martedì 5 febbraio 2019
Permettersi dei domestici è un po’ più costoso, sia per quanto riguarda la retribuzione e sia sul versante dei contributi. Busta paga e conto Inps, infatti, lievitano per effetto dell’Istat
Colf e badanti costano di più
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Permettersi una colf quest’anno è un po’ più costoso, sia per quanto riguarda la retribuzione e sia sul versante dei contributi. Busta paga e conto Inps, infatti, lievitano per effetto dell’Istat. Per quanto riguarda gli stipendi, gli incrementi per i domestici conviventi del livello più basso sono poco più di 7 euro: passano da 629,15 a 636,20. Circa 15 euro in più coloro che assistono persone non autosufficienti. L’adeguamento, seppur contenuto, porterà a un aumento di circa 55 euro all’anno per le famiglie con una colf e di circa 105 euro per la badante. L’aumento dei contributi farà sentire i suoi effetti dal prossimo 10 aprile, in occasione della prima scadenza contributiva relativa al primo trimestre 2019. L’incremento è abbastanza modesto: per una colf con paga oraria di 9 euro si pagano tre centesimi in più. I dati sono stati resi noti dall’Inps (circolare n. 16/2019).

Le retribuzioni minime di colf e badanti sono aggiornate annualmente, in base alla variazione del costo della vita (Istat). Gli importi minimi sono fossati secondo le categorie previste dal contratto collettivo. Si parte, quindi, dai collaboratori domestici alle prime armi (livello A) per arrivare a chi, dopo un’adeguata formazione professionale, assiste persone non autosufficienti (livello DS). C’è poi distinzione tra conviventi (anche part-time), non conviventi e lavoratori che assicurano assistenza o presenza notturna. Al minimo retributivo fissato per legge vanno aggiunti gli scatti di anzianità previsti per ogni biennio di servizio svolto presso lo stesso datore di lavoro, la quota vitto e alloggio (168,30 euro per mese) se convivente e gli eventuali superminimi ovvero aumenti per merito.

Il versamento dei contributi avviene sulla base di fasce di retribuzioni stabilite dalla legge. Ne sono tre e hanno come riferimento la retribuzione oraria, quale base per la commisurazione dei contributi il che comporta, pertanto, la necessità di ricondurre all’ora tutti gli emolumenti corrisposti ai domestici (compresa la quota di tredicesima e le eventuali indennità di vitto o di alloggio, nel caso in cui la collaboratrice domestica ne abbia diritto).

Ecco i nuovi valori di retribuzione:
• Categoria A = 636,20 euro mensili per i conviventi; euro 4,62 orari per i non conviventi;
• Categoria AS = 751,88 euro mensili per i conviventi; euro 5,45 orari per i non conviventi;
• Categoria B = 809,71 euro mensili per i conviventi; euro 5,78 orari per i non conviventi;
• Categoria BS = 867,55 euro mensili per i conviventi; euro 6,13 orari per i non conviventi;
• Categoria C = 925,40 euro mensili per i conviventi; euro 6,47 orari per i non conviventi;
• Categoria CS = 983,22 euro mensili per i conviventi; euro 6,82 orari per i non conviventi;
• Categoria D = 1.327,76 euro mensili per i conviventi; euro 7,87 orari per i non conviventi;
• Categoria DS = 1.385,60 euro mensili per i conviventi; euro 8,21 orari per i non conviventi.

Questi i nuovi valori di contribuzione:
• Paga oraria effettiva fino a euro 8,06 = 1,42 (0,36) euro il contributo orario con cassa assegni familiari (Cuaf); 1,43 (0,36) euro il contributo orario senza cassa assegni familiari (Cuaf);
• Paga oraria effettiva da euro 8,07 a ero 9,81 = 1,61 (0,4) euro il contributo orario con cassa assegni familiari (Cuaf); 1,62 (0,4) euro il contributo orario senza cassa assegni familiari (Cuaf);
• Paga oraria effettiva oltre euro 9,81 = 1,96 (0,49) euro il contributo orario con cassa assegni familiari (Cuaf); 1,97 (0,49) euro il contributo orario senza cassa assegni familiari (Cuaf);
• Qualsiasi importo di paga oraria effettiva, nei rapporti di lavoro oltre le 24 ore settimanali = 1,04 (0,26) euro il contributo orario con cassa assegni familiari (Cuaf); 1,04 (0,26) euro il contributo orario senza cassa assegni familiari (Cuaf).
(In parentesi l’importo del contributo a carico del lavoratore domestico).

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