lunedì 24 settembre 2012
​Il 24,5% degli imprenditori intervistati non si è ancora informato sulla nuova normativa e il 58% ha ammesso di saperne poco
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E’ stata a lungo sulle prime pagine dei giornali. Ha acceso discussioni nel mondo politico e tra le parti sociali. Ma ancora oggi, a quasi tre mesi dalla sua approvazione, in pochi la conoscono nel dettaglio. La legge 92/12, più nota come riforma Fornero del mercato del lavoro, è ancora un oggetto un po’ misterioso. E’ quanto emerso da un’indagine dell’agenzia per il lavoro Gi Group, presentata oggi in un convegno a Milano, a cui sono intervenuti gli onorevoli Pietro Ichino (Pd) e Giuliano Cazzola (Pdl).I ricercatori hanno evidenziato che il 15% degli intervistati (il 24,5% tra gli imprenditori) non si è ancora informato sulla nuova normativa, mentre chi lo ha fatto ha recuperato notizie dalla stampa (58%), da internet (35%), o da qualche documento di sindacati e associazioni datoriali (33%). Il 58% ha, comunque, ammesso di saperne poco. Insomma, c’è ancora molto da fare sul piano delle comunicazione. Anche perché, come hanno fatto notare i relatori, il testo del provvedimento è piuttosto difficile da leggere e interpretare, lontano dagli standard di chiarezza invocati dal Bruxelles. Nel merito, comunque, sembra segnare un passo in avanti.“La riforma – ha osservato Ichino –, pur con i suoi difetti, ha determinato una svolta fondamentale in tre aspetti: sulla disciplina dei licenziamenti, introducendo il concetto che, tranne per i casi di lesione dei diritti assoluti delle persone, la regola adesso sarà l’indennizzo, non il reintegro; sulla gestione degli ammortizzatori sociali, riconducendo il sistema a una ragionevolezza europea: basta lavoratori in freezer per anni come avvenuto finora; sulle tipologie contrattuali, cercando di combinare le esigenze di flessibilità con un più drastico contrasto agli abusi, ad esempio sui finti lavori autonomi”. Secondo Ichino la riforma sta già facendo sentire i suoi effetti in materia di controversie, tanto che stanno crescendo le conciliazioni in sede amministrativa e giudiziale. E se prima era quasi impossibile licenziare un dipendente per scarso rendimento (il “fannullone”), oggi non è più così.Meno ottimista è apparso Cazzola, che al di là dei contenuti, ha obiettato sui tempi. “La mia perplessità – ha detto - riguarda il fatto che in una fase difficile come l’attuale, con le imprese in crisi che non vedono prospettive di ripresa in tempi brevi, questa legge cambia gli scenari a 360 gradi. Cambia le regole dei licenziamenti, delle assunzioni, la disciplina degli ammortizzatori sociali. Le imprese adesso ci penseranno ancora di più a reclutare nuovi lavoratori, anche perché eventuali violazioni delle norme sono sanzionabili con l’assunzione a tempo indeterminato. Certi provvedimenti andrebbero presi in momenti di crescita”.Tra gli ambiti che subiscono meno modifiche, c’è quello della somministrazione di lavoro.  “La riforma – ha evidenziato Stefano Colli-Lanzi, Ceo di Gi Group – ha sostanzialmente mantenuto l’impianto precedente sulla somministrazione, che emerge come un approdo sicuro in termini di buona flessibilità tutelata e non precarizzante, sia per i lavoratori che per le imprese. L’irrigidimento delle norme sulle condizioni contributive e di reiterazione per il contratto a tempo determinato e la stretta sulle forme di flessibilità spuria (Partite Iva e Co.Co.Pro) rendono la somministrazione giustamente vantaggiosa in termini di efficienza e tutela, consentendo di evolvere verso un sistema flessibile e sicuro al tempo stesso”.I primi 5 temi considerati di maggiore impatto dagli intervistati sono le modifiche su contratto a tempo determinato; apprendistato; licenziamento per giustificato motivo oggettivo; contratto a progetto; licenziamento disciplinare per giusta causa o giustificato motivo soggettivo. L’iniziativa milanese è la prima tappa di un Roadshow (un ciclo di incontri) sulla riforma organizzato da GI Group, che in autunno farà tappa in 12 città italiane.
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