venerdì 18 agosto 2023
Non solo sviluppatori. Con il boom degli esport c'è bisogno anche di avvocati, psicologi, nutrizionisti, coach
Un corso di formazione

Un corso di formazione - Sae Milano

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I videogiochi stanno diventando sempre più importanti. Non vengono usati solo come passatempo, ma possono essere utilizzati anche per selezionare il personale o formare i dipendenti. Senza dimenticare il boom degli esport con campionati nelle più diverse discipline. Il comparto dei videogiochi e software italiano (compreso esport e gaming) vale 14,6 miliardi di euro nel 2022 (il 15,3% dell'intera filiera, +9,6% rispetto al 2021) e con un incremento dei posti di lavoro di oltre 12mila unità (il 12,4% della filiera, +7% rispetto al 2021). In termini di occupazione, conta 151.045 addetti (+10,1%). Un settore che rappresenta un mercato mondiale da 175 miliardi di dollari e vanta 2,7 miliardi di giocatori. Nel 2020 l'industria dei videogiochi ha superato televisione, cinema e musica per prominenza industriale sul mercato dell’intrattenimento. Una particolare attenzione è rivolta agli esport: il 65% degli appassionati ritiene che sostengono lo sviluppo di un ambiente aperto e inclusivo a prescindere da genere, età, abilità, etnia e orientamento sessuale. Inoltre gli esport si confermano uno strumento funzionale a sviluppare competenze e valori come propensione al lavoro di squadra, risoluzione dei problemi e inclusione. Per il 69% contribuiscono allo sviluppo relazionale e al lavoro di squadra; per il 67% supportano lo sviluppo delle facoltà cognitive e di risoluzione dei problemi; per il 65% rafforzano l’autostima e la cultura sportiva dei giocatori migliorando capacità di comunicazione interpersonale e di gioco di squadra (Fonte Iidea, Rapporto Esports 2022). «Tutte le aziende desiderano essere competitive in un mercato sempre più complesso e in continua evoluzione e, per farlo, si stanno interrogando su quali potranno essere i possibili scenari futuri - spiega Roberto Daverio, amministratore delegato di Ask Advisory Srl Società Benefit -. Rispetto al passato, secondo diverse ricerche, il paradigma è cambiato in modo significativo: le competenze trasversali sono diventate sempre più rilevanti in tutti i settori, livelli e ambienti di lavoro rappresentando un fattore cruciale di differenziazione e di successo. Per poter innalzare queste competenze le aziende stanno lavorando su due fronti: ricercare (e assumere) talenti con elevate soft skill e ideare (e sviluppare) percorsi formativi ad hoc per migliorare le competenze degli attuali dipendenti. Così come in ambito scolastico, anche in ambito organizzativo, sono stati riscontrati benefici dall’utilizzo di esperienze ludico digitali, cioè quelle che utilizzano la gamification (con i videogiochi) e più nello specifico attività di esport (la componente competitiva dei videogame)». L’attuale contesto lavorativo italiano è sempre più complesso e in continua evoluzione. Uno dei fenomeni che lo sta caratterizzando è il sempre crescente numero di dimissioni, ormai in essere da circa due anni. Secondo recenti stime nel 2021 sono state circa 1,7 milioni le persone che, volontariamente, hanno lasciato il loro posto di lavoro e la tendenza pare destinato a continuare. Le aziende, inevitabilmente, hanno dovuto interrogarsi per comprendere, e prevedere, i possibili scenari futuri. Le organizzazioni da una parte, devono rendersi attrattive agli occhi dei lavoratori (sapendo che sono le risorse umane il vero valore aggiunto e vantaggio competitivo) dall’altra, devono valutare, con attenzione, i candidati e soprattutto le loro competenze, che devono essere sempre più trasversali. In sostanza le aziende per raggiungere i propri obiettivi non solo dovranno assumere lavoratori con elevate competenze trasversali, ma saranno chiamate, anche, a ideare, e sviluppare, percorsi formativi ad hoc per migliorarle. «Negli anni - continua Daverio - si è compreso come il gioco, e in particolare l’utilizzo di videogiochi, possano concorrere ad aiutare lo sviluppo delle soft skill. I videogiochi sono, e saranno, sempre più protagonisti di corsi e percorsi di formazione soprattutto attraverso la Gbl-Game based learning. Si tratta dell’utilizzo di videogiochi per raggiugere obiettivi educativi e, nello specifico, trasmettere e sviluppare determinate competenze. Per gamification possiamo intendere l’utilizzo di tecniche ed elementi di gioco per analizzare e sviluppare competenze attraverso una stimolazione equilibrata di motivazioni intrinseche ed estrinseche. L’utilizzo dei videogiochi, come strumento per sviluppare competenze soft, in passato suscitava pareri discordanti soprattutto nel mondo delle risorse umane. Oggi, invece, il paradigma è decisamente cambiato e i videogiochi sono sempre più utilizzati per sviluppare apprendimento, acquisire soft skill e valorizzare la cultura aziendale». Attraverso il gioco, quindi, è possibile sviluppare, sperimentare, svolgere i propri compiti, prendere decisioni e provare a raggiungere i propri obiettivi in un “ambiente” virtuale, ma o verosimile alla realtà o che presenta “sfide” e dinamiche del tutto simili a quelle quotidiane. In Italia c’è ancora molta strada da fare, soprattutto rispetto alle buone pratiche basate sulla Gbl, ma le prime attività e iniziative si iniziano a intravedere. Una di esse è la Lega scolastica esport: il primo campionato di videogiochi competitivi tra scuole superiori che si svolge in orario extra-scolastico. I numeri della ultima edizione sono molto importanti: 15 regione coinvolte, oltre 500 studenti divisi in circa 60 squadre che si sono sfidati su tre competizioni relative a tre titoli di gioco: Rocket League, Valorant e League of Legends. Questa iniziativa, sempre più apprezzata da scuole e studenti, è nata con l’intento di contrastare la dispersione scolastica; far innamorare gli studenti alle materie Stem (Scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e iniziare a sviluppare le competenze trasversali anche in giovane età. Tra i compiti della scuola anche quello di mettere in guardia dalle illusioni: in pochi riescono a diventare giocatori professionisti e che, comunque, la carriera è temporanea e molto corta. L’obiettivo è, quindi, quello di fornire agli studenti competenze che possano essere usate per avere una carriera “manageriale” all’interno del comparto. «La formazione all’interno di un’organizzazione, di qualsiasi dimensione e operante in qualsiasi settore merceologico, riveste, quindi, un ruolo sempre più strategico - sottolinea l'ad -. Molto spesso, le aziende si concentrano sulla valorizzazione delle risorse umane. Ma valorizzare viene tradotto come il mero controllo del livello di efficacia ed efficienza. Occorre, invece, innalzare le competenze e, quindi, investire risorse, umane ed economiche, in formazione e nello specifico: stimolare, sviluppare e migliorare le competenze trasversali dei dipendenti. Nello specifico organizzare delle competizioni di esport appare una scelta innovativa che presenta molteplici vantaggi. Qualsiasi gioco è sviluppato in un contesto immersivo e all’interno di questa “realtà” è stato dimostrato come la velocità di apprendimento aumenta e con essa lo sviluppo, e il miglioramento, di competenze trasversali, tra cui abilità sociali, e comportamenti. Le risorse umane, organizzando tornei di eSport, hanno la possibilità di osservare i giocatori (dipendenti) e, ad esempio, scoprire che alcuni di essi posseggono qualità/abilità non ancora espresse e quindi comprendere chi sia più adatto per assumere un ruolo con maggiori responsabilità». Per i neoassunti, invece, partecipare a questi tornei, interni o esterni, è anche un modo per introdursi più facilmente, nelle dinamiche aziendali, stringere più velocemente relazioni, costruire legami e sviluppare il senso di comunità.

I consigli per lavorare nel settore dei videogiochi

Lavorare nel mondo dei videogiochi è ormai il sogno di molti giovani attivi nel digitale, ma anche di tanti ragazzi che, pronti a scegliere un percorso di formazione post diploma, valutano concretamente l’idea di avvicinarsi al mondo del gaming. Si tratta di una prospettiva lavorativa concreta: secondo il V Censimento dei game developer italiani, infatti, solo nel 2021 erano già 1.600 gli addetti impiegati nel settore con una crescita di oltre 500 unità rispetto al 2018 (+45%). Sono già moltissimi i giovani impiegati: il 79% degli addetti ha infatti un’età media inferiore ai 36 anni. Quindi si può essere sviluppatore - che cura la programmazione e gli aspetti tecnologici del gioco - o game designer; musicista che crea la colonna sonora o artist che realizza la grafica; serve specializzazione anche per gli effetti sonori. E poi c’è il producer, il project manager. E ancora: l'avvocato, lo psicologo, il nutrizionista, il coach. C'è un mondo dietro al settore del gaming, degli esport e della creazione di contenuti digitali che supporta sia i professionisti che gli appassionati, affrontando gli aspetti legati all'attività on line e virtuale. A cominciare da quello della salute fisica e psicologica. «I rischi principali - precisa Stefania Straniero, psicologa dello sport esperta di esport - sono burnout, sindrome da stress che rischia di portare a un abbandono precoce della professione, tilt, blackout mentale, in cui il giocatore inizia a perdere il controllo e rischia di mettere in atto comportamenti molto aggressivi soprattutto a livello verbale e il gaming disorder. Il consiglio più importante è organizzare la giornata, fare delle pause, coltivare anche altri interessi e mantenere una rete di amici». Sul fronte fisico c'è l'aspetto dell'alimentazione. «Serve una vera e propria educazione alimentare», afferma Giacomo Astrua, dietista e nutrizionista esperto nel settore esport. Fra le figure che ricoprono un ruolo di protezione ci sono poi quelle legali. «È un mondo - dice l'avvocato Andrea Mileto, responsabile divisione legale di diritto sportivo e degli esport di Lexant - che ha la necessità di prevenire e proteggersi dai rischi, ad esempio cybercriminalità, cyberbullismo, reati a sfondo sessuale, furto di identità digitale. L'educazione digitale è fondamentale per prevenire». Nonostante questi ostacoli, per l'avvocata Simona Cardillo, sustainability manager di Lexant, «il potenziale che il mondo del gaming e degli esport ha rispetto alla promozione di valori come inclusione, lotta al cyberbullismo, rispetto delle differenze, parità di genere è enorme». Ma quali sono i segreti per diventare uno sviluppatore di successo? A svelare i quattro consigli per chi vuole muovere i primi passi nel settore, è Sae Institute Milano (https://www.sae.edu/ita/), istituto con sede a Milano e 29 campus in Europa per la formazione nei media creativi che vede nella sua offerta formativa un corso triennale di game production, con due distinte specializzazioni in Game art e Game design:

Ascoltare i propri giocatori. Bisogna ricordare costantemente che si sta creando un prodotto per un gruppo ben definito di persone, il cosiddetto “target di riferimento”, proprio per questo motivo, durante lo sviluppo, è fondamentale osservare i propri giocatori per capire se gli obiettivi di design sono stati raggiunti. Bisogna dunque farsi le domande giuste e cercare la risposta ascoltando i propri giocatori nel profondo, parlando apertamente con loro e prestando attenzione ad ogni dettaglio (sia verbale che non). Nota extra per sviluppatori solitari: è necessario “uscire dalla cameretta” e parlare della propria idea con amici, conoscenti e possibili giocatori. Nessuno la farà propria rubandola e un’idea, da sola, rimane tale. Il modo più veloce per crescere e diventare game developer migliori è, appunto, il confronto.

Ascoltare il proprio team. Creare un videogioco è un lavoro di squadra. Senza un ascolto attento e metodico dei membri del proprio team, dunque, è estremamente difficile, se non impossibile, creare un videogioco di successo.

Ascoltare il proprio gioco. Appare necessario comportarsi come un meccanico fa con un’automobile: si deve ascoltare a fondo il gioco, se si vuoi capire se c’è qualcosa che non va.

Ascoltare sé stessi. Non è mai bene innamorarsi della propria idea: potreste doverla uccidere, prima o poi. Creando un videogioco, infatti, bisogna andare spesso a fondo dentro sé stessi, per capire davvero se funziona oppure no e bisogna essere pronti ad abbandonarla e dedicarsi a altro.

I videogame aiutano a trovare lavoro

Creatività, resilienza, leadership: secondo la ricerca Meos (Manpower Employment Outlook Survey) il 28% dei datori di lavoro non riesce a trovare candidati con capacità di resilienza e resistenza allo stress, il 22% denuncia invece mancanza di competenze basate sulla creatività e il 18% segnala l’assenza nei candidati di attitudine alla leadership. Un aiuto ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro può arrivare proprio dai videogiochi. Infatti, è attraverso il gioco che numerose soft skill possono essere allenate: grazie al classico puzzle Pac-Man, per esempio, si può accrescere la propria capacità di problem solving, mentre giochi di squadra come Call of Duty o Fifa servono per migliorare collaborazione e decision making. Per rendere consapevoli delle proprie capacità i giovani talenti e creare per le aziende un punto di contatto con il mondo del gaming, ManpowerGroup assieme a Plb, la community di Bobo Vieri e Bernardo Corradi dedicata agli esport, ha ideato The Skill Game, un progetto innovativo che coniuga la passione per i videogiochi con la formazione di soft skill per il mondo del lavoro attraverso un canale originale come Twitch. «The Skill Game è un’iniziativa innovativa e divertente con cui vogliamo accompagnare i ragazzi, ma anche i meno giovani, ad affrontare con maggiore consapevolezza il futuro del lavoro attraverso un linguaggio coinvolgente come quello del gaming - dichiara Daniela Caputo, Marketing, Communication & Innovation Director di ManpowerGroup Italia -. I videogiochi possono entrare a pieno diritto nel curriculum perché rappresentano un’ottima palestra per allenare tutte le soft skill sempre più rilevanti per il mercato del lavoro». Sono sempre di più le aziende che cercano tra i curriculum candidati che si presentano anche come gamer. Perché giocando spesso si sviluppano quelle che vengono definite soft skills, competenze trasversali come la capacità decisionale, l’intelligenza emotiva o l’abilità nella negoziazione, che diventano sempre più importanti in un mondo del lavoro liquido. Dove il sapersi adattare velocemente alle novità diventa un requisito fondamentale. Da segnalare Game2Value, la piattaforma digitale che permette di ottimizzare i processi di selezione e valorizzazione del personale nelle aziende. Uno strumento di assessment, formazione e crescita che utilizza un approccio totalmente innovativo unendo adventure game e psicometria al fine di scegliere, formare e sviluppare il potenziale di ogni persona. Attraverso videogiochi immersivi, la piattaforma consente di osservare e analizzare in maniera diretta come le persone interagiscono e applicano le proprie abilità all’interno di un contesto simulato – le cui variabili sono definite e uguali per tutti – riproducendo situazioni e problematiche analoghe a quelle che si affrontano in un ambiente lavorativo. «La metodologia alla base delle nostre esperienze è stata consolidata in collaborazione con l’Università di Bologna e in seguito è diventata oggetto di progetti di tesi dell’Università Cattolica di Milano - si legge in una nota -. Game2Value è stato inoltre selezionato come caso studio nell’ambito delle soluzioni innovative per la selezione e la formazione dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e attualmente sta avviando progetti di analisi dei comportamenti dei giocatori pre e post fruizione degli assessment game, con il centro Cimeo Sapienza Roma». Proprio per intercettare la Generazione Z e i gamer, l'Agenzia per il lavoro Gi Group ha lanciato Good game, boosta il tuo futuro in partnership con 2WATCH, Media-Tech Company italiana nell’ambito dell’esport. L’iniziativa avvicina il mondo del gaming a quello del lavoro e vede Gi Group tra i primi player nel mercato nazionale del lavoro a misurarsi con l’universo degli esport promuovendo tre tornei per orientare e sensibilizzare i giovani al mondo del lavoro. Per maggiori informazioni: https://www.gigroup.it/good-game/. Adecco - società specializzata nella selezione del personale - ha individuato sette soft skill che i gamer sono soliti dimostrare nel mondo del lavoro dopo aver osservato i candidati cimentarsi in sedute di gaming durante i colloqui. Inoltre, la società ha organizzato la prima edizione di Adecco gaming cup in collaborazione con Outplayed, start up attiva nel gaming entertainment. Ecco le sette competenze individuate:

Problem solving. Innanzitutto, hanno elevate capacità di complex problem solving. Sono in grado di gestire le problematiche in modo attivo, proponendo soluzioni efficaci e coerenti con le informazioni che analizzano - oltre a saper cogliere i diversi aspetti di situazioni e problemi - anche considerandole da prospettive diverse.
Orientamento al risultato. I gamer sono inoltre tenaci e determinati nella soddisfazione degli obiettivi richiesti in base al ruolo ricoperto, definendo traguardi e obiettivi impegnativi anche in considerazione del ritorno dell’investimento. Anche di fronte a situazioni stressanti sono i grado di mantenere un alto livello di entusiasmo e di ottimismo con performance ottimali anche di fronte a incertezza e frustrazione.
Visione strategica. Essere abili nei videogiochi conferisce anche una visione strategia che permette di cogliere e monitorare tutti gli elementi che compongono un sistema, in modo tale da individuare le priorità e collegare le azioni tra loro in una strategia applicabile ed è propenso al ragionamento sul lungo termine.
Rapidità decisionale. Sapersi destreggiare in un panorama complesso e mutevole come quello offerto da un videogioco permette di sviluppare una spiccata curiosità per reagire rapidamente a situazioni difficili o articolate, comprese quelle con informazioni incomplete, giungendo rapidamente ad una scelta efficace.
Adattabilità. Ancora, imparano in fretta e, prendendo l’iniziativa, propongono idee e approcci innovativi. Inoltre, adattano rapidamente il proprio comportamento alle diverse situazioni, cambiamenti, ambienti e persone, mantenendo alti i livelli di efficienza ed efficacia richiesti.
Lucidità. Sono in grado di mantenere impegno e concentrazione anche di fronte a un contesto mutevole e forti pressioni. Selezionano informazioni rilevanti senza distrarsi e di rispondere prontamente ai diversi stimoli.
Empatia. Sanno sintonizzarsi con l’ambiente circostante e comprendere gli altri, le loro possibili azioni, preoccupazioni ed emozioni. Hanno la capacità di sviluppare proattivamente cooperazione e integrazione con gli altri membri del team.
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