martedì 2 marzo 2021
La tassonomia al cuore del piano non ha ancora un volto definito. Scontro sul gas e sulle foreste. A fine marzo l’atto definitivo. Parola agli addetti ai lavori: Bicciato, Bonaccorsi, Randazzo
I green bond, obbligazioni per progetti ecologici, sono in fortissima crescita

I green bond, obbligazioni per progetti ecologici, sono in fortissima crescita - QuoteInspector.com

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Per il Piano d’azione Ue sulla finanza sostenibile avviato quasi tre anni fa, l’ultimo miglio sarà il più difficile. La tassonomia che sta al cuore del piano, la classificazione delle attività economiche in cui investire in modo sostenibile nell’ottica dell’adattamento e mitigazione alla crisi climatica, non ha ancora un volto definito. Anzi, su come sarà questo volto, cioè sull’atto delegato che definirà la tassonomia, s’è accesa una guerra. Comprensibile, se si considera che anche Next Generation Eu, il piano europeo per la ripresa post-pandemia, per orientare risorse e investimenti fa riferimento ai principi della tassonomia.
Nella guerra è coinvolta la Platform on Sustainable Finance, il gruppo di esperti che collabora con la Commissione Ue alla definizione dei criteri della tassonomia. Fra loro Luca Bonaccorsi, direttore Finanza sostenibile in Transport & Environment, riferimento in Europa per le organizzazioni della società civile che si occupano di sostenibilità dei trasporti. «Già nella bozza dell’atto delegato – dice Bonaccorsi – c’erano delle sorprese negative che hanno suscitato la reazione della società civile». Circa 130 Ong hanno così indicato alla Commissione, nella consultazione pubblica chiusasi a fine anno, ciò che per loro non andava, criterio per criterio. Poi è iniziata l’opposizione di alcuni Stati membri, divisi in due "cordate": una, trainata da Paesi dell’Est, vuole che la tassonomia faccia spazio al gas; mentre il gas, che è un combustibile fossile, con la soglia per le emissioni di CO2 attuale per la produzione di energia (100 gr. di CO2/Kwh) è fuori, come le altre fossili. L’altra, Paesi del Nord Europa in testa, considera invece troppo stringenti i criteri per lo sfruttamento delle foreste. «Tra l’altro buona parte dell’opposizione – sottolinea Bonaccorsi – muove da timori infondati: la tassonomia, infatti, non è prescrittiva. È una classificazione, un "gold standard" cui fare riferimento».

L'articolo completo di Andrea Di Turi sul numero 1 di L'economia civile del 3 marzo 2021


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