mercoledì 19 luglio 2023
Programmatori, tecnici web ed esperti in applicazioni, ma anche tecnici dell’organizzazione della gestione dei fattori produttivi sono i profili più richiesti
Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform

Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform - Archivio

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Il mercato digitale ha consolidato nel 2022 una crescita del 2,4%, con un valore complessivo di 77,1 miliardi di euro. L’aumento più rilevante ha riguardato i Servizi Ict (+8,5% e 14,8 miliardi di euro), sostenuto principalmente dai servizi di Cloud Computing e di Cybersecurity. Andamenti particolarmente positivi si sono avuti nel segmento dei Contenuti e Pubblicità Digitali (+6,3% e 14,5 miliardi di euro) e in quello del Software e Soluzioni Ict (+6,2% e 8,6 miliardi di euro). Il mercato relativo a Dispositivi e Sistemi ha evidenziato una netta inversione di tendenza dopo la crescita consistente registrata nel 2021. Infatti, nel corso del 2022 ha subito un calo dell’1%. È infine proseguita la tendenza negativa dei Servizi di Rete Tlc (-2,7%). Se il progresso del mercato digitale è in parte frenato dalle componenti tecnologiche più mature, sarà invece trainato dai prodotti e servizi più innovativi, ovvero Digital Enabler e Transformer, il cui incremento medio annuo nel periodo 2022-2026 dovrebbe attestarsi sul 12,8%. «La combinazione di più tecnologie digitali e di una maggiore velocità dell’innovazione rispetto al passato - spiega Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict - sta disegnando un’industria completamente diversa, che vedrà filiere e Supply Chain sempre più connesse e circolari. Fondamentale è il ruolo abilitante dei Digital Enabler nel trasformare produzione e processi, nel creare nuovi modelli di business, sfide competitive, come pure nuovi mercati. Non a caso stiamo assistendo a dinamiche a doppia cifra nella crescita di Digital Enabler e Transformer: dal Cloud Computing, alle piattaforme di Cybersecurity, alle soluzioni di Big Data management, essenziali per organizzare e gestire l’architettura del patrimonio informativo di imprese e istituzioni pubbliche e pertanto presupposto per l’adozione di strumenti per l’analisi evoluta e la valorizzazione dei dati, tra cui spiccano soluzioni di Intelligenza Artificiale e Blockchain». La tendenza di crescita degli investimenti in digitale delle piccole e medie imprese italiane permane più lento rispetto a quanto registrato dalle grandi imprese. Nel 2022 c’è stato un incremento del 2,5% per le piccole imprese, del 4,1% per le medie e del 5,9% per le grandi, a conferma della correlazione tra dimensioni aziendali e spesa digitale: più i contesti organizzativi aumentano di dimensioni, maggiore è la spesa destinata alla digitalizzazione. L’analisi geografica del mercato digitale italiano identifica invece nelle regioni del Nord Ovest e del Centro le aree caratterizzate da una maggiore capacità di spesa in tecnologia, rappresentando quasi il 62% della spesa complessiva. A livello nazionale, nel 2023 il mercato è previsto comunque ancora in crescita (+3,1%). Le stime relative ai tre anni successivi (2024-2025-2026) sono orientate a una crescita ancora più sostenuta e si basano sull’ipotesi di un minore impatto dell’inflazione e su un maggiore impiego delle risorse economiche messe a disposizione dal Pnrr-Piano di ripresa e resilienza per la digitalizzazione. Si prevede pertanto una crescita media annua del mercato digitale nel periodo 2022-2026 del 4,5%, fino a raggiungere quasi i 92 miliardi di euro nel 2026. «Se la tendenza positiva del mercato digitale è chiara – prosegue Gay – permangono tuttavia criticità, primi fra tutti la carenza di competenze digitali e l’eterogeneità nella diffusione delle tecnologie tra classi dimensionali di impresa e tra territori. La sfida per la digitalizzazione delle pmi è agli inizi, ma il Piano nazionale di transizione 4.0 e il Pnrr costituiscono in tal senso delle opportunità significative. Proprio l'utilizzo delle risorse stanziate dal Pnrr, insieme al contesto economico internazionale, rappresentano due fattori significativi che influenzeranno l’immediato futuro del mercato digitale.​ Un uso efficiente dei fondi messi a disposizione dal Pnrr è il primo passo in questa direzione, ma c’è bisogno di una politica industriale che promuova la competitività delle imprese, che aumenti la loro produttività e rafforzi la collaborazione all'interno della filiera. Inoltre, sono necessari interventi di regolazione pro-concorrenziali che spingano l’innovazione, sostengano la formazione del capitale umano e sostengano la collaborazione tra imprese per aumentare scala e durabilità degli investimenti. Sono queste le leve che possono consentire al mercato digitale di crescere, alle tecnologie di essere abilitatori della trasformazione, ai giovani di essere protagonisti del mondo di oggi e di quello che verrà».

Pesa la mancanza di competenze

Tecnologie digitali, nuove formule organizzative aziendali e nuovi modelli di business: nel 2022 quasi il 70% delle imprese ha investito in almeno uno di questi ambiti della trasformazione digitale e il 41,4% ha adottato strategie di investimento integrate in grado di combinare queste tre aree. Entrambi i dati risultano superiori ai valori medi del quinquennio 2017-2021 (rispettivamente 68,5% e 36,5%). Per accompagnare la transizione 4.0 nel 2022 le imprese affiancano alla dotazione tecnologica figure specializzate cui è richiesto un portafoglio di competenze digitali da applicare ai diversi processi aziendali, si va dagli analisti e progettisti di software, agli ingegneri elettronici e in telecomunicazioni fino agli ingegneri energetici e meccanici. Tra le figure tecniche spiccano i programmatori, i tecnici web e quelli esperti in applicazioni, ma anche i tecnici dell’organizzazione della gestione dei fattori produttivi. È quanto emerge dalle analisi dei dati del volume Competenze digitali, 2022 del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, realizzate in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne. Complessivamente, le competenze digitali di base per la comunicazione visiva e multimediale sono richieste dalle imprese a 3,3 milioni di profili professionali ricercati (pari al 64% del totale delle entrate, +3,5% rispetto al 2021), le abilità relative all’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici a circa 2,7 milioni di posizioni (il 51,9%, +1,4%) e la capacità di gestione di soluzioni innovative 4.0 a 1,9 milioni di entrate (il 37,5%, +1,1%). A circa un quinto delle assunzioni è richiesto con un elevato grado di importanza il possesso di competenze per la comunicazione visiva e multimediale, mentre le capacità matematico-informatiche e di gestione di soluzioni innovative 4.0 sono considerate molto rilevanti, rispettivamente, per il 17,7% e per il 13% delle entrate programmate. Le indagini Excelsior evidenziano una crescita diffusa delle difficoltà di reperimento, che si intensificano al crescere del grado di importanza attribuito alle skill richieste per lo svolgimento della professione. In particolare, per le competenze digitali di base si passa da una difficoltà di reperimento del 41,8% nel caso di richiesta della competenza al 44,2% per il grado di importanza elevato; per le capacità matematico-informatiche il gap è anche più ampio (dal 42,7% al 47,7%), mentre per le competenze 4.0 la difficoltà varia dal 43,7% al 47,1%. Per gestire le sfide tecnologiche e gestionali che le imprese devono affrontare è strategico il possesso di e-skill combinate tra loro. Nel 2022 la domanda di e-skill mix (ossia la padronanza di almeno due delle tre competenze digitali) ha riguardato 823mila posizioni (lo scorso anno 646mila): il mix di competenze digitali è richiesto ai laureati per il 49,9% delle assunzioni, in particolare nelle materie Stem come ingegneria elettronica e dell’informazione (87,5%) e scienze matematiche e fisiche ed informatiche (87,2%). La percentuale più alta (54,1%) di richiesta di e-skill mix riguarda però i diplomati Its Academy a dimostrazione della centralità di questi percorsi formativi nei processi di trasformazione digitale e del loro stretto collegamento con le esigenze del tessuto imprenditoriale e produttivo. Per i profili in possesso di tali mix di competenze le difficoltà di reperimento raggiungono il 47,3% della domanda (+7,1% rispetto al 2021), in particolare si concentrano nell’ambito delle professioni specialistiche legate all’implementazione dei processi di digitalizzazione, quali matematici, statistici e professioni assimilate (l’82,7% delle entrate per le quali il mix di competenza è ritenuto strategico è di difficile reperimento), ingegneri elettrotecnici (80,8%), ingegneri elettrotecnici (71,3%), analisti e progettisti di software (64,7%) e progettisti e amministratori di sistemi informatici (64,2%). A livello territoriale, sono le province di Milano con oltre 113mila assunzioni, Torino con quasi 44mila, Bologna con oltre 23mila e Brescia con quasi 22mila a programmare il maggior numero di assunzioni per richiesta di capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici con grado di importanza elevato. Per quanto riguarda le competenze digitali di base sono molto importanti, nell’ordine, per circa 168mila lavoratori ricercati in provincia di Milano, 126mila a Roma, quasi 57mila a Torino e oltre 55mila in provincia di Napoli. Le stesse province occupano le prime quattro posizioni nella graduatoria dei territori in cui è importante il possesso di competenze 4.0, rispettivamente per 80mila assunzioni programmate in provincia di Milano, quasi 56mila in quella di Roma, oltre 30mila a Napoli e circa 29mila a Torino. Ma come combattere la disoccupazione da mancanza di competenze digitali? Lo sottolinea Luca Mastella, fondatore di Learnn, piattaforma streaming per lo sviluppo di competenze digitali, nata con l'obiettivo di sostituirsi ai programmi formativi aziendali con un modello di fruizione dei corsi che strizza l'occhio a Netflix. Entro il 2025, infatti, oltre il 50% dei lavoratori dovrà aggiornare o resettare le proprie competenze per non rischiare di perdere il proprio lavoro: «Nei prossimi anni ci formeremo con la stessa facilità con cui guardiamo serie tv. Per combattere il fenomeno, Learnn ha lanciato sulla sua App una sezione dedicata alle offerte di lavoro e oltre 200 corsi e workshop per un totale di oltre 400 ore a tema Marketing, Tech, Design e Business sviluppati da esperti provenienti da aziende come Meta, Binance, Serenis, NeN, Canva, NearForm, NotJustAnalytics, Chef In Camicia. Grazie anche al lancio del corso AI e ChatGPT, Learnn ha raggiunto 110mila utenti totali, 35mila abbonamenti e clienti come RDS, Decathlon, Treatwell, xFarm, Will Media». Mentre per accelerare lo sviluppo di competenze professionali e percorsi di carriera nei settori dell’Intelligenza Artificiale e dell’apprendimento automatico – e per tenere il passo con la crescente domanda di servizi – Oracle offre percorsi di formazione gratuiti e test di certificazione in tutto il mondo. Il nuovo programma comprende corsi di formazione e certificazione sulle competenze più richieste per Oracle Cloud Infrastructure, per AI e Machine Learning, gestione dei dati e per le applicazioni Fusion Cloud di Oracle (in ambiti quali Erp, risorse umane, supply chain, customer experience eccetera). Il programma di studi gratuito di Oracle è disponibile per chiunque, a qualsiasi livello di competenza, per vari ruoli It. Fruibile in 13 lingue, il programma ha l'obiettivo di aiutare ad acquisire le competenze più richieste, in particolare per quanto riguarda la progettazione e l'implementazione di soluzioni che utilizzano Oracle Cloud Infrastructure, AI/Machine Learning e gestione dei dati e Oracle Fusion Cloud Applications. Il programma di studi è composto da percorsi di apprendimento digitali e on-demand che comprendono corsi di preparazione, esami pratici, test e certificazione. Qui il link per iniziare il percorso formativo gratuito.

Arrivano i Punti di facilitazione digitale

Gestire la propria identità digitale, navigare in rete, riconoscere le fake news, effettuare chiamate o videochiamate, fare acquisti online, utilizzare i propri servizi bancari, l’App IO o accedere all’Anagrafe della popolazione residente: sono alcune delle attività che impegneranno i “facilitatori digitali” in tutta Italia grazie alla Rete nazionale dei punti di facilitazione, l’iniziativa promossa dal Dipartimento per la trasformazione digitale della presidenza del Consiglio per potenziare le competenze e l’inclusione digitale di almeno due milioni di cittadini entro il 2026. Il progetto rientra nella Missione 1 del Pnrr ed è destinato a supportare le fasce della popolazione più esposte ai rischi del digital divide culturale che attualmente allontana l’Italia dalla media europea e vede solo il 46% della popolazione in possesso delle competenze digitali di base, a fronte del 54% della media Ue. Con il supporto del Dipartimento per la trasformazione digitale, tutte le Regioni hanno firmato i Piani operativi. Enti locali, del terzo settore e Comuni verranno ora coinvolti attraverso bandi regionali, con il supporto delle in-house, per l’apertura dei Punti di facilitazione su tutto il territorio italiano. «Con la firma dei Piani operativi da parte di tutte le Regioni entriamo nel vivo di un progetto fondamentale per la digitalizzazione del Paese. Grazie alle risorse del Pnrr, che per questa misura mette a disposizione 135 milioni di euro, l’obiettivo è creare 3mila presìdi in tutta Italia, sia fisici che itineranti, per diffondere la cultura digitale, contrastare il digital divide e favorire l’inclusione delle categorie più fragili. Dall’utilizzo dell’App IO all’Anagrafe digitale, ma anche gli adempimenti fiscali o gli acquisti on line. Grazie al lavoro dei facilitatori puntiamo ad aumentare le competenze digitali di base di due milioni di cittadini entro il 2026», commenta il sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti.

Gli imprenditori chiedono più semplificazione

Le imprese italiane hanno ormai ben chiari i benefici portati dalla trasformazione digitale, che considerano la chiave di volta per la competitività futura del Paese all’interno dello scacchiere globale. Tuttavia, la possibilità di accedere a incentivi che permettano di investire in tecnologia in modo semplificato e senza burocrazia rimane un elemento cruciale. Più del 40% degli imprenditori che hanno usufruito degli incentivi li ha considerati determinanti per la decisione di effettuare gli investimenti tecnologici e nella stessa misura (40%) gli incentivi sono stati considerati utili a rafforzare l’intera catena di valore della propria impresa. Questo quando emerge da un’indagine di Kantar – in collaborazione con TeamSystem – che ha approfondito le priorità degli imprenditori relativamente a temi di particolare attualità come la riforma degli incentivi Industry 4.0 (Piano Transizione 4.0) e la propensione agli investimenti strategici in ambito digitale e innovazione. In questo quadro, non mancano gli ostacoli e dallo studio emergono importanti spunti di riflessione sulle cose ancora da portare avanti. Il 42% delle imprese intervistate chiede alle Istituzioni una maggior semplificazione e sostegno fiscale per chi decide di investire sulla digitalizzazione, con un 18% di imprenditori che sottolinea la necessità di includere nel Piano di Transizione 4.0 gli investimenti per l’acquisto di piattaforme Cloud e un 17% che suggerisce di creare una “Silicon Valley” italiana, togliendo le tasse sulle start-up e le imprese innovative. Circa il 70% delle imprese dichiara di aver sentito parlare di quarta rivoluzione industriale e la metà di conoscere il Piano di Transizione 4.0. Le aziende con almeno 10 addetti sono più informate rispetto a quelle con un numero di addetti inferiore mentre il settore del commercio mostra un livello di conoscenza più contenuto. Lato Esg, invece, lo studio ha evidenziato come il tema sia ancora poco conosciuto soprattutto dalle Piccole e Media Imprese (15%), così come la normativa europea che ne prevede la rendicontazione nei prossimi anni. Le aziende con almeno 10 addetti mostrano un livello di consapevolezza su questi temi superiore rispetto alle imprese di dimensioni più piccole. In questo scenario, meno di un'impresa su cinque ha già introdotto delle iniziative per migliorare il proprio rating Esg, in linea con la limitata conoscenza del tema. Tra chi ne è a conoscenza, infatti, la proporzione di chi ha introdotto delle iniziative è superiore e l’intenzione a introdurre nuove iniziative raggiunge il 64% tra le imprese sopra i dieci addetti. «Le istituzioni hanno un ruolo importante per supportare l’innovazione del sistema imprenditoriale italiano, come dimostrano iniziative quali gli incentivi cosiddetti Industria 4.0, che si sono dimostrati efficaci e con un impatto positivo sulla traiettoria di digitalizzazione e di competitività delle aziende - conclude Federico Leproux, ceo di TeamSystem -. Ora riteniamo sia fondamentale far evolvere questo approccio dedicato principalmente ai beni strumentati e integrare le azioni regolatorie e di sostegno all’economia digitale con misure che siano di stimolo alla diffusione del Cloud, delle piattaforme software e dell’AI trasversalmente a tutti i settori industriali e dedicati a tutte le imprese delle filiere, di ogni dimensione, dal grande player alle pmi. Il digitale rende le nostre imprese più produttive, genera nuove competenze e professioni, e aiuta nel percorso verso la sostenibilità».

Assunzioni in Abruzzo e in Spagna

Venticinque nuovi addetti per lo stabilimento Irplast, produttrice di film in polipropilene nell'area industriale di Atessa (Chieti). Saranno formati dall'Its Meccatronica di Lanciano. È stato annunciato dall'assessore regionale allo Sviluppo economico Daniele D'Amario; dall'amministratore delegato di Irplast Fausto Cosi e dal presidente dell'Its Academy di Lanciano Paolo Raschiatore. «La nascita di una collaborazione per la formazione dei dipendenti tra l'azienda e l'Its - si legge in una nota della Regione Abruzzo - porta con sé un'altra notizia: l'investimento per circa 50 milioni di euro della Irplast, che raddoppia la propria capacità produttiva in Val di Sangro e per questo ha necessità di formare tecnici altamente specializzati che andranno a lavorare sulla nuova linea produttiva». La vicenda della Irplast - dice D'Amario - conferma la necessità di un confronto continuo tra le aziende e la Regione, per facilitare processi di sviluppo economico sul territorio. In questa situazione, la Regione è stata in grado di essere attrattiva mettendo a disposizione di un'azienda importante con la Irplast servizi di formazione che hanno permesso all'azienda di liberare risorse per un investimento importante sul sito di Atessa». «L'investimento ha per noi una portata storica - sottolinea Cosi - perché ci permetterà di affrontare le nuove sfide del mercato che richiede sempre maggiore disponibilità di imballaggi monomateriali eco-sostenibili. L'azienda continua ad investire nell'innovazione tecnologica e di processo. Ma soprattutto a essere presente con autorevolezza sul territorio e questa collaborazione con l'Its Academy di Lanciano lo sta a confermare». Di «prova di maturità ed esempio di crescita» parla il presidente di Its Meccatronica: «L'intesa rafforza il quadro delle collaborazioni già attive con le aziende operanti in Abruzzo e consentirà di formare tecnici specializzati e 'su misura' per l'azienda, pronti a occupare mansioni specifiche. È una sfida che accettiamo con grande entusiasmo perché creerà ulteriori opportunità occupazionali per i nostri giovani».

Non si arresta la crescita di Cosmico, realtà che connette i talenti del mondo digitale con le più grandi aziende, agenzie, società di consulenza e start up internazionali. I primi sei mesi del 2023 si chiudono con un fatturato di oltre due milioni di euro, la stessa cifra dell’intero fatturato del 2022, che a sua volta corrispondeva al doppio del 2022. Anche la quota dei talenti sale, toccando i 10mila che tra designer, developer, marketer, sia freelance che piccole agenzie, fanno parte della community. A marzo 2023, Cosmico ha chiuso il suo primo round di investimenti da 1,85 milioni di euro, prendendo inoltre parte ad A-Road, il programma d’élite di accelerazione e fundraising di Growth Capital dedicato alle startup più promettenti. La realtà, con sede a Milano, ha già lavorato nei primi sei mesi del 2023 al fianco di oltre 50 clienti fra società di consulenza, grandi agenzie digital, corporate e scale-up, con un team che conta ora 16 risorse. Il viaggio di Cosmico tuttavia non si ferma qui: la startup, leader in Italia per fatturato nel segmento Talent-As-A-Service, punta adesso a diventare il player più grande in Europa con l’apertura della sua prima sede in Spagna. La realtà è già all’opera per la creazione di un team spagnolo, con una ricerca ad hoc per un country manager che sarà a capo del progetto. Per saperne di più: wearecosmico.com.




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