lunedì 28 settembre 2015
«Il messaggio principale è che bisogna ascoltare i dipendenti. Più si progetta insieme, maggiore è la soddisfazione di entrambe le parti. Altrimenti si rischia l'autoreferenzialità». Lo conferma Simonetta Cavasin (nella foto), amministratore delegato di OD&M Consulting, la società specializzata in Hr Consulting di Gi Group.
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Sono sempre più le imprese che intendono attivare progetti di welfare aziendale. Lo conferma Simonetta Cavasin, amministratore delegato di OD&M Consulting, la società specializzata in Hr Consulting di Gi Group. Quali novità dal vostro Rapporto Welfare 2015?

Lo studio è stato elaborato partendo dall’analisi di due web survey sul tema, una B2B che ha coinvolto 112 imprese, l’altra B2C che ha visto la partecipazione di oltre 300 lavoratori appartenenti a diverse tipologie di aziende.  L’analisi ha permesso di rilevare cosa pensano le aziende che stanno valutando l’implementazione di un piano di welfare aziendale e quelle che hanno già sperimentato il suo utilizzo, identificandone le diverse modalità di approccio e di gestione. La scelta di effettuare l’analisi sui due differenti panel, aziende e lavoratori, ha permesso di evidenziare parallelismi e disallineamenti sulla percezione che aziende e dipendenti hanno sul tema. L'obiettivo era di monitorare un fenomeno rilevante.C'è un punto di incontro tra richieste dei lavoratori ed esigenze dei datori?

Il messaggio principale è che bisogna ascoltare i dipendenti. Più si progetta insieme, maggiore è la soddisfazione di entrambe le parti. Altrimenti si rischia l'autoreferenzialità.

Il welfare sembra tornato di moda: una questione di immagine, di convenienza fiscale o di volontà di migliorare le relazioni in ambito lavorativo?È un po' un mix di tutto questo. Dal 2009 stiamo assistendo in Italia a una spinta tattica, anche sull'onda della crisi. Già dal 1980 il nostro Paese si era dotato di un testo legislativo in materia. Ma erano soprattutto le multinazionali straniere a importare i modelli di welfare. Ora assistiamo a un nuovo patto tra lavoratori e datori.

Ma quali sono i progetti di welfare più richiesti?

Prima di tutto la gestione dei tempi: flessibilità oraria in entrata e in uscita, banca delle ore, part time e telelavoro. Poi i servizi di ristorazione: dal buono pasto alle convenzioni con i ristoranti alla mensa condivisa. Altro tema molto sentito è la mobilità e il modo di raggiungere il posto di lavoro. Infine l'assistenza: dall'asilo nido alla cura delle persone anziane.

Dopo il Rapporto realizzerete progetti?

Stiamo lavorando soprattutto con medie imprese dai 50 addetti in su che operano nelle regioni settentrionali.

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