sabato 1 aprile 2017
Si alzano tante voci contro la decisione di tenere aperta la struttura commerciale di Serravalle Scrivia anche il giorno di Pasqua
L'outlet di Roncovalle Scrivia

L'outlet di Roncovalle Scrivia

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Appare sempre più probabile lo sciopero di Pasqua al Serravalle Designer Outlet di Serravalle Scrivia. L’agitazione dei duemila lavoratori è iniziata dopo l’annuncio dell’apertura straordinaria prevista per i giorni di Pasqua e Santo Stefano decisa dalla direzione del centro. La dirigenza si è giustificata spiegando che l’outlet è diventato, di fatto, una meta turistica a tutti gli effetti e che il lavoro è pienamente svolto «nel rispetto della normativa in materia ed entro la cornice di liberalizzazione del cosiddetto Salva Italia ».

Hanno un’opinione diversa, invece, i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che l’altra sera hanno incontrato i lavoratori dell’outlet per «discutere delle difficili condizioni cui è spesso sottoposto chi lavora nel settore del commercio». All’assemblea ha partecipato anche il segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso. «I lavoratori del centro commerciale – si legge in una nota del sindacato – denunciano da tempo orari massacranti, contratti modesti, rapporti di lavoro precari, festivi non sempre pagati».

I problemi all’outlet non si ridurrebbero soltanto all’estensione delle aperture festive, ma la decisione della direzione è stata «la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso fatto di anni di sacrifici, di impegno, di condizioni di lavoro peggiorate». Lo sciopero sembra ormai certo, per la prima volta in vent’anni: «Lavoratori di ogni tipo – dice ancora la Cgil – dipendenti, a voucher, a partita Iva un mondo dove si incontrano diversità di diritti e condizioni. È stato sollevato il velo sulle condizioni di lavoro del più grande centro commerciale d’Europa. Pressioni, condizionamenti, nessun dialogo con i sindacati».

Sulla vicenda è intervenuta la Diocesi, attraverso le parole del vescovo di Tortona, Vittorio Francesco Viola: «La cultura profondamente secolarizzata, nella quale ormai da tempo viviamo, ha svuotato il senso cristiano del fare festa, riducendo la domenica in una fuga nel privato o in un giorno 'consacrato' agli idoli del consumo imposto da bisogni indotti o del divertimento senza felicità. Non sorprende, ma amareggia, che anche la domenica di Pasqua – unica vera festa a motivo dell’evento che celebra, il trionfo della vita sulla morte – venga svuotata della sua bellezza». E conclude: «La questione non può preoccupare solo i credenti. Il tempo che non conosce la festa, non è più un tempo per l’uomo ma un tempo che divora l’uomo».

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