martedì 26 giugno 2018
Anche i fattorini del food delivery possono permettersi la loro connessione. Agli italiani mancano drammaticamente competenze digitali, non i 6 euro al mese per andare online
Luigi Di Maio, vice presidente del Consiglio dei ministri, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico

Luigi Di Maio, vice presidente del Consiglio dei ministri, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico

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Non sono tanto gli italiani, a non essere connessi, ma l’analisi dei problemi che Luigi Di Maio si è impegnato a risolvere. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ha incontrato i fattorini del food delivery nel suo primo giorno al ministero e sicuramente avrà notato che questi lavoratori pagati così poco da avere bisogno, secondo lo stesso Di Maio, di un salario minimo per la loro dignità, hanno tutti una connessione a Internet, indispensabile per il loro lavoro. Non risulta che i "rider" abbiano parlato al ministro del costo del traffico dati del cellulare come principale problema.

Il fatto che anche i fattorini possano permettersi una connessione poteva fare intuire al ministro che quella di Internet come «diritto primario» da garantire gratis a ogni cittadino per «almeno mezz’ora al giorno» è un’iniziativa inutile. Inutile perché sconnessa dalla realtà. E la realtà è che non è per mancanza di soldi che tanti italiani oggi non si connettono mai. Interrogate dall’Istat sui motivi per cui non hanno pensato di installare a casa una connessione a Internet, le 7,1 milioni di famiglie italiane che abitano in appartamenti "offline" hanno risposto a larghissima maggioranza, che non sanno usare la Rete (4 milioni di famiglie) o che non la trovano né utile né interessante (1,8 milioni di famiglie).

È vero però che ci sono 741mila famiglie che non hanno connessioni a casa perché le ritengono troppo costose. Sono il 2,3% della popolazione italiana. Il mercato sta andando incontro ai loro budget ristretti molto più rapidamente del governo: con le ultime offerte a basso costo di operatori come Iliad o “ho” bastano 6 o 7 euro al mese, cioè 20-30 centesimi al giorno, per avere anche 30 gigabyte di connessione mensile. Connessioni per tutti, se sono i soldi il problema.

Il problema però è un altro. La relazione annuale Desi 2018, che rileva i progressi digitali dell’Ue, mostra che l’Italia è al 25esimo posto in Europa per utilizzo del digitale e ha un’evidente carenza di competenze digitali. Significa che serve formazione digitale per chi studia e per chi lavora, non mezz’ora quotidiana di Internet offerta dallo Stato. Ma per capirlo occorre una visione del ruolo dello Stato più sviluppista e meno assistenzialista di quella che sembra avere il ministro Di Maio.

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