giovedì 30 marzo 2017
Il progetto del Cem (Centro educativo Murialdo) di Taranto: ex detenuti e disoccupati insieme per l'ambiente
Il boschetto di pioppi appena piantumato: le analisi confermano la capacità degli alberi di smaltire Pcb e metalli

Il boschetto di pioppi appena piantumato: le analisi confermano la capacità degli alberi di smaltire Pcb e metalli

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C'è la lotta alla disoccupazione giovanile, il recupero dei detenuti, l’integrazione dei migranti, la bonifica di terreni inquinati. Tutto questo e altro ancora nel progetto che il Centro educativo Murialdo di Taranto, assieme alla Caritas diocesana, sta portando avanti con tenacia. Un’iniziativa ambiziosa, contro la logica dello scarto che colpisce le persone e la natura. Una delle dodici «opere segno» dell’impegno Caritas in Puglia, visitate ieri dai 500 partecipanti al 39° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, che si chiude oggi a Castellaneta.

Il nuovo Centro educativo Murialdo (Cem) sta decollando nella nuova sede, individuata quattro anni fa dopo lo sfratto dato dall’Anas dalla ex casa cantoniera, concessa in comodato e faticosamente ristrutturata a spese del Cem. Un centro dove sono passati tanti giovani, riusciti a inventarsi un lavoro: «Hanno aperto pasticcerie, un ristorante, negozi di prodotti biologici, di articoli per la danza, di informatica», racconta il direttore del Cem padre Nicola Preziuso.

Ma con lo sfratto bisogna ricominciare, altrove. Padre Preziuso non si perde d’animo. Individua un’area abbandonata della Marina Militare, oltre quattro ettari affacciati sul Mar Piccolo, accanto al Parco Cimino. Sette edifici diroccati, 53 ulivi secolari e una montagna di rifiuti. Ottenuta dalla Marina la concessione, si avviano le analisi del terreno per verificarne la salubrità. E l’Agenzia regionale per l’ambiente dà la brutta notizia: mezzo ettaro è contaminato da policlorurobifenile, il cancerogeno Pcb, e da metalli pesanti, con livelli 4 o 5 volte superiori ai limiti. Ma non è finita: presto al Cem arriva l’ingiunzione di bonifica dalla Regione.

«Ci hanno detto: voi siete i referenti giuridici, tocca a voi, poi in sede processuale si vedrà chi ha inquinato». Proibitivi i costi di bonifica: portare via mezzo ettaro di terra per mezzo metro di profondità sarebbe costato oltre 300mila euro. Impensabile per un’associazione che vive col 5 per mille. Come uscirne? Un amico bioarchitetto propone di provare con un’attività di "fitorimedio". In collaborazione con Cnr e Università di Taranto parte il progetto sperimentale: far bonificare la terra agli alberi.

L’area, viene ripulita, arata, arricchita con compost, irrigata a goccia. E a marzo 2013 parte la piantumazione: 680 talee di pioppi, rametti alti una spanna di una varietà incrociata capace di trattenere nelle radici i metalli e scomporre le molecole di Pcb. «Il Cnr ci disse che servivano quattro anni per i primi risultati, ma già dopo 14 mesi i Pcb erano rientrati nella norma e i metalli dimezzati».

Oggi quei pioppi sono alti 13 metri, e altri 680 sono stati aggiunti, un altro boschetto fittissimo, una pianta ogni mezzo metro, un filare ogni due metri. Tutti lavori eseguiti da detenuti, grazie a un protocollo tra il Cem e il tribunale, lavori di pubblica utilità per scontare le pene. «È uno degli sbocchi che offriamo ai detenuti, altri li aiutiamo con tirocinii. E le aziende aprono le porte perché sono persone preparate e hanno come garanzia i Giuseppini del Murialdo e la chiesa di Taranto. Ma ci hanno aiutato molto anche diversi giovani immigrati»

Dei sette stabili fatiscenti ne è stato ristrutturato uno da 40 metri quadri. «Per gli altri abbiamo molti progetti: foresteria, scuole per panificatori e pasticcieri, sala convegni, cappella interconfessionale. Ci servono 3 o 4 milioni di euro. Dove li troveremo? La Caritas continua ad aiutarci dandoci le attrezzature per i corsi, l’attore Arturo Brachetti ci fa da testimonial, poi c’è la Congregazione. La verità è che si è scatenata la voglia di ridare alla città uno dei suoi luoghi più belli».

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