mercoledì 20 aprile 2022
I suoi scritti su genere e proprietà terriera hanno avuto un impatto eccezionale sulla politica e la pratica tra organizzazioni internazionali, governi e Ong
Maurizio Brunori, Bina Agarwal, Elena Cattaneo e Alberto Quadro Curzio

Maurizio Brunori, Bina Agarwal, Elena Cattaneo e Alberto Quadro Curzio - Imagoeconomica

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È per me un grande piacere scrivere la prefazione a una straordinaria raccolta di articoli selezionati di Bina Agarwal (professore ordinario di Development Economics and Environment nella University of Manchester, nel Regno Unito, ndr) che ha accettato con entusiasmo la mia proposta di far uscire un volume dei suoi scritti in italiano con Il Mulino dal titolo 'Disuguaglianze di genere nelle economie in via di sviluppo'. Nel corso degli anni, sono rimasto profondamente colpito dalle molte dimensioni dell’ampia produzione scientifica di Bina Agarwal, ma leggendo questo volume, che raccoglie alcuni dei suoi articoli più citati, sono rimasto particolarmente colpito da cinque caratteristiche eccezionali del suo lavoro. La prima è l’originalità delle domande che pone, e quindi i percorsi di ricerca completamente nuovi che ha aperto nel corso della sua carriera. Laddove molti economisti si limitano a questioni che possono essere affrontate attraverso modelli astratti o set di dati esistenti, Agarwal segue le proprie traiettorie intellettuali, trovando infallibilmente un territorio inesplorato ed esplorandolo, concettualmente ed empiricamente. In assenza di dati esistenti, conduce le proprie indagini, imperterrita. In secondo luogo, Bina Agarwal ha svolto ricerche pionieristiche e sostenute non solo in un campo dell’economia, ma in diversi campi importanti, da una prospettiva di economia politica e di genere. I suoi scritti riguardano la disuguaglianza nella proprietà e nella terra, la governance ambientale, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, la povertà e i mezzi di sussistenza sostenibili, e l’azione collettiva. Ha contribuito sia alla teoria (in particolare alla teoria della contrattazione) sia all’economia applicata. Pochi accademici hanno scritto con tale autorevolezza su una così vasta gamma di argomenti importanti, e hanno contribuito con originalità in ciascuno di essi. In terzo luogo, la sua capacità di padroneggiare altre discipline senza una formazione specifica, in particolare il diritto, è impressionante. Questo autoapprendimento è stato sufficientemente approfondito da permetterle di essere invitata a insegnare Diritto delle successioni dell’Asia meridionale alla New York University School of Law, in qualità di visiting professor nel 2008. In quarto luogo, ha un’insolita capacità di utilizzare in modo creativo e con rigore metodi sia quantitativi che qualitativi. E infine, l’impatto politico del suo lavoro è stato straordinario. Agarwal è stata soprattutto la prima economista a essersi concentrata in modo approfondito sulle disuguaglianze di genere nella proprietà e nel possesso della terra nel suo pluripremiato libro, 'A Field of One’s Own', pubblicato dalla Cambridge University Press nel 1994. Il libro traccia una panoramica di ampio raggio, che copre cinque paesi, attingendo all’economia, al diritto, alla storia e all’antropologia.

Oggi, gli scritti di diversi economisti di genere maschile sulla disuguaglianza economica sono ben riconosciuti, ma nessuno di loro ha trattato la questione della disuguaglianza di genere nella proprietà immobiliare. Bina Agarwal è stata la pioniera di questo argomento più di due decenni e mezzo prima, aprendo ad altri strade completamente nuove. Gli scritti di Agarwal su genere e proprietà terriera hanno avuto un impatto eccezionale anche sulla politica e la pratica tra le organizzazioni internazionali, i governi e le Ong. Infatti, nel 2005, lei stessa ha condotto una campagna di successo per modificare la legge indiana sull’eredità indù per renderla uguale dal punto di vista del genere, un cambiamento che ha dato a più di 500 milioni di donne indiane pari diritti legali sulla proprietà paterna. A livello internazionale, i diritti delle donne sulla terra sono ora uno dei principali traguardi dell’Obiettivo 5 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu. Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza la ricerca di Agarwal. Un’altra area significativa in cui Bina Agarwal è stata pioniera è quella del genere e della governance ambientale. Alcuni dicono addirittura che sia stata lei a dar vita a questo campo. Ha iniziato a scrivere su questo argomento negli anni ’80, e ha continuato a contribuire a questo tema sia a livello teorico sia con analisi empiriche. Invece di concentrarsi semplicemente sul perché le donne sono di solito assenti dalla governance delle risorse naturali, ha misurato l’impatto della loro presenza, compresa la massa critica necessaria per partecipare efficacemente ai consessi pubblici. È stata in grado di farlo perché ha raccolto dati di persona, in assenza di statistiche esistenti. I suoi risultati offrono spunti sulla conservazione delle foreste e sulla conservazione della biodiversità che sono di grande rilevanza nelle nostre discussioni sul cambiamento climatico. L’attuale lavoro di Agarwal sulla cooperazione tra piccoli agricoltori e sull’agricoltura di gruppo in Asia e in Europa è di nuovo destinato a essere di grande importanza. Individua un modello alternativo di agricoltura e ne analizza gli effetti economici e sociali, nonché il contributo alla sostenibilità delle risorse. Ritengo che questo lavoro fornirà anche nuovi principi per la teoria dell’azione collettiva, coprendo sia la proprietà pubblica che quella privata, al di là di quelli sperimentati da Elinor Ostrom nel suo lavoro sul governo dei beni comuni. Credo dunque che i saggi della professoressa Agarwal offrano agli economisti un nuovo paradigma sull’economia della disuguaglianza, sullo sviluppo umano e sostenibile e sull’analisi istituzionale.

*Pubblichiamo la prefazione di Quadrio Curzio al volume de Il Mulino con una serie di articoli selezionati in italiano

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