martedì 17 gennaio 2017
L’Istituto di previdenza sta inviando in questi giorni una risposta negativa a chi chiede una rivalutazione piena del proprio trattamento pensionistico
Arretrati di pensione: ecco come risponde l'Inps
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L’Inps dice no agli arretrati di pensione chiesti dai pensionati, mediante applicazione integrale della sentenza n. 70/2015 della Corte costituzionale. Spiega loro: nessun arretrato può esservi riconosciuto
per la mancata rivalutazione delle pensioni negli anni dal 2012 al 2015, perché la situazione è stata già corretta dal decreto legge n. 65/2015 cui l’Inps si è pienamente attenuto. Anima in pace, dunque, per i tanti pensionati che stanno chiedendo gli arretrati: l’istituto di previdenza sta loro inviando in questi giorni una risposta negativa.

A renderlo noto è stato l’Inps stesso, nel messaggio n. 53/2017, affrontando la questione della mancata rivalutazione delle pensioni per gli anni dal 2012 al 2015 prevista dal decreto “Salva Italia” del 2011 (decreto legge n. 201/2011, convertito dalla legge n. 214/2011). Tale decreto aveva fissato il blocco della perequazione (cioè la rivalutazione) per gli anni 2012 e 2013 alle pensioni sopra 1.217 euro netti (1.405 euro lordi, pari a tre volte il minimo Inps). Un blocco poi stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, con la sentenza n. 70/2015, perché applicato oltre «i limiti di ragionevolezza e proporzionalità».

Per sistemare la questione (cioè il blocco e la sentenza che lo rendeva inefficace), il governo ha emanato il decreto legge n. 65/2015, convertito dalla legge n. 109/2015, con cui ha dato vita a due nuove discipline:
una per
sistemare le mancate rivalutazioni del biennio 2012/2013; un’altra per sistemare gli effetti sugli
anni successivi, dal 2014 al 2016.

I pensionati sanno bene che il decreto legge n. 65/2015 non ha ripristinato in tutto e per tutto la perequazione, naturale conseguenza che sarebbe arrivata dalla sentenza n. 70/2015; invece ha dettato nuove regole di rivalutazione (comunque in misura ridotta) valide limitatamente per quegli anni e “tenendo conto” della pronuncia della Consulta: in questo modo ai pensionati è stata (nuovamente) sbarrata la porta alla rivalutazione piena delle pensioni.

Per questo motivo, un consistente numero di pensionati e/o avvocati che li assistono hanno cominciato a fare istanze all’Inps in cui chiedono l’erogazione di somme arretrate a titolo di rivalutazione in applicazione piena della sentenza n. 70/2015 della Corte costituzionale. L’Inps, che non dice se le istanze siano o meno fondate (non può farlo, perché solo i giudici possono farlo), ma ha comunque deciso di rigettarle, inviando ai pensionati la seguente nota:

Gentile Sig./ra o Gentile Avv.

in riscontro alla Sua richiesta di rivalutazione del trattamento pensionistico in godimento per gli anni dal 2012 al 2015 a seguito della sentenza n. 70/2015 della Corte costituzionale, si comunica che la stessa non può essere accolta in quanto l’Istituto ha già pienamente adempiuto dando puntuale esecuzione alle previsioni contenute nel DL n. 65/2015 convertito in legge n. 109/2015 che disciplinano la materia.

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