sabato 25 novembre 2023
Le conseguenze del reintegro dell’inventore di ChatGPT: in evidenza il terreno guadagnato da chi spinge per la commercializzazione dell’IA a dispetto di chi è preoccupato per la sicurezza
La voglia di utili batte il dilemma etico. Così Altman torna ceo di OpenAI

ANSA

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OpenAI, l’azienda più in voga nel campo della tecnologia, è stata protagonista di una settimana movimentata, prima la rimozione, poi la sostituzione e infine, la reintegrazione del suo ceo, Sam Altman, inventore di ChatGPT, chatbot basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico.

Ma che cosa ha significato il ritorno di Altman? Cosa bisogna aspettarsi ora dal nuovo board di OpenAi?

Il caos si è scatenato il 17 novembre: il consiglio di amministrazione di OpenAI aveva annunciato il licenziamento di Altman. Il 22 novembre, dopo diversi giorni di trattative per riportarlo in azienda, come richiesto dai dipendenti e dal suo principale investitore, Microsoft, OpenAI ha annunciato che Altman sarebbe effettivamente tornato come Ceo. E come parte dell’accordo per il ritorno di Altman alla guida di OpenAI, la maggior parte del consiglio che aveva votato per licenziarlo è stato sostituito, con persone che condividono la sua visione incentrata su una commercializzazione più spinta dell’IA. Nel consiglio ad interim è subentrato alla guida Bret Taylor, ex co-Ceo di Salesforce, Larry Summers, ex segretario al Tesoro, e Adam D’Angelo, Ceo di Quora e unico sopravvissuto al precedente board.

Sono stati esclusi, invece, quelli che erano più preoccupati dal dilemma etico e più in generale dal potenziale apocalittico dell’IA, tra cui Ilya Sutskever, co-fondatore di OpenAI e capo scienziato, l’imprenditrice tecnologica Tasha McCauley e Helen Toner, direttrice del Centro per la sicurezza e le tecnologie emergenti di Georgetown (CSET), che fa parte del movimento per L’Altruismo efficace, caratterizzato da un particolare approccio filantropico che cerca di massimizzare, attraverso evidenze scientifiche e utilizzo dei dati, l’impatto positivo delle donazioni e delle azioni caritatevoli sulla società. Gli esponenti dell’Altruismo efficace hanno sempre mostrato preoccupazione verso gli sviluppi futuri dell’intelligenza artificiale forte (AGI), di conseguenza hanno sempre avuto un approccio più orientato all’etica e alla sicurezza.

Secondo gli analisti del New York Times il reintegro Altman e il nuovo Cda ad interim con la rappresentanza al suo interno di Microsoft e di altri investitori, innegabilmente mostrano come gli interessi commerciali abbiano guadagnato terreno rispetto a quella frangia che, anche all’interno del board precedente di OpenAI, era preoccupata di muoversi troppo velocemente per far avanzare l’intelligenza artificiale e fare profitto, senza tener conto delle conseguenze potenzialmente disastrose per l’umanità. Va ricordato non solo che uno dei principi primari contenuti nello statuto dell’azienda è legato alla sicurezza, ma anche che OpenAI è nata come un laboratorio di ricerca di IA basato sull’idea di apertura e trasparenza costituito dalla società no-profit OpenAI nel 2015 e trasformatasi solo nel 2019 in una società a scopo di lucro, supervisionata da un consiglio no-profit e con una cultura aziendale a metà strada tra interessi commerciali e della società.

Quello a cui si è assistito negli ultimi giorni resta per certi versi poco spiegabile. Nelle ultime ore è emerso un nuovo retroscena riportato da Reuters: sembra che il creatore di ChatGPT, Sam Altman avesse fatto progressi su un nuovo algoritmo Q* (pronunciato Q-Star), di cui aveva però nascosto l’esistenza al consiglio di amministrazione. Prima della decisione del 17 novembre di licenziare Altman una lettera sarebbe stata inviata da un gruppo di ricercatori al Cda, con l’intento di metterlo in guardia su questa nuova scoperta nell’ambito dell’intelligenza artificiale che avrebbe potuto portare, a una possibile svolta nella ricerca della startup per la superintelligenza, nota anche come intelligenza artificiale forte (AGI) e rappresentare una minaccia per l’umanità.

Tutto ciò lascia però ancora alcune grandi domande senza risposta. Non si sa perché il precedente consiglio di OpenAI abbia preso la decisione estrema di rimuovere Altman, né se le loro riserve nei confronti di Altman siano in qualche modo state sciolte, prima del suo ritorno. E ora che c’è un nuovo consiglio di amministrazione, che include un ex dirigente Meta e un ex segretario al Tesoro, è difficile prevedere esattamente cosa farà OpenAI del suo futuro e della sua cultura open source.

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