mercoledì 31 ottobre 2018
Il settore dei pasti consegnati in scooter o in bicicletta è popolato di startup che non riescono a essere redditizie. Ora è iniziato il processo di consolidamento
Un momento di una delle prime manifestazioni dei rider di Foodora a Torino, nell'ottobre del 2016

Un momento di una delle prime manifestazioni dei rider di Foodora a Torino, nell'ottobre del 2016

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Nel settore delle consegne a domicilio non c’è spazio per tutti. Anche se negli ultimi anni ci siamo abituati a vedere una moltitudine di rider che girano per le città in scooter o in bicicletta per consegnare pranzi alla gente, il successo economico di questa attività non è altrettanto esplosivo. Molti colossi del settore restano startup che ancora non riescono a rendere redditizio un business dove i margini sono bassi. Si spiega così anche la pressione per tenere bassissime le paghe dei rider, che restano in attesa di qualche passo avanti nel tavolo avviato al ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi di Maio. La prossima riunione tra aziende e rappresentanti dei rider è prevista per il 7 novembre.

È iniziato intanto il consolidamento del settore. Glovo, piattaforma spagnola che si occupa di consegne varie (oltre ai pasti anche i farmaci, la spesa al supermercato, ma anche semplici pacchi), ha trovato un accordo con la tedesco Delivery Hero per prendere il controllo di Foodora Italia, messa in vendita lo scorso agosto.

Il marchio Foodora, che in Italia è stato molto indebolito a causa delle proteste dei rider malpagati (ma anche i rider delle altre aziende, Glovo compresa, protestano con sempre maggiore frequenza), sarà gradualmente assorbito da Glovo, fino a sparire. Foodora è attiva in Italia dal 2015, lavora a Milano, Torino, Roma, Firenze, Bologna e Verona. Glovo è presente in dodici città italiane e conta, grazie a questa operazione, di raggiungere 620mila utenti e portare a 4.500 i partner commerciali con cui lavora.

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