sabato 30 settembre 2023
La spinta a cambiare il mondo per i giovani può arrivare (anche) dai testi delle canzoni
Massimo Bonelli, direttore artistico-musicale del festival dell'Economia civile

Massimo Bonelli, direttore artistico-musicale del festival dell'Economia civile - IMAGOECONOMICA

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Ogni avanguardia artistica ha da sempre anticipato gusti e tendenze che poi hanno modificato le nostre opinioni e i nostri comportamenti. Se l’arte, spesso, è riuscita ad anticipare i tempi, il festival dell’Economia civile si è focalizzato sul presente per costruire il futuro in modo sempre più etico e responsabile. Incontri, dibattiti, interviste con un’attivista per i diritti umani come l’iraniana Shirin Ebadi, ma anche con amministratori pubblici, studiosi, esperti di welfare e inclusione; e poi concerti e momenti artistici, perché la felicità non sta solo nel reddito, come ci ha indicato il rapporto sul Ben Vivere in Italia, arrivato alla sua quinta edizione.
Tra gli artisti che si sono esibiti nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, nell’ambito del festival, ricevendo il riconoscimento di ambasciatori della sostenibilità, Malika Ayane, Fasma, Stefano Massini, l’Accademia Bizantina e Colapesce Dimartino: tutti scelti dal direttore artistico-musicale del Fnec, Massimo Bonelli. Produttore, editore, manager e consulente musicale, Bonelli ha fondato e dirige iCompany. Dal 2015 è anche l’organizzatore e il direttore artistico del Concerto del Primo Maggio di Roma. L’idea di sostenibilità nell’arte ha garantito opere rivoluzionarie capaci di inviare messaggi potenti sul cambiamento climatico, sulla politica e sull’ingiustizia sociale. È attraverso l’arte sostenibile che gli artisti sperano non solo di cambiare il modo in cui viene realizzato il loro lavoro, ma anche di ispirare il cambiamento sociale e culturale. «Gli artisti possono veicolare delle cause – ha spiegato Bonelli –, sono amati da tante persone, dunque, facilmente possono diventare ambasciatori di valori positivi e di uno stile di vita sostenibile». Lo fanno anche attraverso i testi delle loro canzoni: nella canzone del rapper Fasma Tu sei Fasma si trova un piccolo inno al vivere insieme: “Perché il tuo miglioramento sarà il mio Perché nell’individuo risiede la collettività E il mondo ha bisogno di persone come te”; mentre nei testi di Colapesce Dimartino, come sottolineato anche da Bonelli, si ritrova un’ironia leggera come nella canzone Splash: “Preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare”: «La loro chiave di narrazione è il paradosso, in questo modo attaccano alcuni dogmi del nostro vivere sociale - ha aggiunto Bonelli -. Di fatto, giocano e mettono in discussione il concetto di sostenibilità del nostro attuale modello capitalistico e con molta ironia si pongono rispetto all’obiettivo dominante di lavorare e guadagnare».

«Colapesce Dimartino e Malika Ayane rappresentano degli ottimi testimoni da emulare: Malika è un’ambasciatrice dell’economia civile non solo per i testi delle sue canzoni che pure hanno un linguaggio poetico, - ha spiegato ancora il direttore artistico di Fnec - ma soprattutto per tutte le scelte che ha fatto e per quelle che non ha fatto nella sua carriera artistica: ad esempio la scelta di non fare i tormentoni estivi, ma proseguire con la sua linea. Eppoi il suo modo di vestire o di cantare: in tutto si rivela la sua attenzione al pianeta e alla comunità». Tra l’altro in più occasioni pubbliche Malika Ayane ha ribadito la necessità di intervenire per contrastare il cambiamento climatico, di cui tanto si è parlato al festival dell’Economia civile che si conclude oggi a Firenze. Basti ricordare che l’88 per cento dei giovani europei vedono nel cambiamento climatico il primo e prioritario problema del loro futuro.

Bonelli dall’ambiente sposta lo sguardo anche alle persone: «Come tratto le persone? Come faccio un profitto? Come cittadini ed essere umani non possiamo far finta di non porci certe domande, è nostro dovere avere un atteggiamento più civile. La sostenibilità non è solo energetica, riguarda anche il mio apporto alla comunità. Il mio agire vorrei fosse finalizzato anche a vedere come stanno gli altri. In questa maniera genero un futuro anche per gli altri e scelgo un comportamento che sia più proficuo anche per chi mi sta intorno. Dagli artisti si può iniziare a fare questa piccola grande rivoluzione nell’agire».

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