martedì 22 marzo 2011
Lactalis e i fondi esteri soci dell'azienda di Collecchio hanno siglato un accordo per la cessione di tutte le quote ai francesi a un prezzo di 2,8 euro per azione. Il ministro Romani si augura la presenza di una cordata italiana, il ministro Galan definisce la vicenda «preoccupante per il sistema agroindustriale italiano». Un altro grido di allarme viene dai coltivatori. Preoccupati i sindacati.
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Lactalis sorprende ancora e si porta in pole position nella corsa a Parmalat, aggiudicandosi una quota superiore al 29% del capitale del gruppo di Collecchio. Il colosso alimentare francese ha comprato stamani il 15,3% detenuto dai tre fondi esteri - Zenit, Skagen e Mackenzie - offrendo 2,8 euro per azione, circa il 13% in più dei 2,46 euro a cui il titolo aveva chiuso ieri. Lactalis aveva già una partecipazione potenziale in Parmalat, anche attraverso contratti di equity swap, del 14,28%, che sommata alla nuova quota dovrebbe dare un totale del 29,6%, appena sotto al 30% oltre il quale scatterebbe l'obbligo di Opa.I tre fondi esteri, che avevano annunciato pochi giorni fa attraverso il loro candidato amministratore delegato di Parmalat, Massimo Rossi, di escludere «categoricamente» un'alleanza con Lactalis e di voler preservare l'italianità del gruppo, hanno compiuto una clamorosa retromarcia. I nuovi sviluppi, spiegano in una nota, con la presentazione di un totale di quattro liste per il Cda - una dei fondi, una di Lactalis, una di Intesa, una di Assogestioni - determinavano il rischio «di un Consiglio di amministrazione diviso e di una governance inefficiente». Risultato, «i fondi sono stati avvicinati da parti non sollecitate interessate all'acquisto di azioni» e una di queste, Lactalis, ha presentato un'offerta risultata convincente. Altre offerte, si precisa, «non sono state ricevute».Lactalis quindi avrebbe prevalso con una mossa fulminea sulla cordata promossa da Intesa, ancora ferma al palo. Per il ruolo di socio industriale c'è l'interesse dei Ferrero, confermato ancora oggi «se matureranno le condizioni che lo rendano possibile», e c'è la disponibilità di Granarolo, che dichiara di non avere risorse finanziarie ma di poter «conferire pezzi del gruppo all'interno di un veicolo». Si aggiunge poi l'apertura di Unicredit, che proprio oggi riunisce il Cda per il bilancio, con il vicepresidente Fabrizio Palenzona che non ha escluso un appoggio a un progetto che includa Ferrero.I tasselli del mosaico hanno però bisogno di tempo per essere collocati nel giusto posto, senza dimenticare che a questo punto per acquistare il 30% di Parmalat bisogna mettere sul piatto almeno 1,3 miliardi di euro.Proprio il fattore tempo finora è stato decisivo per l'ascesa di Lactalis, che ha acquisito un vantaggio importante nella partita, ma non definitivo. Tutta da vedere la reazione del governo, dopo che nei giorni scorsi il ministro dell'economia Giulio Tremonti aveva annunciato lo studio di un provvedimento a tutela delle imprese strategiche italiane.Mentre il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, si è limitato ad augurarsi la presenza della cordata italiana, il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan definisce la vicenda «preoccupante per il sistema agroindustriale italiano». Un altro grido di allarme viene dai coltivatori, che chiedono l'intervento del governo per proteggere Parmalat dalle scalate ostili. Preoccupati i sindacati: per il segretario generale della Cgil Susanna Camusso il caso Parmalat evidenzia che «siamo un Paese scalabile, sistematicamente scalabile, e vendibile», mentre dalla Cisl Raffaele Bonanni chiede di «fermare» uno shopping «continuo e pericoloso» auspicando un «provvedimento straordinario».Intanto in Borsa la mossa di Lactalis fa crollare il titolo, con gli operatori pressochè convinti che la partita sia terminata: Parmalat cede il 7,06% a 2,29 euro per azione, scambiato l'8,45% del capitale.
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