venerdì 30 marzo 2018
Fatturato in aumento del 4,6% nel biennio 2016-2017. L'ad Carlo Messina: «La crescita per l'Italia c'è, ma non è equa»
I distretti sostengono la ripresa grazie a meccanica e alimentare
COMMENTA E CONDIVIDI

Hanno saputo reagire alla crisi mostrando capacità di resistenza, ora si fanno notare per un’elevata propensione a servire i mercati esteri e stanno beneficiando dello sviluppo limitrofo di poli delle Tecnologie della comunicazione (Ict). Tre indizi che fanno una prova: i distretti industriali sono ancora un punto di forza dell’economia nazionale e si prevede che continueranno a trainare la ripresa nel prossimo futuro. Buoni risultati già ottenuti e previsioni incoraggianti rientrano nel decimo rapporto annuale sull’economia e finanza dei distretti industriali realizzato dalla direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo.

Lo studio analizza i bilanci aziendali dallo scoppio della crisi di circa 18mila imprese che appartengono a 153 'ecosistemi' industriali e di circa 54mila imprese non distrettuali. Nel biennio 2016-2017 la crescita cumulata del fatturato è stata pari al +4,6%. Complessivamente nel periodo tra il 2008 e il 2017 nei distretti l’aumento dei ricavi è stato del 13% a fronte del +8,7% delle aree non distrettuali. Anche per i margini unitari c’è differenza, visto che nel primo caso si è tornati a livelli superiori a quelli pre-crisi, mentre le aziende 'distaccate' fanno ancora fatica a recuperare terreno. Le stime, inoltre, dicono che il sistema è destinato a dare un contributo ancor più sostanzioso alla risalita italiana per quest’anno e il prossimo, quando è prevista un’accelerazione della crescita (+5,8% cumulato), trainata dai mercati esteri. Un contributo importante è atteso dalla filiera metalmeccanica, sulla spinta degli investimenti in macchinari, supportati dagli incentivi previsti nel piano 'Industria 4.0'. E nell’ultimo anno si sono messe in evidenza soprattutto le grandi realtà dell’agro-alimentare.

Ordinando i distretti industriali analizzati per performance di crescita e reddituale, è possibile ricavare una classifica dei 20 migliori. Tutte le macro-aree italiane sono presenti, anche se è evidente che ci sia uno squilibrio tra Settentrione e Mezzogiorno. Prevalgono i distretti del Nord-Est (10) e del Nord-Ovest (5). Il Centro e il Mezzogiorno sono presenti rispettivamente con due e tre distretti. Tutte le principali filiere produttive sono rappresentate, anche se emerge una prevalenza dei distretti dell’agro-alimentare (6) e della metalmeccanica (7). Ai primi tre posti della classifica figurano nello specifico l’occhialeria di Belluno, la gomma del Sebino bergamasco e il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene. I risultati contenuti nell’indagine di Intesa Sanpaolo, secondo l’amministratore delegato Carlo Messina sono la conferma di un Paese in crescita: «L’Italia è forte, molto forte. Con un +1.5% del Pil 2017 questa è indubbiamente una ripresa, ma deve essere equa e coinvolgere le fasce escluse della popolazione». Per il manager una crescita con meno disparità passa soprattutto da una serie di interventi: «Indubbiamente la riduzione del debito pubblico deve essere una priorità assoluta per il nuovo governo, perché così si creano quelle risorse che servono per investire sul lavoro ».

Le altre due criticità da risolvere indicate da Messina sono la disoccupazione giovanile, «una vera emergenza sociale», e il ritardo del Sud, «l’area del Paese dove si registrano le maggiori difficoltà». Dal canto suo, la banca si è impegnata a favorire una crescita il più bilanciata possibile. «Nel redigere il piano d’impresa 20182021, abbiamo dato rilievo a questo aspetto – ricorda Messina – collocando 250 milioni di euro a un fondo specifico, destinato a garantire circa 1,2 miliardi di euro di crediti da erogare alle categorie che hanno difficoltà ad accedere al credito nonostante il loro potenziale, come nuove famiglie, studenti universitari, ricercatori e nuova imprenditoria».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: