno arrivano voci sempre più allarmate. I tecnici, tutti ucraini dipendenti dalle autorità di Kiev, prendono ordini dai militari di Mosca e non sanno neanche chi gli pagherà lo stipendio.

«In realtà i russi che stanno qui non sanno quasi nulla di come funziona una centrale come questa». L’ingegnere che è tornato a mettersi in contatto con Avvenire non è ottimista neanche adesso che si preannuncia una missione degli ispettori dell’Aiea, l’agenzia Onu per il nucleare. È esausto. Da marzo lavora per scongiurare la catastrofe. Il suo linguaggio è un continuo intercalare di nozioni specialistiche e male parole in direzione del Cremlino.

E anche contro l’Sbu, il servizio segreto ucraino, che a suo avviso si è mostrato inefficiente, o peggio. «Qui la nostra struttura dell’Sbu puzzava di Fsb», dice alludendo a infiltrazioni dell’intelligence di Mosca fin dai primi momenti di assedio alla centrale, poi effettivamente occupata dai militari mobilitati da Putin. Nei giorni scorsi sono state diffuse delle immagini con mezzi dell’esercito russo negli hangar dell’impianto, esattamente nelle aree che l’ingegnere aveva cerchiato in rosso quando una settimana fa ci aveva inviato la planimetria della centrale con gli spazi a maggior presenza armata. Gli occupanti «sostengono di svolgere funzioni di sicurezza di un impianto nucleare – riferisce –. Ma non è vero, non sanno neanche dove mettere le mani».

All’interno si vive come marziani allo sbaraglio. Tute di sicurezza, isolamento radioattivo, rilevatori di dispersione sempre accesi. Da quando le forze di occupazione hanno staccato la rete di telefonia mobile ucraina, per gli addetti non è solo impossibile comunicare facilmente e in sicurezza con l’esterno, ma anche ricevere le notifiche del sistema di allarme aereo gestito da Kiev. Mercoledì, nel giorno dell’Indipendenza, sirene e telefoni hanno suonato per 186 volte, ma non nella centrale. Molti attacchi erano in realtà delle simulazioni dei bombardieri russi inscenati per tenere sotto pressione la popolazione e l’esercito ucraino. All’ingegnere chiediamo se l’equipaggiamento d’emergenza e le attrezzature dell’impianto sono in buone condizioni. «La risposta? Non è affatto soddisfacente. La guerra ha distrutto tutta la logistica, quindi abbiamo seri problemi con l’esecuzione delle riparazioni correnti».

L’ispezione Aiea che Mosca a parole invoca e nei fatti rimanda, viene data per imminente: entro il 5 settembre, secondo i media Usa. Il segretario Onu, Antonio Guterres, ha detto di essere «pronto a supportare qualsiasi missione dell’Aiea da Kiev all’impianto». La Russia, al contrario, dice «sì» solo a patto che gli ispettori non attraversino l’Ucraina ma giungano direttamente dalle regioni occupate.

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