lunedì 18 febbraio 2019
Peggioramento del quadro economico e incertezze del pubblico hanno determinato un calo del 4,6% delle immatricolazioni. Pesante il saldo di Fca (-14,9%)
I conti europei dell'auto: il 2019 non inizia bene
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Il mercato europeo dell'auto non riesce a gennaio a invertire la tendenza negativa che lo accompagna ormai dallo scorso settembre. Dopo un 2018 chiuso comunque in linea con l'anno precedente, il 2019 si apre infatti con una flessione del 4,6% delle immatricolazioni - a quota 1.286.098 veicoli - per l'area composta dai paesi dell'Unione europea e dell'Efta. La debolezza, rilevata da Acea, l'associazione dei costruttori europei, non risparmia nessuna delle piazze principali: in Germania il calo è dell'1,4%, ascrivibile in particolare alla diminuzione degli acquisti privati, nel Regno Unito è invece dell'1,6%, con il diesel in pesante caduta, mentre in Francia l'arretramento è dell'1,1%. Ancora più pesante il tonfo del mercato italiano, in arretramento del 7,5%, dove alla difficoltà del diesel si somma quella del metano. Anche se a fare peggio, tra i cinque maggiori mercati europei (che insieme assorbono il 68,5% delle immatricolazioni), è la Spagna, che perde un 8%.

Su quali siano le cause, gli esperti paiono concordi. La colpa, per il presidente del Centro Studi Promotor, Gian Primo Quagliano, è «del peggioramento del quadro economico, della demonizzazione del diesel e del disorientamento del pubblico di fronte alle non ancora ben definite prospettive dell'offerta di automobili». In sostanza, le decisioni di acquisto vengono rinviate perché si inizia a temere il contesto e perché si avverte che è iniziata una transizione verso nuove forme di alimentazione e auto tecnologicamente molto più avanzate in larga misura ancora poco conosciute. «Il mercato europeo è fortemente guidato dalla domanda domestica e il rallentamento dell'economia potrebbe avere un impatto significativo sulla vendita di auto», conferma per Anfia, l'associazione nazionale della filiera automobilistica, il presidente Paolo Scudieri. Di «molta confusione generata negli acquirenti di auto nuove», parla invece in riferimento al caso italiano il presidente di Unrae, Michele Crisci, dando voce ai timori delle case automobilistiche estere per l'imminente entrata della cosiddetta "ecotassa".

Oltre che diffusa a livello geografico, la flessione di gennaio si conferma anche trasversale ai costruttori. A mettere a referto un calo rispetto al primo mese del 2018 sono infatti Volkswagen (-6,4%), Psa (-2,3%), Renault (-0,9%), Ford (-6,6), Daimler (-1,5%), Bmw (-3,1%), Toyota (-6%), Mazda (-5,5%), Jaguar Land Rover (-4,9%), Honda (-13,5%), Nissan (-24,7%) ed Fca (-14,9%), mentre a mostrare una crescita sono soltanto Hyundai (+0,5%), Volvo (+21,4%) e Mitsubishi (+5%). Pesantissimo il calo per Fiat Chrysler Automobiles (-14,9%), con 72.600 immatricolazioni e una quota di mercato del 5,9%. A commentare l'andamento di inizio 2019 è Pietro Gorlier, chief operating officer per la regione Emea: «Nonostante l'inizio dell'anno sia negativo per il mercato, Fca ha ottenuto significativi successi di vendita nel mese: siamo i best seller del segmento A con Panda e 500, Lancia ha ottenuto il record di vendite e Jeep un positivo risultato nel Regno Unito - spiega il manager -. Inoltre, a gennaio, così come ha fatto negli ultimi mesi del 2018, Fca continua a ottimizzare le vendite, privilegiando canali privati, flotte, noleggio a lungo termine».

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