giovedì 14 marzo 2024
Un nuovo orizzonte per le rinnovabili arriva anche dall’applicazione di pannelli solari sulla superficie dell’acqua. Italia in prima fila anche grazie agli investimenti di Enel e di alcune startup
Se il sole sull’acqua regala energia: il fotovoltaico ora galleggia

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Il sole sull’acqua. È un binomio che non ti aspetti a dare nuovi orizzonti (sostenibili) al fotovoltaico. In gergo tecnico si chiama PvFloating (Pvf-fotovoltaico galleggiante) ed è l’applicazione di pannelli solari su una superficie d’acqua, principalmente bacini idroelettrici. Un nuovo futuro dello sviluppo rinnovabile che sta avendo un grande successo in Asia per una ragione su tutte: permette di bypassare il problema del consumo di suolo. Ma anche l’Italia, grazie soprattutto agli studi fatti negli anni dall’Enel e da piccole startup e società specializzate, è molto avanti nella sua applicazione.

Nel 2013 un articolo internazionale citava i primi 15 impianti realizzati al mondo, di cui 6 in Italia. La tecnologia del fotovoltaico galleggiante, sebbene sia agli inizi e presenti ancora costi relativamente elevati – non essendo ancora possibili economie di scala – è molto promettente, sia per quello che riguarda le prospettive di produttività, sia per quanto concerne le relative applicazioni in termini economici e di indotto. Nel settore è infatti attesa nei prossimi anni un’evoluzione tecnologica, legata soprattutto alle strutture dei galleggianti, che dipendono dai materiali: attualmente quello prevalentemente utilizzato, il polietilene ad alta densità, non ha prezzi proibitivi, però i connessi costi di realizzazione e i relativi risvolti applicativi legati al flottante sono ancora elevati.

Anche il discorso dei costi relativi agli ancoraggi è complesso, dipendendo dagli ambiti d’applicazione: per alcuni bacini ben attrezzati i costi sono ridotti rispetto ad altri in cui, ad esempio, ci sono tappeti bituminosi o ampiezze di difficile gestione.

Da questo punto di vista alcuni fornitori hanno già predisposto accorgimenti più economici, come l’uso di materiali riciclati (quindi ecosostenibili) e la riduzione del numero di ancoraggi. Nel caso di svuotamento dei bacini, ad esempio, il PV Floating dovrebbe poter appoggiarsi lateralmente, una tecnica fattibile e ancora oggetto di miglioramento.

Già oggi esistono startup che stanno innovando il settore apportando notevoli migliorie tecnologiche, come nel caso della società israeliana X-Float, che attraverso i tracker a inseguimento del sole ha dato un contributo importante all’aumento della produttività. A una prima lettura, sembra che il fotovoltaico galleggianete abbia un elevato livello di complessità. Ma i vantaggi che offre al settore sono importanti. In primis, permette una riduzione importante dell’occupazione del suolo. Inoltre si tratta di impianti molto compatti: non esistono strutture fisse e l'ormeggio dei sistemi galleggianti può essere effettuato in modo totalmente reversibile.

La copertura parziale dei bacini presenta vantaggi come la riduzione dell'evaporazione dell'acqua. Questo risultato dipende dalle condizioni climatiche e dalla percentuale di superficie coperta. Nei climi aridi (ad esempio Australia Centrale o regione del Sahel), questo è un vantaggio ancora più rilevante poiché si risparmia più dell’80 per cento dell’evaporazione della superficie coperta, e questo di riflesso significa anche risparmiare più di 20mila metri cubi all’anno per ettaro (caratteristica molto utile soprattutto se il bacino è utilizzato per scopi irrigui). Una tecnologia che ha quindi una connotazione win-win sul fronte solare e idrico. Basti pensare chela presenza di acqua sotto i moduli permette anche una naturale ventilazione che abbatte la temperatura dei moduli stessi in modo rilevante, permettendo un aumento di produzione superiore al 5%.

Inoltre, il Fpv può integrarsi vantaggiosamente anche con altre tecnologie Res, tutela l’ambiente e può avere potenziali benefici come il contenimento del problema della fioritura delle alghe, particolarmente grave nei Paesi industrializzati. Da considerare anche lo sviluppo dell’itticoltura (i bacini favoriscono l’allevamento dei pesci). In generale, non si evidenziano dunque problematiche ambientali.

In Italia Enel è l’operatore principale che studia e sviluppa questa tecnologia. In Asia, a Singapore, un test partito sette anni fa è stato effettuato comparando dieci diverse tecnologie, due delle quali erano state indirizzate da Enel. Nell’Innovation Lab di Catania il gruppo guidato da Flavio Cattaneo ha avviato diversi test, utili per ciò che è stato messo a punto a Venaus: a metà strada tra Francia e Italia, in questa località Enel ha “solarizzato” la centrale idroelettrica realizzando un Pv Floating da 1 Mw con una produzione annua di 1.200 Mwh. Strumento cardine, i pannelli della fabbrica 3Sun di Catania, le cui caratteristiche di efficienza sono ora anche al servizio di questa applicazione. In generale, Enel ha testato diverse configurazioni di PVF valutandone i vantaggi anche in termini di posizionamento in siti differenti. Oggi gli studi continuano ed Enel, in collaborazione con l’università di Catania, ha sviluppato uno strumento di calcolo della riduzione di evaporazione per i bacini idro.

Degno di nota anche l'impianto di Imola: nel bacino di Bubano (Comune di Mordano) l’impianto è stato sviluppato ulteriormente negli anni per una potenza di 4,6 Mw. Si tratta di un importante progetto nato dalla collaborazione tra Bryo (azienda costituita nel 2010 da ConAmi, Sacmi, Cti e Cefla) e Protesa (realtà del gruppo Sacmi) che hanno deciso di raccogliere insieme la sfida della transizione ecologica.

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