giovedì 10 dicembre 2020
L'Agenzia per il lavoro Umana ha intervistato 2.500 studenti delle scuole superiori. Una piccola fotografia di una generazione in transito, orientata naturalmente al digitale
Una lezione a distanza

Una lezione a distanza - Reuters

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«Vorrei un lavoro creativo, stimolante, con cui possa dimostrare quanto valgo. Un lavoro che mi faccia crescere, ma anche guadagnare. Un lavoro flessibile, e non è importante se distante da casa, anzi. Vorrei un lavoro in linea con i miei studi, in una azienda privata, nell’ambito della Finanza o del Marketing, o magari nella Moda». È questo il tracciato della Mappa emozionale della felicità del lavoro, l’indagine nazionale realizzata dall'Agenzia per il lavoro, rivolta a oltre 2.500 studenti delle classi III, IV e V delle scuole secondarie di II grado, prevalentemente istituti tecnici. All’indagine è stato dato il nome evocativo di Attitudini, per competere nel mondo del lavoro, significando l’importanza fondamentale della ricerca della propria vocazione nella prospettiva professionale di ognuno, associando però a questa l’altrettanto importante conoscenza dei contesti economici e produttivi in cui si cerca di approdare. Vocazione e concretezza dunque, insieme per costruire un futuro ricco di soddisfazioni.

Il quadro tracciato dall’indagine è articolato. Una piccola fotografia di una generazione in transito, orientata naturalmente al digitale, che permea loro in ogni momento. Una generazione che sta vivendo un momento particolare, che guarda al lavoro con concretezza e pragmatismo. Più di quanto facesse la generazione che li ha preceduti. Per loro la “felicità” deriva anche dal lavoro, che è parte integrante della loro vita e gli consente di avere quella solidità, anche economica, che forse attorno vedono mancare. La flessibilità è parte del loro mondo, un mondo mutevole e fluido, dove nessun lavoro è per tutta la vita e dove il lavoro serve per crescere, conoscere posti nuovi, utile socialmente, e dare la possibilità di dimostrare il proprio valore.

«Avvicinarsi e comprendere il mondo degli studenti è sempre una sfida entusiasmante per noi e una pratica che ci riempie di responsabilità – spiega Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana –. È guardare in anticipo le cose che succederanno, è cercare di capire cosa siamo oggi e come potremmo essere da qui in avanti. Ci indica la strada, e ci dice quali correttivi possiamo utilizzare per non commettere errori. Per Umana è una attività fondamentale perché ci consente di individuare gli strumenti da dare alle aziende per raggiungere questa nuova generazione. Ma è anche una buona pratica per imparare il mondo di questi ragazzi, guardandoli con fiducia e cercando di comprendere le enormi difficoltà che stanno vivendo in questo tempo anomalo».


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