martedì 31 ottobre 2023
Numerose opportunità: dalla formulazione alla produzione fino al controllo dei prodotti, dal marketing tecnico al commerciale
La filiera offre diverse opportunità di lavoro

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Il fatturato totale del settore cosmetico è pari a 13,3 miliardi di euro. La Lombardia rappresenta i due terzi dell’ammontare nazionale (8,8 miliardi di euro nel 2022, arrivando a quota 66,2%). Un valore che, secondo le stime disponibili, è in crescita nel 2023. In questa regione si concentra più della metà delle imprese cosmetiche presenti sul territorio nazionale (54,9%), seguita a distanza da Emilia-Romagna (10,5%), Veneto (6,6%), Toscana (5,9%), Lazio (5,3%) e Piemonte (4,5%). Sono queste le principali evidenze della seconda edizione dell’analisi di Assolombarda e Cosmetica Italia. Quest'ultima – nasce nel 1967 con il nome di Unipro, Unione nazionale industrie di profumeria, cosmesi, saponi da toeletta e affini - conta tra le sue fila oltre 600 imprese – dalle multinazionali alle piccole e medie realtà produttive distribuite sull’intero territorio nazionale – per un totale di 36mila addetti diretti (oltre il 54% degli occupati sono donne) che diventano 391mila sull’intera filiera cosmetica se si considerano gli occupati afferenti ai canali di estetica, acconciatura, profumeria, farmacia, erboristeria e vendita diretta. Cosmetica Italia è associata a Federchimica e partecipa attivamente alle dinamiche del sistema di Confindustria e di Cosmetics Europe, l’associazione europea della cosmesi. Il settore della cosmetica offre numerose opportunità ai giovani che si affacciano sul mondo del lavoro. La filiera cosmetica è "lunga", e prevede numerose specializzazioni professionali che da sempre sono necessarie alle imprese di produzione e commercializzazione dei prodotti cosmetici per svolgere le loro attività. Dalla formulazione alla produzione fino al controllo dei prodotti, dal marketing tecnico al commerciale. L’industria cosmetica richiede professionalità con elevate competenze tecnico-scientifiche: chimica, sia teorica che applicata, biologia, discipline che riguardano la salute. Considerando l’ampiezza dell’intera filiera, non sorprende come i “mestieri della cosmetica” si sviluppino su più aree di competenza: oltre ai numerosi specializzati in chimica farmaceutica e cosmetologia, il settore richiede infatti anche addetti specializzati in economia e marketing di canale che possano operare nel digitale (digital Pr, social media manager, esperto di vendite on line eccetera) e nel marketing e comunicazione (product manager, informatore cosmetico, media manager, organizzazione di eventi eccetera). È interessante notare come le donne impiegate nel settore rappresentino il 54% (circa 19mila), mentre la media dell’industria manifatturiera è ferma al 28%. I laureati totali sono invece pari all’11% degli occupati, contro una media nazionale del 6% e le donne laureate sono circa 1.700, il 45% dei laureati nel settore. In passato la normativa nazionale prevedeva la figura di direttore tecnico, che aveva la responsabilità delle attività di produzione dei cosmetici e che doveva essere un laureato in alcune specifiche discipline. L’attuale normativa non prevede più l’obbligatorietà del direttore tecnico, ma rimane elevata la richiesta di responsabili di produzione con profili di formazione legati a lauree in discipline scientifiche. Tra i mestieri tradizionali, spicca l’esempio della figura del formulatore/cosmetologo che coniuga aspetti tecnico-scientifici, teoria, pratica, fantasia, creatività, visione. Il formulatore/cosmetologo è una figura chiave per le aziende cosmetiche. La formazione specifica e definitiva avviene in azienda. L’impresa cosmetica si aspetta laureati in possesso delle basi utili per imparare questo mestiere. Negli ultimi anni tra i profili più importanti richiesti dalle imprese cosmetiche emergono in particolare: regulatory manager, marketing tecnico-scientifico, valutatore della sicurezza. «I numeri presentati testimoniano la rilevanza del nostro comparto e la sua capacità di creare valore per l’intero Sistema Paese - spiega Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia -. A fine anno stimiamo che il fatturato totale dell’industria cosmetica in Italia raggiungerà i 14,8 miliardi di euro, in crescita del 10,9% rispetto al 2022; le previsioni per il 2024 proiettano un ulteriore incremento che porterà il fatturato a 16 miliardi. Numeri che consentono al nostro Paese di classificarsi come terzo in Europa per fatturato, dopo Germania e Francia». Da rilevare anche l’andamento della produzione in contoterzi, che ponendosi a monte della filiera, offre un’importante indicazione sull’andamento del settore: i dati preconsuntivi sul 2023 indicano un valore del fatturato generato dal contoterzismo di due miliardi di euro (9,1% rispetto al 2022). Continuano a crescere anche le esportazioni che, secondo le previsioni, a fine 2023 raggiungeranno i 6,7 miliardi di euro (+15% rispetto al 2022); le stime per il 2024 indicano un ulteriore +10% che farà salire il valore dell’export cosmetico italiano a 7,4 miliardi di euro. Sul fronte del mercato interno i preconsuntivi 2023 segnalano un valore dei consumi di 12,4 miliardi di euro (+8,2% nel confronto col 2022), con previsioni di crescita a 13,1 miliardi per il 2024. Da segnalare come l’industria cosmetica italiana si sia dimostrata in grado di assorbire le marginalità e contenere l’aumento dei prezzi; nella prima metà del 2023, infatti, il cosmetico ha registrato aumenti dei prezzi al di sotto della media generale delle principali categorie di acquisto (+7,5% contro poco più del 12% per la media dei beni di largo consumo). Mass market, profumeria e farmacia restano i tre canali più rappresentativi a valore; sono invece e-commerce e profumeria a registrare le dinamiche di crescita più importanti. Nello specifico, le stime sul secondo semestre del 2023 indicano un valore di 5,2 miliardi di euro per i cosmetici acquistati nella grande distribuzione; in seconda posizione i consumi cosmetici in profumeria con 2,5 miliardi di euro e una previsione di crescita per il prossimo anno dell’8,5%. La farmacia si conferma in terza posizione tra i canali di acquisto dei cosmetici con un valore preconsuntivo di due miliardi di euro nel 2023. Il commercio elettronico resta ormai saldo come quarto canale distributivo per i cosmetici nel nostro Paese e, secondo i dati preconsuntivi, rappresenterà 1,1 miliardi di euro di consumi a fine anno, con ritmi di crescita sostenuti anche per il 2024 (+9,8%). Seguono l’acconciatura professionale (circa 600 milioni di euro, secondo i preconsuntivi 2023) e l’erboristeria, prossima ai 400 milioni di euro. Si assestano su valori analoghi anche le vendite dirette, porta a porta e per corrispondenza (intorno ai 400 milioni di euro); infine, l’estetica professionale con un valore stimato a fine 2023 di quasi 200 milioni di euro.

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