giovedì 15 dicembre 2016
Il progettista di prodotti tessili sostenibili e il responsabile della sicurezza chimica sono le due figure richieste dal mercato
L'industria tessile diventa sempre più verde
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Lo studio nasce nell’ambito del progetto “I&S Textile –Innovazione e sostenibilità nel settore tessile” realizzato da Centrocot e finanziato dalla Regione Lombardia (avviso Lombardia Plus 2016-2018) con l’obiettivo di comprendere alla luce dei cambiamenti organizzativi in atto nel comparto quali nuove competenze si rendano necessarie per supportare i programmi di sostenibilità delle imprese.

In particolare ha consentito di individuare e approfondire due figure professionali di sicuro interesse per l’industria tessile e della moda: il progettista di prodotti tessili sostenibili e il responsabile della sicurezza chimica. La ricerca è stata svolta in collaborazione con la Scuola di Ingegneria della Liuc - Università Cattaneo dalla professoressa Aurora Magni, docente incaricato di “Eco efficienza, materiali e processi”. Ha coinvolto 21 imprese del territorio in rappresentanza di tutti gli step produttivi per complessivi 24 partecipanti tra imprenditori e manager che hanno portato il proprio contributo in workshop e interviste mirate. Ecco in sintesi i risultati più interessanti.

Il sentiment dei partecipanti alla ricerca in merito al futuro dell’industria tessile
La crisi non è finita secondo la maggioranza degli intervistati, per altri ci sono segnali tangibili di ripresa.
Malgrado le opinioni non siano particolarmente ottimistiche il futuro si presenta con tinte non troppo fosche. Il 50% dei partecipanti ai workshop immagina che la capacità manifatturiera del comparto tessile/moda si manterrà stabile nei prossimi 4 anni. Le aziende che hanno superato gli anni duri della crisi devono questo risultato soprattutto agli investimenti fatti in innovazione di prodotto e processo e all’export.
L’industria del futuro dovrà dare peso maggiore alle capacità progettuali (opzione condivisa all’unanimità) e gestionali (96%), dovrà essere attenta alle tematiche ambientali (96%), in grado cioè di innovare continuamente l’offerta dei prodotti (88%) ma anche di monitorare flussi complessi di dati e di processi decisionali. Per quanto riguarda i mercati di riferimento anche se l’area del lusso manterrà un ruolo importante, crescerà l’area dei tessili tecnici con prodotti che metteranno alla prova le capacità di progettazione e di testing delle imprese. Nel frattempo vi è consapevolezza dei cambiamenti nei modelli stessi di business adottati dal comparto e delle risposte organizzative che gli stessi sollecitano: cresceranno le start up legate soprattutto all’offerta di servizi digitali e frutto della creatività giovanile e assumerà crescente interesse anche la produzione customizzata in grado di offrire al cliente prodotti e servizi personalizzati e di nicchia soprattutto nell’ambito del capo confezionato di fascia alta. Sarà sempre più necessario costruire reti di imprese e network progettuali anche se non necessariamente si concretizzeranno nella forma ben conosciuta dei distretti industriali. La possibilità che lavorazioni oggi esternalizzate rientrino in Italia convince invece poco (17%).


Le aziende e l’innovazione sostenibile
Il panel di imprese coinvolte nella ricerca ha in attivo iniziative finalizzate a ridimensionare il costo ambientale dei processi produttivi e a incrementare il grado di sostenibilità dei manufatti.1 18 aziende su 21 offrono già ai loro clienti prodotti con contenuti green e le 3 restanti si stanno dedicando a quest’obiettivo.
Poiché l’attenzione da parte delle imprese rispetto a riduzione dell’impatto ambientale, risparmi di risorse e reputazione è in crescita come si concretizza questa sensibilità nei programmi aziendali? Al primo posto le aziende indicano gli sforzi per eliminare sostanze chimiche tossiche dalle lavorazioni sostituendole con altre più ecocompatibili ma altrettanto efficaci, al secondo il controllo della supply chain anche relativamente alle tematiche sociali, al terzo si collocano gli interventi per rendere più sostenibile il prodotto. Sul fronte produttivo si citano argomenti noti come la depurazione e dove possibile il riciclo delle acque e la produzione di energia green. Per far fronte a questi impegni le aziende stanno adeguando i propri modelli organizzativi. 19 aziende su 21 già dispongono di gruppi di lavoro interni e supportati, quando necessario da esperti di università e laboratori di analisi e di ricerca. La sostenibilità, ritengono tutti gli intervistati, è infatti un tema che coinvolge più funzioni aziendali e non è restringibile ad un unico specifico ufficio. 18 aziende hanno al proprio interno una figura dedicata di formazione tecnico/scientifica, anche se prevalentemente si tratta di una figura ibrida che si occupa anche di altre funzioni (sicurezza, qualità).

Tutto questo può contribuire a creare nuove figure professionali e/o modificare quelle esistenti
I trend descritti influenzeranno l’area dedicata allo stile e allo sviluppo prodotto fino a definire una competenza specificatamente esperta sul tema identificabile secondo i ricercatori con il Progettista di prodotti green. Si tratta di un tecnico che dovrà abbinare alla propria anima creativa una buona conoscenza dei materiali e dei processi, dovrà intendersi di certificazioni, considerare i vincoli legislativi e normativi relativi all’esportazione dei prodotti e progettare in una logica di eco design senza perdere di vista i requisiti di industrializzazione del prodotto. Questa capacità di progettare tenendo conto di vincoli ed opportunità fa di questa figura una risorsa preziosa in grado di interagire tanto con la produzione quanto con l’area marketing commerciale. La complessa gestione di capitolati, schede tecniche, Mrsl, certificazioni rende necessaria una figura professionale dedicata, che è stata individuata nel responsabile della sicurezza chimica. Si tratta di un tecnico che dovrà misurarsi con la molteplicità delle evidenze documentali e supportare l’azienda nella definizione di prodotti e processi green coerenti con i protocolli richiesti dal mercato o determinati dall’azienda stessa. Dovrà quindi conoscere i materiali, le sostanze e i composti chimici utilizzati nei processi, le normative e gli standard di sicurezza. Le competenze individuate ne fanno una figura in qualche modo confrontabile con il responsabile della qualità ma con mansioni non limitabili al controllo dei materiali. Il responsabile della sicurezza chimica opererà infatti in relazione con le funzioni aziendali coinvolte nella produzione e nella commercializzazione dei prodotti. Dovrà inoltre contribuire al rilevamento e alla riduzione delle emissioni oltre che occuparsi della sicurezza interna alle aree produttive.
Entrambe le figure professionali sapranno tenersi aggiornate per trasferire all’azienda le informazioni necessarie a incrementare il grado di sostenibilità dei prodotti e dei processi e cureranno la propria capacità di comunicazione nel relazionarsi con realtà esterne (università, centri ricerca) e stakeholder.

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