venerdì 24 ottobre 2014
Sono i dati che emergono dalla seconda edizione della mappa The Italian Startup Ecosystem: Who's Who, curata da Italia Startup e dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Smau e con Cerved Group e con il supporto istituzionale del Ministero dello Sviluppo economico.
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È vivace e gode di ottima salute, nonostante la crisi economica, l'intero ecosistema delle startup italiane: più che raddoppiate le startup innovative, che registrano un incremento del 120% passando da 1.227 nel 2013 a 2.716 nel 2014, mentre le startup finanziate crescono del 74% passando da 113 nel 2013 a 197 nel 2014. Sono i dati che emergono dalla seconda edizione della mappa The Italian Startup Ecosystem: Who's Who, curata da Italia Startup e dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Smau e con Cerved Group e con il supporto istituzionale del Ministero dello Sviluppo economico. Rispetto allo scorso anno la mappa è stata ampliata con nuovi attori quali bandi, piattaforme di Crowdfunding, Fablab, Hackathon e Corsi di formazione imprenditoriale.La ricerca evidenzia per il 2013 investimenti complessivi (sia da investitori istituzionali che da business angel, family office e venture incubator) in startup hi-tech in crescita del 15% sul 2012 per un valore di 129 milioni di euro (erano 112 milioni un anno prima). Una cifra che rimane in valore assoluto ancora piccola se confrontata con quella relativa ad altri Paesi: in Italia si investe in startup hi-tech un ottavo rispetto a Francia e Germania, un quinto rispetto al Regno Unito e poco meno della metà rispetto alla Spagna.Si stima per quest'anno un calo degli investimenti, che dovrebbero riassestarsi sui 110 milioni di euro, dovuto, in buona misura, alla chiusura dei fondi con target di investimento sul Sud Italia. Al tempo stesso, però, si registra un netto incremento del ruolo svolto dagli investimenti fatti da soggetti non istituzionali: l'apporto di questa tipologia di investitori è in costante crescita dal 2012 a oggi, fino ad arrivare ad un peso del 50% degli investimenti stimati per il 2014."I dati della seconda edizione dell'Osservatorio - sottolinea Federico Barilli, segretario generale di Italia Startup- si collocano in un quadro di forte dinamica del comparto. Gli investitori cosiddettiistituzionali hanno un ruolo di continuità importante nel sostegno alle giovani imprese innovative. Le banche hanno iniziato a fornire prestiti rilevanti, di medio termine, alle startup, grazie al fondo di garanzia statale, pari a quasi 100 milioni di euro".Le startup intanto crescono: "Sono più che raddoppiate in un anno quelle iscritte al registro dedicato presso le Camere di commercio - ricorda Barilli - e sono quasi raddoppiate quelle che hanno ricevuto investimenti in equity. L'azione associativa si rivolge ora a due interlocutori chiave per far crescere ulteriormente il sostegno alle giovani imprese innovative: le aziende italiane, ancora troppo timide negli investimenti finanziari e industriali in startup; gli investitori e le imprese straniere che troppo spesso non hai nei loro radar il nostro ecosistema, ricco di startup di valore e che stanno sulla frontiera dell'innovazione mondiale".In questo scenario, la ricerca dell'Osservatorio Startup Digitali ha evidenziato due ulteriori aspetti positivi nel nostro Paese. "In primo luogo - commenta Andrea Rangone, responsabile degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano e consigliere di Italia Startup - si è riscontrato all'interno di tutte le componenti dell'ecosistema un buon fermento, che sta contribuendo, a nostro avviso, a generare un circolo virtuoso complessivo".
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