mercoledì 5 maggio 2021
Pianificare l'urbanistica del futuro sulla base delle esigenze dei residenti: ecco l tendenze presentate nel corso di Smart Mobility Forum
Il capitale umano: caccia al tesoro per la città dei 15 minuti
COMMENTA E CONDIVIDI

Dalla transizione energetica all’utilizzo delle tecnologie 4.0, dalla “città dei 15 minuti” a una nuova centralità della natura: vivere meglio e in città migliori, è essenzialmente un problema di scelte, di politiche economiche e di visione. Per questo occorre affidarsi a chi il futuro è in grado di metterlo in pratica, ma ancor prima a chi è capace di immaginarlo, avendo ben chiari i veri problemi del presente. La chiave di volta è utilizzare strumenti e parole nuove (e fatalmente inglesi) come machine learning e deep learning, che altro non sono che sottoinsiemi dell’intelligenza artificiale utili a comprendere la realtà e a migliorarla in base ai dati che utilizzano. L’obiettivo è chiaro, e possiede una sua etica intrinseca: pianificare cioè l’urbanistica per ottimizzare e innovare i luoghi, mettendoli in relazione con il capitale umano e le esigenze di chi li abita. Sembrano concetti lontani e difficili, ma la città intelligente del futuro in realtà è un obiettivo terribilmente complicato che parte da un progetto abbastanza semplice. Quello di un organismo vivente, che si compone come una torta millefoglie. Alla base ci sono le persone e la loro vita quotidiana, sopra si aggiungono gli strati per farle abitare, spostare e interagire: dalla digitalizzazione ai servizi integrati, le infrastrutture, la mobilità, la sanità. E la sua forma diventa completa. È questo il ritratto delle tendenze presentate nel corso di Smart Mobility Forum, il primo dei quattro appuntamenti verticali di City Vision 2021, l’evento online ideato da Fiera di Padova e Blum dedicato al futuro dell’Intelligent City. Un appuntamento che ha contribuito a tracciare in particolare il presente e il domani della mobilità intelligente, autonoma e connessa, attraverso esperienze, visioni e tecnologie. Al centro della discussione, temi come le tecnologie digitali, la rigenerazione urbana, l’auto elettrica, la guida autonoma. Ma anche nuove frontiere come l’urban air mobility, con i primi esempi di aero-taxi, o le tecnologie a fune di ultima generazione pensate per decongestionare il traffico delle metropoli.

Ma come evolveranno le nostre città? Da un primo sondaggio tra studiosi e analisti del panorama italiano della Smart City, condotto nell’ambito dell’osservatorio City Vision Trends (in collaborazione con GRS Research & Strategy) si possono riassumere le tendenze già in atto e quelle future in 8 ambiti principali. Il primo è quello della transizione energetica (trasporti, riscaldamento, illuminazione), e il passaggio a un sistema più sostenibile con un’attenzione al tema delle tariffe dell’energia. Il secondo è quello delle tecnologie 4.0, da applicare all’ingente mole di dati proveniente dai servizi pubblici, soprattutto nell’ambito della smart mobility. Il terzo è la cosiddetta “città dei 15 minuti”, non più un agglomerato di edifici e mercati cioè, ma un sistema metropolitano dove tutto dovrà essere raggiungibile in tempi ridotti dal luogo in cui il cittadino risiede. Un traguardo fondamentale, anche perché è strettamente legato al quarto punto chiave per una svolta vera, quello che i tecnici chiamano walkability, lo spostamento a piedi che riduce traffico, inquinamento, problemi di salute e conseguentemente le spese sanitarie, i cui fondi possono essere investiti in altri progetti. Il quinto obiettivo è quello della riduzione del numero delle automobili in circolazione. Argomento che tocca un chiaro paradosso: l’auto infatti è un bene di largo consumo indispensabile per molti, ma che in realtà rimane parcheggiato e inutilizzato per il 95% della propria vita. La mobilità nel prossimo decennio così vedrà sempre più proposte di soluzioni che separano la viabilità urbana da quella di lunga percorrenza.

A biciclette e monopattini elettrici, ormai scelti da oltre il 10% dei cittadini, seguiti da ciclomotori e scooter, si aggiungeranno minicar e piccoli veicoli commerciali elettrici per le consegne. Vivremo probabilmente in realtà popolate da robo-taxi a guida autonoma, con le merci che arrivano a casa e spostamenti di lavoro ridotti grazie al mantenimento dello smart working al di là dell’emergenza della pandemia. Le ultime tre tendenze riguardano realtà metropolitane all’insegna di una popolazione sempre più anziana e con problemi di salute. E la tutela dell’acqua sarà al centro delle problematiche future delle città (depurazione, debatterizzazione, recupero dei corsi d’acqua urbani, adeguamento delle tubazioni obsolete, politiche anti-spreco). Infine ci si concentrerà sulle re-naturalizzazioni, gli interventi cioè volti a rendere permeabili le superfici come cemento e asfalto per combattere il dissesto idrogeologico.Ma la visione complessiva della riprogettazione non potrà comunque prescindere dal capitale umano. Secondo Paolo Taticchi, docente di Strategia e Sostenibilità alla UCL (University College of London), considerato uno dei più brillanti giovani professori di business school del mondo, «dovremo sempre più umanizzare i processi di innovazione, mettere al centro i cittadini e le loro necessità. Per questo serve un dialogo continuo all’interno delle città tra grandi imprese, startup, governo, enti no-profit. Una collaborazione intelligente e strutturata, con progetti condivisi, che abbia come fine ultimo il miglioramento della qualità della vita di tutti».Da un punto di vista pratico, i problemi da affrontare sono molti, due però - spiega Taticchi - sono i più rilevanti su scala globale: «Il primo è la crescita della popolazione, oggi stimata in 7 miliardi di individui: oltre la metà vive in città, e le proiezioni dicono che sarà più del 70% nel 2050, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. L’esempio più impressionante è quello di Shenzen, in Cina: negli Anni ’50 era un villaggio di pescatori con 3.000 persone, oggi è una megalopoli da 12 milioni di persone. Chi lavora in questi ambiti sostiene che il tasso di crescita sostenibile è quello dell’1%, oggi invece molte città crescono a tassi molto più elevati. Da qui i problemi per governi e amministratori locali».Il secondo grande tema è quello dei cambiamenti climatici.

«Tutti i Paesi si stanno mobilitando per ridurre le emissioni di CO2 - continua Taticchi - che nelle città comportano conseguenze più rilevanti. Il 90% delle aree urbane del mondo oggi sono situate nelle zone costiere e questo le pone ad alto rischio di devastazioni conseguenti al cambiamento climatico per eventi meteo estremi. Inoltre le città sono organismi che consumano i 2/3 dell’energia mondiale, e producono da sole il 70% delle emissioni globali di anidride carbonica».Ripensare la città quindi è tutt’altro che una semplice operazione estetica. «Le metropoli sono centri nevralgici di natura economica, le prime 1.000 sono responsabili del 70% della crescita del Pil mondiale, e di oltre l’80% se si considerano tutte le grandi aree urbane. Riprogettare le città significa quindi anche progettare l’economia del futuro. Il modello che mi sento di proporre implica la conoscenza precisa dei dati, un’ottica sistemica sostenibile e di lungo termine, la consapevolezza che non si può innovare senza portare una crescita economica. Il coinvolgimento in ogni fase progettuale delle persone è comunque indispensabile: solo loro conoscono le vere necessità che gli architetti del futuribile metteranno poi in pratica».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: