lunedì 27 gennaio 2014
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Rivalutazione delle pensioni a più tappe quest’anno. L’Inps infatti ha attribuito gli aumenti al costo della vita Istat in base alle novità del disegno di legge Stabilità 2014, novità poi modificate in sede di approvazione dal Parlamento ed entrate in vigore il 1° gennaio con la legge n. 147/2013 (appunto la legge Stabilità). Perciò l’aumento che è entrato a far parte della pensione a gennaio è provvisorio e l’Inps procederà presto, già nei prossimi mesi, ad un conguaglio al fine di applicare correttamente gli aumenti. Lo spiega nella circolare n. 7/2014. Vediamo di capirci di più. La legge di StabilitàLa legge Stabilità 2014 ha modificato la rivalutazione delle pensioni, ossia la particolare procedura che annualmente consente alle pensioni di mantenere stabile il potere d’acquisto mediante un loro aumento legato al tasso d’inflazione Istat. La modifica principale sta nell’introduzione di un nuovo meccanismo per la rivalutazione: diversamente dal passato, quando l’adeguamento è avvenuto per “scaglioni”, da quest’anno la rivalutazione è su “tutta” la pensione e in base ad un’unica aliquota d’inflazione (piena o ridotta) individuata dalla classe di importo della pensione (o della somma di tutte le pensioni) percepita dal pensionato. Il vecchio criterio di rivalutazioneSe non fosse intervenuta la legge Stabilità 2014 la rivalutazione di quest’anno sarebbe avvenuta con il seguente criterio, in base al tasso dell’1,2 per cento Istat (dm 20 novembre 2013), considerando la singola pensione come vigente a dicembre 2013:    sulla quota della pensione fino a tre volte il trattamento minimo Inps, con il tasso di aumento pieno, cioè al 100% (per il 2014, dunque, si sarebbe dovuto applicare l’1,2% pieno);    sulla quota della pensione superiore a tre volte e fino a cinque volte il minimo Inps, con il tasso al 90% (per il 2014, dunque, si sarebbe dovuto applicare l’1,08% cioè il 90% di 1,2%); •    sulla quota della pensione superiore a cinque volte il minimo Inps, con il tasso al 75% (per il 2014, dunque, si sarebbe dovuto applicare lo 0,90 % cioè il 75% di 1,2%).Per esempio su una pensione mensile di 1.800 euro, la rivalutazione 2014 sarebbe dovuta avvenire con il seguente criterio:    1,2% sulla quota di pensione fino 1.486,29 (tre volte il minimo Inps);    1,08% su 313,71 euro (quota di pensione superiore a tre volte il minimo Inps).Il nuovo criterio di rivalutazioneLa legge Stabilità 2014 ha sostituito questo criterio con un altro, valido per gli anni 2014-2016, in base a quale la rivalutazione si applica per singolo “beneficiario” (non più per singola pensione) e in funzione dell’importo complessivo della/e pensione/i percepite: a)    al 100% del tasso Istat se l’importo della pensione o pensioni percepite è pari complessivamente fino a tre volte il trattamento minimo Inps; b)    al 95% del tasso Istat se l’importo della pensione o pensioni percepite complessivamente è superiore a tre volte e fino a quattro volte il minimo Inps; c)    al 75% del tasso Istat se l’importo della pensione o pensioni percepite complessivamente è superiore a quattro volte e fino a cinque volte il minimo Inps;d)    al 50% del tasso Istat se l’importo della pensione o pensioni percepite complessivamente è superiore a cinque volte e fino a sei volte il minimo Inps; e)    al 40% del tasso Istat se l’importo della pensione o pensioni percepite complessivamente è superiore a sei volte il minimo Inps, ma senza rivalutare la quota di pensione d’importo superiore a sei volte il minimo Inps (per l’anno 2014);f)    al 45% del tasso Istat se l’importo della pensione o pensioni percepite complessivamente è superiore a sei volte il minimo Inps (per gli anni 2015 e 2016).Tradotto in pratica, questa è la rivalutazione delle pensioni che spetta per l’anno 2014:•    1,2% ai pensionati che percepiscono trattamenti annui d’importo complessivo fino a 19.321,77 euro (tre volte il minimo Inps), ossia 1.486,29 euro mensili; •    1,14% ai pensionati che percepiscono trattamenti annui d’importo complessivo superiori a euro 19.321,77 (tre volte il minimo Inps) e fino a 25.762,36 euro (quattro volte il minimo Inps), ossia 1.981,72 euro mensili;    0,90% ai pensionati che percepiscono trattamenti annui d’importo complessivo superiori a euro 25.762,36 (quattro volte il minimo Inps) e fino a 32.202,95 euro (cinque volte il minimo Inps), ossia 2.477,15 euro mensili;•    0,60% ai pensionati che percepiscono trattamenti annui d’importo complessivo superiori a euro 32.202,95 (cinque volte il minimo Inps) e fino a 38.643,54 euro (sei volte il minimo Inps), ossia 2.972,58 euro mensili;•    0,48% ai pensionati che percepiscono trattamenti annui d’importo complessivo superiori a euro 38.643,54 (sei volte il minimo Inps), ossia superiori a 2.972,58 euro mensili, ma limitatamente alla quota di pensione d’importo annuo fino a 38.643,54 (sei volte il minimo Inps).Riprendendo l’esempio visto in precedenza a proposito del vecchio criterio di rivalutazione, in base al nuovo criterio il pensionato che percepisca una o più pensioni per un importo complessivo pari a 1.800 euro mensili (quindi 23.400 euro annui) ha diritto quest’anno alla rivalutazione dell’1,14%. Da notare che “tutta” la pensione è rivalutata in base a tale tasso, con una “perdita” sulla quota di pensione che, in base al vecchio criterio degli scaglioni, sarebbe stata rivalutata all’1,2% (è la quota di pensione fino a 19.321,77 euro, ossia 1.486,29 euro mensili).Calcoli da rifareNel porre in pagamento le pensioni di gennaio l’Inps è riuscito a tenere conto del nuovo criterio, ma non delle misure esatte delle aliquote d’inflazione previste per classi, anch’esse nuove. Ecco nel dettaglio gli aumenti che l’Inps ha provvisoriamente riconosciuto:•    ai soggetti che percepivano una o più pensioni mensili a dicembre 2013 d’importo complessivo fino a 1.486,29 euro, una rivalutazione dell’1,2% (100% Istat);•    ai soggetti che percepivano una o più pensioni mensili a dicembre 2013 d’importo complessivo compreso tra 1.486,30 e 1.504,13 euro, un aumento tale da garantire una pensione pari a 1.504,13 euro;    ai soggetti che percepivano una o più pensioni mensili a dicembre 2013 d’importo complessivo compreso tra 1.504,14 e 1.981,72 euro, una rivalutazione dell’1,08% (90% Istat);    ai soggetti che percepivano una o più pensioni mensili a dicembre 2013 d’importo complessivo compreso tra 1.981,73 e 2.003,12 euro, un aumento tale da garantire una pensione pari a 2.003,12 euro;•    ai soggetti che percepivano una o più pensioni mensili a dicembre 2013 d’importo complessivo compreso tra 2.003,13 e 2.477,15 euro, una rivalutazione dell’0,90% (75% Istat);    ai soggetti che percepivano una o più pensioni mensili a dicembre 2013 d’importo complessivo compreso tra 2.477,16 e 2.499,44 euro, un aumento tale da garantire una pensione pari a 2.499,44 euro;•    ai soggetti che percepivano una o più pensioni mensili a dicembre 2013 d’importo complessivo compreso tra 2.499,45 e 2.972,58 euro, una rivalutazione dello 0,60% (50% Istat);•    ai soggetti che percepivano una o più pensioni mensili a dicembre 2013 d’importo complessivo oltre 2.972,58 euro un importo fisso di euro 17,84.Le differenze tra come l’Inps ha operato e come avrebbe dovuto operare sono due:a)    la prima riguarda la misura percentuale dell’indice di rivalutazione da applicare alle pensioni di importo compreso tra tre e quattro volte il trattamento minimo (l’Inps ha applicato il tasso al 90%, cioè pari a 1,08%, invece avrebbe dovuto applicarlo al 95%, ossia pari all’1,14%);b)    la seconda riguarda la misura percentuale dell’indice di rivalutazione da applicare alle pensioni di importo superiore a sei volte il trattamento minimo (l’Inps ha applicato il tasso al 50%, cioè pari allo 0,60%, invece avrebbe dovuto applicarlo al 40%, ossia pari allo 0,48%).Pertanto le differenze interessano i pensionati che percepiscono una o più pensioni il cui importo complessivo (a dicembre 2013) è compreso tra 1.486,29 e 1.981,72 euro mensili (ossia 19.321,77 e 25.762,36 euro annui) e quelle superiore a 2.972,58 euro mensili (ossia 38.643,54 euro annui). Questi pensionati devono attendersi un ricalcolo e conguaglio della rivalutazione da parte dell’Inps nei prossimi mesi.
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