giovedì 26 ottobre 2017
Il presidente Cei apre i lavori della Settimana sociale proponendo un progetto per il Paese basato sulla valorizzazione della famiglia e del territorio. Mons. Santoro: i drammi del Sud ci feriscono
Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti (Siciliani)

Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti (Siciliani)

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Un investimento sulla famiglia e un grande piano di sviluppo per l'Italia basato sulla messa in sicurezza del territorio e la valorizzazione del suo patrimonio paesaggistico e artistico. Non manca di lanciare proposte concrete il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti aprendo i lavori della 48esima Settimana sociale a Cagliari. (QUI IL PROGRAMMA)

Dopo il videomessaggio del Papa, il presidente dei vescovi italiani ha ripreso il tema di una "rinovata teologia del lavoro", di "un lavoro a servizio della persona umana", ribadendo il no della Chiesa "all’idolatria del lavoro che produce solamente carrierismo, affermazione individualista di se stessi e desiderio avido di avere sempre maggiori ricchezze". Mentre "un deciso sì va indirizzato al rapporto fondamentale con il tempo di riposo. Il lavoro è solo una parte della giornata di un uomo. Il resto deve essere dedicato all’otium, al tempo libero, alla famiglia, ai figli, al volontariato, alla preghiera". Concludendo che "la difesa e la valorizzazione della dignità umana deve essere il concetto chiave di ogni teologia del lavoro".

QUI I TESTI INTEGRALI DEGLI INTERVENTI

Giovani penalizzati

Non manca la denuncia delle tante diseguaglianze che caratterizzano il nostro Paese e che, nota Bassetti, hanno il principale comune denominatore nei giovani. Reddito e occupazione non solo stanno favorendo le generazioni più 'vecchie', ma stanno incentivando una drammatica emigrazione di massa dei nostri giovani. Lo voglio dire senza tentennamenti: questa situazione è inaccettabile! - scandisce con forza il cardinale - Si tratta di un fenomeno ingiusto che è il risultato di un quadro sociale ed economico dell’Italia estremamente preoccupante".

Gli impegni della Chiesa

La Chiesa italiana non si ferma però solo alla denuncia ed è pronta a scendere in campo per giocare con tutte le energie il suo ruolo di promozione sociale. Bassetti ricorda a questo proposito l'esperienza degli «oratori come LabOratori»; poi la possibilità di rendere le parrocchie e le diocesi dei luoghi di indirizzo, che forniscano ai giovani le informazioni essenziali per cercare lavoro, attraverso una sezione del sito CEI, costantemente aggiornata; infine "le borse lavoro, da creare a livello diocesano per avviare all’attività lavorativa in particolare i giovani NEET, quelli che non studiano né cercano lavoro, perché ormai privi di speranza e iniziativa".

Le due proposte per la politica e il Paese

Per il presidente della Cei è però "giunto il momento per proporre un grande Piano di sviluppo per l’Italia, che si basi su due elementi di cruciale importanza: la famiglia e la messa in sicurezza del territorio". Bisogna infatti avere il coraggio di investire su questi due fattori che possono essere concretamente due traini per il mondo del lavoro e per un migliore equilibrio della società: "perché la famiglia e il territorio sono due elementi che hanno, al tempo stesso, una grande caratura morale e un immediato ritorno economico - spiega Bassetti -. Investire sulla famiglia con provvedimenti di natura fiscale e di Stato sociale – applicando il «fattore famiglia» sulle tasse, incrementando il numero degli asilo nido e sviluppando nuove tutele della maternità e della paternità – significa favorire un diverso rapporto tra la famiglia e il lavoro, tra il tempo dedicato all’attività lavorativa e il tempo libero dedicato alla famiglia, al volontariato e al riposo. Oggi, avere a disposizione il tempo rappresenta un bene prezioso: significa non solo aumentare la qualità della vita, ma vuol dire, soprattutto, umanizzare e civilizzare i rapporti interpersonali all’interno della società".

Un impegno come nel Dopoguerra

Occorre, però, "dare a questo Piano di sviluppo per l’Italia un’idea alta e nobile, per il Bene comune del Paese senza ridurlo all’ennesima occasione di ricerca di denaro pubblico - sottolinea con nettezza l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve -. È fondamentale, infatti, investire sulle energie morali del Paese, sui giovani talenti e su tutti quegli uomini e le donne di buona volontà che hanno veramente a cuore l’Italia e che credono che questo Paese possa crescere tutto insieme, senza strappi e senza rincorrere gli egoismi sociali, ma nel nome dei grandi uomini e delle grandi donne che hanno fatto l’Italia". "Il mio sogno, conclude esplicitamente Bassetti, è quello di un grande progetto per l’Italia ispirato da quel clima di ricostruzione del Paese che aveva animato i Padri costituenti e tutta quella gente semplice che, dopo la seconda guerra mondiale, o dopo i grandi disastri come l’alluvione del Polesine o il terremoto del Friuli, si è rimboccata le maniche e in silenzio ha ricostruito il Paese casa per casa, strada per strada, scuola per scuola".

Monsignor Santoro: i drammi del Mezzogiono ci feriscono

Non un convegno, ma un cammino sinodale, mosso dalla «passione per il Popolo che drammaticamente ogni giorno ci interpella per la mancanza del lavoro, per la sua precarietà, ma anche per il suo valore decisivo nella nostra vita». Dopo il saluto di monsignor Miglio, arcivescovo di Cagliari e dopo aver letto il messaggio del presidente della Repubblica, monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e organizzatore ha aperto la 48° Settimana sociale alla fiera di Cagliari, sottolineando che essa «parte dai volti della persone, non da statistiche o da teorie economiche anche se numeri e teorie hanno la loro importanza».

La Settimana cagliaritana avrà un registro profondamente umano e partecipativo e monsignor Santoro ha usato parole molto chiare per dirlo: «Siamo qui come delegati delle diocesi, di associazioni, movimenti, o invitati o esperti di questioni lavorative; mi permetto di chiedere a tutti di non staccarci nemmeno per un minuto dalla drammaticità espresse dalle immagini concrete delle vittime di incidenti sul lavoro, dei disoccupati che ci visitano ogni giorno, degli inattivi, dei cinquantenni in stand by, o meglio nel limbo o proprio nel purgatorio. Che i nostri interventi partano dal cuore e diventino proposte come se si trattasse di un nostro fratello o figlio, o figlia non da raccomandare, ma da incamminare al lavoro e non ad un incessante pellegrinaggio tra i vari centri per l’impiego. Che il nostro sapere anche accademico sia messo a servizio dei drammi che particolarmente nel nostro mezzogiorno ci feriscono».

Drammi che saranno analizzati a Cagliari e che sono particolarmente evidenti al Sud - Santoro ha citato l’Ilva della sua Taranto come pure il «grave problema della produzione e vendita delle armi che riguarda anche situazioni qui presenti in Sardegna», definendola «una grande immoralità» - rispetto ai quali la Settimana insegue una «una rigenerazione umana, urbana ed ambientale attraverso un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale», possibile solo attraverso «un cambiamento di paradigma nel nostro progetto di sviluppo globale che parta dal rispetto della dignità della persona umana, dalla cura della casa comune e dalla costruzione della pace» ha commentato nel saluto introduttivo.

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