venerdì 2 giugno 2017
Nel 2017 sono stati necessari 153 giorni per scrollarci di dosso la morsa delle tasse; ben 38 giorni in più rispetto al dato registrato nel 1980
Cgia: «Oggi finiamo di lavorare per il fisco»
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«Oggi è l'ultimo giorno dell'anno che lavoriamo per il fisco; da domani, infatti, scatta il tanto sospirato giorno di liberazione fiscale». A dare la "buona notizia" ai contribuenti italiani è il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, che, assieme ai colleghi ricercatori, ha calcolato anche per l'anno in corso la data in cui iniziamo a lavorare per noi stessi: il 3 giugno, per l'appunto. «Incluse le festività - prosegue Zabeo - nel 2017 sono stati necessari 153 giorni per scrollarci di dosso la morsa del fisco; ben 38 giorni in più rispetto al dato registrato nel 1980. Lavorare cinque mesi su 12 per lo Stato ci dà l'idea di quanto eccessivo sia il nostro fisco. Al netto del peso dell'economia sommersa, sui contribuenti fedeli al fisco grava una pressione fiscale reale che sfiora il 50%, un carico che non ha eguali in Europa».

In ogni caso, la pressione fiscale ha cominciato a scendere con l'introduzione in particolar modo del cosiddetto bonus Renzi (maggio 2014), l'eliminazione dell'Irap dal costo del lavoro (2015) e la cancellazione della Tasi (2016). Oltre a questa misura, nel 2017 hanno concorso alla contrazione del peso fiscale e contributivo la riduzione dell'Ires (imposta sui redditi delle società di capitali) dal 27,5 al 24%; i super-ammortamenti (al 140%); l'aumento delle deduzioni Irap; l'innalzamento delle soglie per accedere al regime dei minimi e la proroga del parziale esonero contributivo a carico delle imprese che hanno assunto personale a tempo indeterminato. Tuttavia il calo, conclude la Cgia, non ha riguardato il popolo delle partite Iva.

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