venerdì 31 agosto 2018
La protesta indetta per la mancata convocazione del tavolo delle trattative. Il ministro chiama tutti a Roma il 5 settembre. Monsignor Santoro: situazione drammatica
Sindacati sulle barricate: sciopero l'11 settembre. Di Maio convoca il tavolo
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Per i sindacati la pazienza sul futuro dell’Ilva è finita e il tempo quasi scaduto. Così le sigle metalmeccaniche di Cgil, Cisl, e Uil e Usb sono passate dagli avvertimenti ai fatti. A causa del permanere delle condizioni attuali per l’11 settembre è stato proclamato uno sciopero in tutti gli stabilimenti Ilva. Il motivo della protesta è la mancata convocazione da parte del governo dopo che le forze sociali avevano chiesto un incontro con urgenza. “Attendiamo notizie dal 6 agosto”, scrivono i sindacati "le risorse finanziarie sono ormai quasi esaurite e il 15 scade l'amministrazione straordinaria". "Non possiamo andare avanti con questa situazione. Guai a noi se smettessimo di essere tra i primi soggetti competitori sul un mercato di qualità come quello dell'acciaio" afferma la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan.

Poco dopo la proclamazione dello sciopero il ministro dello Sviluppo economico Lugi Di Maio ha convocato a Roma il tavolo sull'Ilva il 5 settembre. A partecipare all'incontro saranno oltre ai sindacati, la società AmInvestco, il ministro stesso e i commissari straordinari di Ilva.

La corsa contro il tempo per salvare l'azienda e la tutela dei posti di lavoro rimane infatti in salita. Al momento lavorano nelle acciaierie 13.500 dipendenti (scesi di oltre 1.100 rispetto al 2015): ballano quindi quasi 3.500 posti di lavoro che non troverebbero spazio nell'ultimo piano dell'azienda. E i commissari straordinari hanno ribadito che a settembre le casse dell'Ilva saranno vuote, con l'impianto che al momento perde un milione di euro al mese. Tradotto: Mittal dopo aver firmato l'accordo di acquisizione oltre un anno fa ci ha rimesso oltre 32 milioni. Come se non bastassero i nodi occupazionali, c'è grande attesa per il parere dei tecnici del ministero dell'Ambiente sul piano di risanamento ambientale del maggior stabilimento per la lavorazione d'acciaio d'Europa. Il parere dovrebbe arrivare entro stasera al ministero dello Sviluppo economico.

Il vescovo di Taranto appoggia lo sciopero indetto dai sindacati alla luce della "drammaticità" della situazione e al tempo stesso lancia la proposta di una manifestazione che dia voce a tutti gli operai, anche a quelli non rappresentati da una sigla sindacale. "I sindacati - dice all'Adnkronos monsignor Filippo Santoro - devono fare ciò che spetta loro. Lo sciopero generale è una di queste azioni, a mio giudizio, a questo punto, necessaria, ma io ho incontrato i lavoratori: penso a loro, a tutti i dipendenti coinvolti e dico che la situazione deve essere valutata in tutto il suo peso e nella sua gravità".

Il vescovo di Taranto, che guida la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, da sempre è in prima linea nella difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori. Premette: "La mia è la prospettiva di un pastore che segue la vita, le domande e le sofferenze del nostro popolo. Sull'Ilva, il problema, a questo punto, prima che economico, è umano e sociale". Per come si sono messe le cose, il presule giudica "necessario" lo sciopero ma dice anche che è necessaria un'azione "più forte" che faccia sentire la voce di tutti gli operai: "Ci troviamo di fronte ad un precipizio e di fronte a questa situazione è necessario un risveglio, un sussulto di dignità. È in gioco il futuro di tante famiglie. La questione umana coinvolge anche la difesa totale della salute e poi il lavoro senza il quale è compromesso il futuro".
"Da un lato - analizza il vescovo di Taranto - è giusto che siano evitati tutti gli esuberi e siano difesi i diritti acquisiti ma nel frattempo i lavoratori non possono semplicemente attendere, sono loro la parte in causa più coinvolta. Cui vuole un'azione più forte". Da qui la proposta di una manifestazione. "Lo sciopero - ribadisce - è necessario ma questa è una parte perché prima dei sindacati va fatta sentire la voce di tutti i lavoratori, anche di quelli non organizzati perché il disagio è palpabile. È urgente una manifestazione corale che faccia emergere le esigenze umane dei lavoratori, la questione salute. Siamo di fronte ad un dramma di proporzione enorme sia per la salute sia per il fatto dell'occupazione".

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