mercoledì 2 marzo 2011
COMMENTA E CONDIVIDI

Giornata di festa, ma senza retribuzione, il prossimo 17 marzo. Scuole, uffici e fabbriche resteranno chiusi per la ricorrenza del 150° dell’unità d’Italia, ma i datori di lavoro potranno non retribuire la festività ai propri dipendenti. E per evitare la diminuzione di stipendio ai lavoratori, le imprese anticiperanno a marzo la giornata normalmente pagata in più a novembre in occasione della festività del 4 novembre; salvo pareggiare i conti con lo stipendio dello stesso mese di novembre, nel quale metteranno una giornata di retribuzione in meno. La novità è prevista dal decreto legge n. 5/2011, pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 23 febbraio.

Il provvedimento colora di rosso, sul calendario, il giorno 17 marzo. Data che vede la ricorrenza del 150° anniversario della proclamazione dell’unità d’Italia, già dichiarata festa nazionale dalla legge n. 100/2010. Il decreto legge aggiunge, adesso, che quel giorno deve considerarsi festivo agli effetti lavorativi senza, tuttavia, conservazione del diritto di retribuzione come normalmente avviene nelle giornate rosse sul calendario. Questo vuole dire, dunque, che i lavoratori quel giorno non andranno al lavoro e che le imprese non dovranno retribuire quella giornata. Per evitare la riduzione di stipendio ai lavoratori il decreto legge prevede questa soluzione: «gli effetti economici e gli istituti giuridici e contrattuali previsti per la festività soppressa del 4 novembre non si applicano a tale ricorrenza ma, in sostituzione, alla festa nazionale per il 150° anniversario dell’unità d’Italia», ossia al 17 marzo. La soluzione è prevista «al fine di evitare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese private». In pratica, permette alle imprese di anticipare sul cedolino di marzo la retribuzione della giornata del 4 novembre, giornata che normalmente è retribuita come “festività cadente di domenica”, ossia come giornata in più e in misura di 1/6 dell’orario settimanale di lavoro. In questo modo i lavoratori non “perdono” paga e le imprese non retribuiscono la giornata in più. Alla fine dei conti dell’anno 2011, però, i lavoratori avranno avuto una giornata in meno di paga, le imprese un giorno in meno di produzione.

Con la compensazione (4 novembre pagato il 17 marzo), insomma, le fabbriche rimarranno chiuse, i lavoratori faranno il giorno di riposo e le imprese non dovranno sopportare il costo retributivo (circa 4-6 miliardi di euro secondo le stime di Confindustria). La soluzione della compensazione vale per i lavoratori che sono retribuiti a ore. Agli “stipendiati”, invece (cioè i lavoratori che ricevono sempre il fisso mensile, senza calcolare le giornate o le ore di lavoro), non è applicabile in quanto nei loro confronti le festività sono sempre tutte pagate e incluse nello “stipendio” mensile; tanto che, per il 4 novembre, questi lavoratori non ricevono la giornata in più di paga. Stesso discorso vale per i dipendenti pubblici, tutti stipendiati: faranno festa senza aver a subire alcuna conseguenza sul mensile.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: