lunedì 27 novembre 2023
Francesco Profumo e Domenico Siniscalco a Torino per presentare l’applicazione dell’intelligenza artificiale sull’archivio di Luigi Einaudi. «Attrezziamo la società sui rischi»
Serve realismo per scrivere le regole

Serve realismo per scrivere le regole - Reuters

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Quella dell’Intelligenza Artificiale è una sfida da cogliere (e da vincere) a tutti i livelli, anche in economia, ma con grande realismo. Magari partendo dal fatto che ogni IA deve essere “istruita” dall’uomo per poter funzionare. Perché, elemento fondante di una nuova rivoluzione industriale e sociale, l’Intelligenza Artificiale non è un moloch incontrollato e incontrollabile, ma qualcosa che può e deve essere progettato e governato per far crescere la società, l’economia, le persone, il territorio. Anche per la IA, quindi, occorre prima comprenderne con concretezza caratteristiche, potenzialità e limiti. Magari partendo da un’applicazione puntuale. Attorno a questi temi il confronto a Torino tra Domenico Siniscalco (presidente di Fondazione Luigi Einaudi) e Francesco Profumo (presidente di Fondazione Compagnia di San Paolo) nel corso della presentazione del progetto “Pensiero liberale, dialogo attuale” che propone una piattaforma (allestita da Reply) per approfondire il pensiero economico di Luigi Einaudi per mezzo dell’applicazione dell’IA al suo archivio. Ed è il connubio, inedito, di libertà e velocità che l’IA determina, quello che colpisce chi da un lato studia il territorio e l’economia e chi, dall’altro, cerca di intervenire con uno sguardo attento alle persone.

«È ben vero che la velocità degli avanzamenti dell’IA è tale che ci si sente quasi mancare il terreno sotto i piedi – dice Profumo ad Avvenire –. Ma questo non vuol dire che abbiamo perso la possibilità di guidare il processo. Fermarlo non è possibile: orientarlo e regolarlo sì. È questa la sfida che dobbiamo accettare». Mentre Siniscalco aggiunge: «Quello che mi colpisce dell’Intelligenza Artificiale è la rapidità della diffusione e la profondità con cui ha inciso nel dibattito recente. In primavera e perfino nei mesi estivi di quest’anno era un argomento per pochi. Oggi è sulla bocca di tutti e ha conquistato l’attenzione dei media generalisti. La velocità di analisi e di restituzione dei risultati mi pare possa essere la cifra di questa tecnologia». Di fronte all’IA, però, si oscilla tra paura ed entusiasmo: eccessivi entrambi. Ma l’IA è una tecnologia che per funzionare deve essere istruita bene, e controllata. Profumo sottolinea: «A me pare che esistano effettivamente dei campi in cui l’IA possa migliorare la vita dell’umanità. A molti livelli. Pensiamo alle politiche pubbliche, di carattere sociale o educativo, al monitoraggio del territorio, alla ricerca medica e alla medicina personalizzata, alla didattica e alla formazione». Prospettive buone e importanti che non devono nascondere i rischi che pur ci sono «non fosse altro perché relativamente pochissimi hanno il controllo di tecnologie che toccano moltissimi, con possibilità per i primi di enormi opportunità di arricchimento».

Tornano così il pensiero liberale, la democrazia come bene irrinunciabile, la possibilità di scelta, il rispetto dell’uomo, la cautela di fronte al prevalere del potere di pochi. Da qui, anche, l’importanza di quanto realizzato sfruttando la digitalizzazione dell’archivio di Luigi Einaudi e la sua fruizione attraverso l’IA. «Con questa tecnologia – dice Siniscalco –, è bastato solo qualche mese e l’iniziativa ha preso corpo diventando una delle possibili applicazioni in materia». Ancora Siniscalco precisa: «Usare l’Intelligenza Artificiale applicata ad un archivio è un’operazione che non va pensata come qualcosa che serve per guardare nello specchietto retrovisore dell’economia e della storia, ma, invece, come uno strumento per guardare avanti. L’IA, partendo da Einaudi, diventa così uno strumento utile per unire analisi economica ed etica economica».

“Conoscere per deliberare”, quindi, come grande principio einaudiano di buon governo che con l’IA conferma tutta la sua validità. «Non ci dimentichiamo – dice a questo proposito Profumo -, che economia, libertà e informazione non possono essere dissociate. L’IA può essere un importante strumento di ricerca e sviluppo per le imprese, perché accorcia i tempi di introduzione di prodotti e processi testandoli in modo più completo ed efficace». Ancora Profumo comunque avverte: «I rischi di manipolazione dei consumatori o di concentrazione del potere non sono inesistenti: ma esistono già oggi, e la società può e deve comunque attrezzarsi per vigilare».

Servono così regole (anche nuove) che, come sempre accade con i progressi della scienza e della tecnologia, contemperino innovazione ed etica lasciando proprio all’etica quella che è la sua caratteristica fondamentale: essere una facoltà del tutto umana. «Detto in altri termini – chiosa Profumo -, così come non può esistere un’etica delle macchine, non può esistere un’etica dell’Intelligenza Artificiale».

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