mercoledì 18 agosto 2021
In Italia non si trovano 17mila autisti. Sono figure di difficile reperimento nel 35% dei casi. Anche per i costi alti della patente e i tempi di attesa
Una fila di tir in autostrada

Una fila di tir in autostrada - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

In Italia sono 17mila i camionisti che non si trovano. Ad affermarlo è la Cna Fita delle Marche sulla base dei dati Excelsior Unioncamere elaborati dal Centro Studi Cna. Sono 700 quelli che le imprese della logistica e del trasporto marchigiano sono disposti ad assumere entro la fine del mese. Sono figure professionali considerate di difficile reperimento nel 35% dei casi. Diventa sempre più complicato trovare persone disposte ad accettare il lavoro da autista. Tra quelli disponibili, uno su tre non ha i requisiti o la preparazione adeguata. Un ulteriore freno alle assunzioni viene dal fatto che il 58,7% delle aziende cerca lavoratori con esperienza nel settore. «Sono sempre meno - spiega Riccardo Battisti, responsabile Cna Fita Marche - i giovani disposti a mettersi al volante di un tir, mentre gli autisti anziani se ne vanno in pensione e non vengono sostituiti. Lo scorso anno in Italia hanno lasciato la professione 30mila autisti, mentre solo in 2mila hanno ottenuto la qualifica professionale per condurre veicoli pesanti. Il risultato? Se mancano gli autisti chiudono le imprese. Tra maggio 2019 e maggio 2021, le imprese di autotrasporto in attività nella nostra regione sono scese da 3.781 a 3.652, con la chiusura di 129 aziende. Chi vuole fare questo mestiere deve prima conseguire la patente E che abilita alla guida dei mezzi pesanti e la Cqc-Carta di qualificazione del conducente, con costi che oscillano tra i 6mila e i 7mila euro e tempi di attesa che vanno tra i dieci e i 12 mesi».

Anche in Campania c’è chi cerca 60 autisti, ma non li trova. Gerardo Napoli, 49 anni, della provincia di Salerno, dove ha sede la Napolitrans, azienda di cui è amministratore unico, ne ha veramente bisogno: «Offro il contratto della logistica, tutto in regola: nove ore al giorno per cinque giorni, tremila euro netti al mese. La mia azienda consegna alimentari alla grande distribuzione. Siamo arrivati a 80 milioni di fatturato, ma posso fare di più: il nostro giro d'affari è limitato dalla mancanza di personale. Per fare il camionista ci vuole la patente E. Per prenderla servono 6mila euro circa e sei mesi di studio. Non tutti hanno la costanza e i soldi».

Secondo Cna Fita Marche occorre lavorare sulla scuola, per ampliare il bacino dei soggetti potenzialmente interessata a una professione che garantisce stipendi iniziali di 1.750 euro mensili che possono arrivare fino a 3mila euro con le indennità di trasferta. Inoltre, la Regione Marche potrebbe seguire l'esempio della Regione Lombardia, che a fine luglio ha varato il piano Formare per assumere per incentivare le assunzioni nell'autotrasporto, contribuendo alle spese che gli aspiranti autisti devono affrontare per il conseguimento dei titoli necessari all'esercizio della professione. Andranno da 4mila ad 8mila euro gli incentivi regionali per ogni assunzione e 3mila euro per formare i lavoratori da avviare alla professione. L'intervento della Regione Lombardia è significativo in quanto destina risorse utili ad abbattere i costi elevati per conseguire le patenti superiori e la Cqc, elementi che impediscono a molti giovani di avvicinarsi a questa professione. Tanto che il presidente di Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggè, chiede «a tutte le Regioni di assicurare le medesime condizioni introdotte per l'autotrasporto dalla Lombardia».

Mentre Anita, l'associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di autotrasporto merci e logistica, propone «il rafforzamento delle politiche attive del lavoro e l'avvio di un'azione per qualificare lavoratori, anche disoccupati o coinvolti in situazioni di crisi aziendali, che potrebbero essere collocati nel settore del trasporto merci».

«Il problema della carenza di autisti, denunciato da alcune associazioni datoriali del settore, per noi è riconducibile al peggioramento della qualità e della sicurezza sul lavoro e alle retribuzioni che sono diminuite», sottolinea il segretario nazionale della Filt Cgil Michele De Rose. Secondo il sindacalista, «negli ultimi anni è cambiato il modo di lavorare degli autisti, soprattutto per quanto riguarda ritmi e tempi di lavoro, sempre più intensi e dilatati oltre misura. Allo stesso tempo si registra la carenza di infrastrutture dedicate al ristoro e al riposo dell'autotrasportatore lungo la rete viaria italiana. Inoltre i troppi incidenti stradali, aventi spesso come esito la morte sul lavoro di autisti, ma anche con il coinvolgimento di altri utenti della strada, necessitano norme sul tema del miglioramento della salute e della sicurezza. Inoltre abbiamo chiesto al ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili di provvedere a una politica di incentivi a favore delle imprese che fanno anche formazione, per poter rimborsare i costi sopportati dai lavoratori per le abilitazioni alla guida dei mezzi».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: