mercoledì 15 gennaio 2020
Il piano di investimenti per i prossimi dieci anni. L’Unione prevede di dedicare un quarto del bilancio alla lotta ai cambiamenti climatici. Gentiloni: centinaia di milioni per l’Italia
Un'immagina dalla manifestazione per il clima a Roma del marzo 2019

Un'immagina dalla manifestazione per il clima a Roma del marzo 2019 - Fotogramma

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Una ridda di cifre e tanta ingegneria finanziaria. Il pacchetto finanziario per attuare il Green Deal lanciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, presentato ieri a Strasburgo, si presenta così, con su tutto l’interrogativo (che per ora non ha risposte precise) di quanti soldi ogni Stato membro riuscirà a ottenere, a fronte di una torta abbastanza ristretta. Al centro due proposte della Commissione: un «piano di investimenti per il Green Deal», che punta ad arrivare a 1.000 miliardi di euro in 10 anni, e il Meccanismo per la transizione equa, 100 miliardi di euro in 7 anni (o 143 miliardi in 10) per aiutare le regioni europee che più soffriranno nella transizione verde verso l’obietto della neutralità carbonica nel 2050, quelle cioè al momento la cui economia più dipende da industrie e centrali ad alto tasso di emissioni di gas serra (anzitutto i Paesi dell’Est).

Partiamo dai 1.000 miliardi. Dovranno servire a sostenere investimenti sostenibili per la riconversione del continente. Una cifra che si punta a ottenere fondandosi su una quota dal bilancio Ue di 503 miliardi di euro, il resto con l’effetto leva (e cioè attirando investimenti pubblici e privati) grazie alle garanzie del programma InvestEU, garanzie e prestiti della Bei, quote di cofinanziamenti nazionali e il gettito delle aste ETS (i permessi di emissione).

In realtà anche i 1.000 miliardi sono una cifra insufficiente, visto che la stessa Commissione calcola a 260 miliardi di euro l’anno i costi necessari per centrare gli obiettivi di riduzione di emissioni nel 2030. Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni parla di «uno sforzo molto rilevante», ammettendo però che «c’è bisogno di contributi ulteriori». Contributi che, spiega l’ex premier, arriveranno (grazie anche al costo del denaro ai minimi storici) «se facciamo le cose che oggi abbiamo deciso sugli aiuti di Stato (da rimodellare e adattare per favorire gli investimenti «green» ndr), o sugli standard per i green bond, creiamo le condizioni per investimenti di stati membri e di privati». Gentiloni non si sbilancia sull’ipotesi cara all’Italia dello «scorporo» dal calcolo del deficit degli investimenti verdi, limitandosi a dire che la discussione che sta partendo sulla riforma del Patto di stabilità «includerà un riferimento agli investimenti pubblici sostenibili».

La vera battaglia si preannuncia sul Meccanismo per la transizione equa. Perché, se la Commissione parla di 100 miliardi di euro in sette anni, i soldi freschi Ue sono appena 7,5 miliardi. Secondo prime simulazioni, la parte del leone andrà ai Paesi dell’Est, con la Polonia che da sola assorbirà circa 2 miliardi. Per l’Italia Gentiloni parla di «alcune centinaia di milioni». Meglio di niente: proprio l’Italia, insieme a Paesi come la Germania, ha ottenuto la modifica del piano iniziale della Commissione, che avrebbe voluto concentrare le risorse sulla chiusura delle miniere di carbone e lignite privilegiando in sostanza l’Est. Adesso le risorse includono anche la decarbonizzazione di in


1.000 miliardi: la dotazione per 10 anni destinata dalla Ue al New Green Deal
-40% l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra entro 10 anni per abbassare le temperature medie di 1,5 gradi (livelli del 1990)

dustrie ad alte emissioni, ad esempio di acciaierie come l’ex Ilva. Gli Stati membri dovranno utilizzare per ogni euro del Fondo di transizione tra 1,5 e 3 euro della rispettiva quota del Fondo per lo sviluppo regionale e del Fondo Sociale Europeo plus, con la relativa quota di cofinanziamento nazionale. Il resto si otterrà con l’effetto leva grazie al programma InvestEu e ai prestiti Bei.

Molto dipenderà dai piani che gli Stati membri presenteranno per ottenere questi fondi di transizione, che dovranno esser molto dettagliati e rispondere a vari criteri: la ricchezza nazionale, l’impatto occupazionale, le iniziative di riqualifica dei lavoratori, la creazione di nuovi posti di lavoro e altro. Starà poi alla Commissione approvarli. La base sarà un nuovo capitolo dei rapporti Paese che Bruxelles presenta a febbraio nel quadro del Semestre Europeo, quello sulle sfide di sostenibilità. Se le proposte della Commissione saranno approvate nel contesto del difficile negoziato sul quadro finanziario settennale dell’Ue, si parte già a metà 2021.

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