venerdì 9 marzo 2018
Il giorno dopo la firma del decreto che introduce una tassa del 25% sull'acciaio e del 10% sull'alluminio, negli uffici della Ue si lavora a una soluzione diplomatica
Un'industria siderurgica in Cina (foto dell'archivio Ansa)

Un'industria siderurgica in Cina (foto dell'archivio Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

Il giorno dopo la firma di Donald Trump dei dazi su acciaio (25%) e alluminio (10%), a Bruxelles la parola d’ordine è: prudenza, evitare di precipitare in una devastante guerra commerciale. Bruxelles ha riposto le sue ultime speranze nel parziale ammorbidimento del presidente Usa, che ha escluso Canada e Messico e previsto la possibilità di altre esenzioni. «Il dialogo – ha sottolineato il commissario europeo al Commercio Cecilia Malmtröm – è sempre la prima opzione per l’Ue. Non possiamo essere una minaccia per la sicurezza nazionale degli Usa, per cui speriamo che ci escludano». «Non è ancora del tutto chiaro – ha spiegato anche il vicepresidente della Commissione Europea, Jyrki Katainen – come funzionerà il processo di esclusione. È evidente che noi non riteniamo che l’Ue sia fonte di commercio scorretto o una minaccia alla sicurezza. Siamo un alleato, non una minaccia».

COSA SONO I DAZI DI TRUMP: SETTE RISPOSTE PER CAPIRE

Qualche speranza è giunta dalle dichiarazioni del segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin (una colomba), «mi aspetto – ha detto – che vi saranno altri Paesi che il presidente considererà (per le esenzioni, ndr) nelle prossime due settimane». Certo, i moniti rimangono, «siamo stati molto chiari che la decisione (di Trump, ndr) non è in linea con il Wto – ha detto Malmström – dovremo proteggere la nostra industria con misure di riequilibrio e salvaguardia» (si parla di misure per circa 3 miliardi di euro, dai jeans Levi’s alle Harley Davidson, a prodotti in acciaio, fino ai succhi di frutta e al whiskey). «Se si verifica il caso peggiore – ha aggiunto Katainen – siamo pronti a portare gli Usa davanti al Wto, ne stiamo discutendo con gli alleati». In primis con il Giappone, che come l’Ue chiede esenzioni.

Secondo le regole del Wto le misure «proporzionate» dovranno esser comunicate entro 90 giorni dall’entrata in vigore dei dazi Usa (il 23 marzo), ma, ha precisato Malmström, non necessariamente scatterebbero subito. Insomma, spazio alla diplomazia. «I dazi – ha detto anche il premier Paolo Gentiloni, in una telefonata con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker – non sono la via da seguire, è importante proseguire nel dialogo con gli Stati Uniti». Oggi Malmström incontra a Bruxelles il rappresentante Usa per il commercio Robert Lighthizer e il ministro giapponese al Commercio, Hiroshige Seko, Bruxelles avverte però che non sarà risolutivo, ne seguiranno altri.

Molto preoccupata è la Germania, tra le più esposte ai dazi e direttamente attaccata da Trump come «scorretta», mescolando temi Nato come le spese militari. «Non uso un linguaggio marziale – ha affermato la cancelliera Angela Merkel – ma i dazi sono svantaggiosi per tutti», Berlino «sostiene l’Ue nella ricerca del dialogo con gli Usa, ma anche con Paesi colpiti come la Cina».

«Quello di Trump – sbottava intanto il ministro dell’Economia di Berlino, Brigitte Zypries – è protezionismo che offende stretti partner come l’Ue e la Germania». Anche Parigi è inquieta, «voglio dire – ha dichiarato il ministro dell’Economia Bruno Le Maire – in modo molto chiaro che una guerra commerciale tra gli Stati Uniti e il resto del mondo farà solo perdenti. Esamineremo la situazione con tutti i nostri partner europei, le conseguenze delle decisioni Usa e le misure che potrebbero essere prese». A rischio, avverte Axel Eggert, presidente dell’associazione europea delle industrie siderurgiche Eurofer, «migliaia di posti di lavoro».
Il timore è anche che Trump punti a dividere l’Ue. Da Trattato il commercio estero è di esclusiva competenza della Commissione. Già il ministro del Commercio britannico Liam Fox (in vista anche della Brexit) è volato a Washington per strappare esenzioni per Londra. «L’Ue – ha avvertito Katainen – deve esser vista come un blocco commerciale, tutti gli Stati membri sono legati alle stesse regole per il commercio, e non vogliamo vedere divisioni». «Nel prossimo Consiglio Europeo – ha detto anche Gentiloni – valuteremo una posizione da assumere in comune». Solo uniti si potrà affrontare Trump.
<+RIPRODUZ_RIS>ell Aurora e la visita al Museo delle vittime del genocidio. Per l arcivescovo di Vilnius, monsignor Gintaras Gruaas, presidente del

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: