venerdì 21 agosto 2015
Il 60,7% dei giovani tra 16 e 34 anni non partecipa ad alcuna attività associativa e si sente meglio rappresentato dalla propria famiglia (55,0%), da se stesso (49,1%) o dal gruppo di amici (25,9%).
Ecco come generare la classe dirigente
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La IX edizione del Rapporto Generare Classe Dirigente realizzata da Fondirigenti e Luiss Guido Carli che quest’anno si focalizza sulla dimensione sociale delle giovani generazioni, indagando il loro rapporto con i luoghi della socializzazione. L’analisi, che si pone in termini di continuità rispetto al Rapporto precedente, approfondisce le cosiddette “soft skills” dei giovani italiani – futura classe dirigente -  vale a dire la capacità di relazionarsi con le persone ed i luoghi tipici della vita adulta.    Giovani distanti dall’associazionismo. Il 60,7% dei giovani intervistati tra i 16 e 34 anni dichiara di non partecipare ad alcuna attività associativa, con percentuali simili (61,3%) anche per i giovani tra i 16 ed i 24 anni. E - fenomeno ancora più significativo - il 45,8% dei 16 – 34enni sostiene di non partecipare con una certa continuità ad alcun gruppo spontaneo (cerchia di amici, attività sportiva, colleghi di lavoro, volontariato). Di contro, il 39,3% dei giovani tra i 16 e 34 anni sostiene di partecipare in qualche modo ad attività associative, meno i 16-17enni (33,1%), significativamente di più i 18-24enni (42,2%) e un po’ di più i 25-34enni (38,7%). Le associazioni vengono concepite come luoghi nei quali far riscoprire il valore dello stare insieme o nei quali perseguire scopi comuni che da soli è difficile o impossibile raggiungere. Si tratta di un associazionismo spontaneo, proveniente dal basso, privo di gerarchie. La prevalenza della dimensione individualistica e familistica. Un giovane su quattro dichiara di non sentirsi rappresentato da alcun soggetto se non dalla cosiddetta “cerchia ristretta”, costituita dalla propria famiglia (55,0%), da se stesso (49,1%) o dal gruppo di amici (25,9%). Infatti solo il 35,8% dei giovani 16-34enni riconosce che le associazioni (imprenditoriali e sindacali) servono a rappresentare gli interessi degli iscritti presso le istituzioni e nella società. La socializzazione attraverso le start-up. Esiste poi una socializzazione che deriva dalle attività inerenti alla costituzione, e all’eventuale seguente lancio, di una propria start-up: il 5,8% dei 16-34enni  dichiara di avere un progetto in corso o di aver messo già in piedi l’azienda, mentre un 20,4% è orientato in tal senso ma si trova in una fase in cui non sa da dove cominciare. La percentuale di coloro che sono attivamente impegnati in questa direzione sale per i 25-34enni (8,1% contro una media del 5,8%), segno che il clima di questi anni spinge i giovani all’auto imprenditorialità, soluzione rischiosa ma che rappresenta una modalità attraverso cui si manifesta la voglia di farcela.La relazionalità reale più importante di quella virtuale. Il 30% della giornata di un giovane è di tipo virtuale (tv, radio, smartphone, internet, etc.), per il resto si tratta di relazionalità reale alla quale viene attribuito un significato più importante rispetto alla costruzione di rapporti “liquidi” e intangibili: infatti 3/4 dei giovani intervistati riconoscono che passare troppo tempo su internet non aiuta a sviluppare rapporti sani e reali con le persone.  "La fotografia restituita dal Rapporto  - ha detto Luigi Serra, vice presidente esecutivo Luiss -evidenzia la necessità di arricchire la preparazione scolastica e universitaria, con l’acquisizione di  nuove competenze, messe a fattor comune.  Insegnare ai ragazzi ad essere curiosi, a saper lavorare in gruppo e a sviluppare capacità relazionali, è uno degli obiettivi che la Luiss da sempre persegue per la formazione della futura classe dirigente del Paese". "Il Rapporto di quest’anno - ha dichiarato Renato Cuselli, presidente Fondirigenti - getta le basi per dare vita ad un intervento formativo di alto profilo, rivolto ai giovani e ai meno giovani sui temi della responsabilità e delle competenze manageriali. Crediamo che i tempi siano maturi per creare un acceleratore per i manager del domani. Un percorso formativo, una palestra dove junior e senior siano fianco a fianco nella riflessione sui temi affrontati in questi anni, dagli elementi fondanti della classe dirigente, fino alle competenze necessarie per far fronte alle sfide del nuovo mondo, per giungere all’imprescindibile necessità di occuparsi, come classe dirigente, del bene comune, in un ritrovato equilibrio tra dimensione personale e dimensione sociale".
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