mercoledì 11 ottobre 2023
Il rapporto di Inps e Fondazione Migrantes. Nel 2022 in 4.600 persone con assegni previdenziali hanno lasciato l'Italia. Il Portogallo, con i vantaggi sulle tasse (quasi esauriti) resta la prima meta
Le strade di Lisbona, tra le mete privilegiate dei pensionati italiani

Le strade di Lisbona, tra le mete privilegiate dei pensionati italiani - CC Lisa Fotios via Pexels

COMMENTA E CONDIVIDI

Se il Portogallo sta già perdendo un po’ del suo “appeal pensionistico” dopo la recente decisione del governo lusitano di applicare una flat tax del 10% sulle pensioni degli stranieri e la prevista completa cancellazione di esenzioni fiscali dal 2024, la Spagna è destinata a scalzare i cugini della penisola iberica in questa singolare classifica dei rifugi dei pensionati italiani. Non solo per le agevolazioni nelle Canarie, ma anche per la decisione di molti genitori di seguire i figli che a Madrid, Barcellona e dintorni vanno sempre più numerosi per lavoro. Per adesso, comunque, è ancora il Portogallo il Paese dove finisce la gran parte delle pensioni pagate dall’Inps agli italiani all’estero (oltre 153 milioni di euro), seguito da Spagna (più di 126 milioni), Svizzera (110 milioni), Germania e Francia.
Sono i dati emersi dal convegno “L’Italia delle partenze e dei ritorni. Pensionati migranti di ieri e di oggi” tenutosi ieri a Roma e organizzato dall’Inps e da Fondazione Migrantes, il cui presidente Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, è intervenuto assieme ad altri relatori, introdotti dal direttore generale dell’Inps Vincenzo Caridi, ribadendo l’attenzione della Chiesa ai fenomeni migratori nella sua interezza: «I Paesi più ricchi sono quelli che hanno emigrati, con la migrazione che diventa una risorsa fondamentale soprattutto per un Paese e per le nostre città che hanno bisogno di rigenerarsi», da cui discende anche il fatto che «le politiche familiari e quelle migratorie sono collegate», a partire da quelle per la casa e per i ricongiungimenti familiari.

Ma torniamo al fenomeno dei pensionati italiani all’estero: nel 2022 sono stati mandati fuori dai nostri confini, in 160 Paesi di tutti i continenti, circa 320mila assegni. L’Inps ha iniziato a studiare il fenomeno da 12 anni, ovvero da quando è diventato più significativo, anche se il trend delle “fughe” non è mai stato costante. E se fino al 2019 si attestava in media sulle 5.600-5700 partenze all’anno, nel 2020 e nel 2021 con la pandemia si è scesi ad una media di circa 3.600 pensionati, per poi risalire l’anno scorso a 4.600 partenze.

Una nonna asciuga il nipotino dopo il bagno: tanti pensionati italiani sono emigrati per seguire i figli

Una nonna asciuga il nipotino dopo il bagno: tanti pensionati italiani sono emigrati per seguire i figli - CC Cottonbro studio via Pexels

Emerge anche che i pensionati non cercano Paesi esotici pur pubblicizzati (praticamente zero le partenze per Cuba ad esempio) e neppure i soli vantaggi fiscali di Portogallo e Spagna, visto che poi nella classifica delle partenze ci sono Svizzera, Germania, Stati Uniti, Canada, Australia, Francia e Belgio. E qui ritorna in gioco l’aspetto già accennato: si tratta di Paesi che hanno accolto numerosi giovani lavoratori italiani, comprese molte donne che da noi non trovano soddisfazione professionale e di stipendio, con i genitori che li seguono ma che in parte mantengono la residenza in Italia per l’assistenza sanitaria e confidando nel fatto che prima o poi si possa tutti insieme tornare a casa.

Negli ultimi 5 anni l’Inps ha comunque pagato circa il 6% di pensioni all’estero, con un forte decremento nelle aree di antica migrazione (Nord e Sud America, Oceania) dove restano soprattutto pensioni di reversibilità, mentre c’è un’impennata di quelle pagate in America centrale, in Asia e in Africa (rispettivamente + 38,9%, + 34,9% e +30,3%). E questo si spiega facilmente con la presenza di lavoratori stranieri – soprattutto donne e per importi singoli non rilevanti – che hanno maturato pensioni in Italia. Agli stranieri è destinato il 24,1% del totale delle pensioni pagate all’estero, con un trend in crescita.

Ma Inps e Fondazione Migrantes stanno studiando e argomentando anche il fenomeno, definito “un valore”, del ritorno dei pensionati in Italia dopo una vita in mobilità, con una serie di dati contenuti in un volume di prossima pubblicazione per Il Mulino e curato da Delfina Licata, Toni Ricciardi, Daniele Russo e Susanna Thomas che in parte li hanno anticipati ieri, nel convegno cui sono intervenuti anche Vito La Monica e Micaela Gelera, direttore centrale pensioni e commissario straordinario dell’Inps, e Luigi Maria Vignali, direttore per gli italiani all’estero e le politiche migratorie di Maeci.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI