mercoledì 20 settembre 2017
Il settore genera oltre 10,5 miliardi di euro di fatturato e la filiera dà opportunità a 1,3 milioni di persone
Festa della vendemmia nell'azienda Antonelli di Montefalco (Perugia)

Festa della vendemmia nell'azienda Antonelli di Montefalco (Perugia)

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La vendemmia in Italia attiva un motore economico che genera oltre 10,5 miliardi di euro di fatturato solo dalla vendita del vino e dà opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone, anche se quest’anno vanno segnalate difficoltà determinate dall’abrogazione dei buoni lavoro e i ritardi burocratici nell’avvio dei nuovi strumenti, che rischiano di impedire a pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito di partecipare al rito della raccolta. Tutte queste difficoltà – compreso i lunghi mesi di siccità – non hanno impedito a tanti giovani di avvicinarsi all’agricoltura.

«Questo è da sempre un settore anticiclico – spiega Filippo Antonelli, agronomo, imprenditore e presidente del Turismo del vino in Umbria -. Dobbiamo puntare alla qualità e alla specializzazione per vendere i nostri prodotti e valorizzare il territorio».

Dopo dieci anni si tratta della prima vendemmia senza voucher, che sono nati proprio per agevolare le operazioni di raccolta delle uve nel 2008. La ricaduta occupazionale riguarda sia le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Secondo una ricerca, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben 18 settori di lavoro: dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.

«In effetti – continua Antonelli – nei campi c’è bisogno di operai specializzati, in particolare trattoristi. E poi di commerciali che curano le vendite, soprattutto quelle destinate all’estero. Quindi devono conoscere molto bene l’inglese. Mentre c’è spazio anche per sommelier, enologi, organizzatori di eventi, responsabili dell’accoglienza, promotori turistici».

Intanto l’Italia festeggia il record storico delle esportazioni di vino, che fanno registrare un aumento del 4,7% rispetto allo scorso anno, quando avevano raggiunto su base annuale i 5,6 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale. È quanto emerge da una analisi su dati Istat relativi al primo quadrimestre 2017 presentata in occasione del distacco del primo grappolo di uva nell’azienda agricola Faccoli in via Cava a Coccaglio, nella provincia di Brescia in Franciacorta, che come tradizione inaugura l’inizio della raccolta lungo la Penisola con la vendemmia delle uve Chardonnay per la produzione di spumanti, le prime a essere raccolte. Si tratta di una ottima premessa alla vendemmia 2017 che interessa 650mila ettari di vigne, dei quali ben 480mila Docg, Doc e Igt e oltre 200mila aziende vitivinicole. In Italia se non ci saranno sconvolgimenti si prevede che la produzione Made sarà destinata per oltre il 40% ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola.

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