martedì 26 marzo 2024
Oltre due occupati su tre hanno come obiettivo per il futuro quello di ridurre il tempo dedicato all'attività professionale. Spesso non sono solo le aziende a scegliere chi assumere
Spesso non sono solo le aziende a scegliere chi assumere

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Oltre due occupati su tre hanno come obiettivo per il futuro quello di ridurre il tempo dedicato al lavoro, secondo il rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. È un'aspirazione sentita dal 67,7% degli intervistati, con poca differenza tra le classi di età. E una scelta che molti mettono in pratica nella vita quotidiana. Oltre tre occupati su dieci, soprattutto tra i più giovani, dichiarano di impegnarsi il minimo indispensabile, dicendo di no a straordinari, chiamate o mail fuori orario. Quasi il 28% ha rinunciato a un impiego migliore perché era troppo lontano da casa e per la maggioranza l'attività lavorativa influenza meno la vita privata rispetto al passato.

«Il lavoro non è più l'attività di vita per eccellenza intorno alla quale tutto il resto deve strutturarsi. È il segnale di una transizione socio-culturale decisiva in atto, esito di una molteplicità di fattori tra i quali, anche, retribuzioni che per la grande maggioranza dei lavoratori non sostengono desideri e ambizioni», si legge nel rapporto.

Lo studio registra, in un momento di dinamicità del mercato, più che una fuga dal lavoro in generale, una corsa alla ricerca di posti migliori. Tra i lavoratori con meno di 60 anni che si dimettono, il 67% entro tre mesi si ricolloca in un altro impiego. Tra le donne con figli, invece, molte lasciano e basta, espulse da un mercato del lavoro dove essere madri ha ancora un costo professionale.

Meglio il posto giusto che quello fisso

Ma quali sono le nuove priorità dei candidati? Come sta cambiando il loro modo di considerare il lavoro? Cosa li spinge a cercare nuove opportunità professionali? Quali elementi li motivano nella scelta di un’azienda? Sono alcune delle domande che Loriga&associati, società di ricerca e selezione, ha posto a più di un migliaio di candidati.

«I risultati del nostro sondaggio – precisa Orazio Stella, senior partner di Loriga&associati – confermano un trend che è iniziato ormai un paio di anni fa, subito dopo la prima ondata della pandemia da Covid-19. Soprattutto i candidati più giovani scelgono un’azienda non soltanto sulla base della retribuzione, ma di un insieme di altre componenti: bilanciamento vita privata e vita professionale, opportunità di sviluppo personale e professionale, coesione tra i propri valori e quelli dell’impresa. Il fatto che le aziende spesso fatichino a costruire un’offerta che metta insieme tutto rappresenta un grosso problema che rischia di acuirsi sempre di più, rendendo i processi di selezione più lunghi e, in alcuni casi, non del tutto soddisfacenti per entrambe le parti».

Quali elementi rendono un posto di lavoro giusto per i candidati? Se volessimo riassumere i risultati, potremmo dire che flessibilità, opportunità di sviluppo personale e professionale e attenzione alla sostenibilità e alla responsabilità sociale di impresa sono i tre elementi che, nella maggior parte dei casi, guidano le scelte dei candidati più giovani (di età compresa tra i 25 e i 40 anni). In particolare, la flessibilità (intesa come possibilità di avere il miglior work-life balance possibile) è il driver più importante per più del 55% degli intervistati; seguono opportunità di crescita professionale (che si concretizza anche in percorsi di carriera studiati ad hoc per ciascuna risorsa) al 18% e responsabilità sociale al 15%. Un discorso leggermente diverso, invece, per quel che riguarda le risorse che hanno alle spalle un percorso professionale più lungo: per questi candidati, infatti, l’aspetto economico è il motore che, più di altri, guida la scelta (65% dei casi), seguita da bilanciamento vita professionale – vita privata (14%) e possibilità di contribuire, in maniera diretta, alle scelte di lungo periodo dell’azienda al 12%.

«Dobbiamo iniziare – aggiunge Stella – a ragionare in modo diverso perché come abbiamo fatto fino ad oggi, probabilmente, non funziona più: il lavoro ibrido è ormai diventato la normalità quindi anche i manager hanno dovuto imparare a guidare le risorse (soprattutto quelle più giovani, magari appena entrate nel mondo del lavoro) anche a distanza, puntando tutto sulla produttività e quindi sul raggiungimento degli obiettivi e non più sulle ore trascorse in ufficio. Questo significa ridisegnare le organizzazioni e renderle sempre più vicine a ciò che i lavoratori chiedono e desiderano».

Secondo la società di recruiting Nextopp, «oggi non è più solo l’azienda a scegliere chi assumere, ma è anche il candidato a scegliere dove andare a lavorare. Alla luce di questo, le aziende devono comprendere l’importanza di riuscire a farsi percepire
come dei datori di lavoro desiderabili nei confronti di chi cerca lavoro. Per coltivare relazioni di fiducia con i nostri candidati condividiamo contenuti informativi gratuiti su come cercare lavoro e ogni mese diamo la possibilità ai candidati di sottoporci le loro domande durante le nostre sessioni live su LinkedIn. Stiamo accorciando le distanze tra candidati ed head hunter e abbiamo aumentato in modo considerevole la capacità di attrarre talenti che poi presentiamo alle aziende nostre clienti».

Ecco le aziende sul podio

L’elevato grado di fiducia dei collaboratori è il volano alla base della crescita delle performance economico-finanziarie dei 60 migliori luoghi di lavoro italiani. Questi ultimi, secondo quanto svelato dall’analisi del ranking Best Workplaces Italia 2024 stilato da Great Place to Work Italia, hanno registrato un Trust Index, l’indicatore del clima di fiducia di un’organizzazione, pari all’89%, stabile rispetto al 2023 e in crescita dell’8% nel confronto con il 2019. Divario che s’allarga addirittura al +18% nel confronto con le altre aziende analizzate che hanno fatto registrare un Trust Index medio del 71%. Un altro interessante strumento d’analisi è rappresentato dall’Overall Satisfaction, una valutazione più diretta e istintiva dell’ambiente di lavoro che, nel 2024, è risultato essere pari al 92% (+6% nel confronto con il 2019). Un livello elevato di fiducia dei dipendenti si riflette direttamente sul fatturato aziendale: i “best workplaces italiani nel 2023 hanno avuto una crescita media dei ricavi, rispetto all’anno precedente, del 28%, un dato che se confrontato con il +0,6% medio fatto registrare nell’incremento del fatturato da parte delle organizzazioni italiane appartenenti ad industria e servizi incluse nell’indice Istat fa capire l’importanza, per lo sviluppo del business aziendale, di avere dei dipendenti soddisfatti. Questi sono solo alcuni degli insight principali che emergono dalla nuova classifica Best Workplaces Italia 2024, redatta da Great Place to Work Italia, società di ricerca, tecnologia e consulenza organizzativa leader nell’analisi della employee experience, ascoltando il parere espresso da 219mila collaboratori di 379 aziende italiane, suddivise in base al numero di collaboratori: (10-49), (49-149), (150-499), (+ di 500).

Entrando più nel dettaglio, nell’analisi del ranking delle 60 migliori aziende italiane per cui lavorare nel 2024, si scopre come un’organizzazione su 3 (30%) appartenga al settore IT, seguono industria manifatturiera e produzione e i servizi professionali (15%), biotecnologie e farmaceutica, servizi finanziari e assicurazioni (8%), sanità (5%), media e retail (3%), edilizia/costruzioni, elettronica, ingegneria, alberghiero, telecomunicazioni, trasporti (2%) e agricoltura (1%). A livello di distribuzione territoriale, invece, più di 3 aziende su 4 (77%) hanno sede in Lombardia (52%), Lazio (17%) e Veneto (8%) e in totale sono 13 le regioni italiane rappresentate nel ranking. Valle D’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Umbria, Basilicata, Sardegna non hanno invece “best workplaces” sul territorio.

Un altro interessante spunto che emerge dal ranking dei migliori luoghi di lavoro italiani riguarda l’impatto, nel medio lungo-periodo, del turnover sui costi nascosti di un’organizzazione: sulla base di una simulazione svolta da Great Place to Work Italia su dati proprietari, un’azienda di circa 100 collaboratori con un tasso di turnover pari al 10%, che è il valore medio per le organizzazioni attive nel Nord Italia, subirà circa 200mila euro di costi annui attribuibili all’uscita delle persone.

Andiamo a scoprire, suddivisi per categorie sulla base del numero di collaboratori, quali sono i migliori ambienti di lavoro in Italia nel 2024. Tra le grandi aziende, con più di 500 collaboratori, la migliore organizzazione in cui lavorare è Hilton, realtà globale leader nel settore ospitalità, seguita da Teleperformance Italia (servizi professionali, assistenza telefonica/centri di vendita) e Conte.it (servizi finanziari e assicurazioni auto). Nella categoria delle organizzazioni che hanno tra i 150 e i 499 collaboratori trionfa Cisco Systems, leader mondiale nelle tecnologie che trasformano il modo con cui le persone si connettono, comunicano e collaborano che entra nella classifica Best Workplaces Italia per il 23esimo anno, davanti a Bending Spoons SpA (Information Technology – Software) e Dow (industria manifatturiera e produzione, prodotti chimici). Il podio della categoria tra i 50 e i 149 collaboratori vede al primo posto Biogen Italia Srl, una tra le prime aziende globali nel campo delle biotecnologie e completano il podio Storeis (servizi professionali – pubblicità e marketing) e Skylabs (Information Technology – Consulenza It). Nella categoria con un numero di dipendenti compreso tra dieci e 49, il primo posto lo conquista Auditel, società attiva nel settore media che rileva gli ascolti dell’intera offerta televisiva italiana nella sua articolazione digitale, satellitare, live e on demand, su tutte le piattaforme e i device davanti a Exein Spa, realtà che opera nel settore della cybersecurity ed Eoliann s.r.l. Società Benefit (Information Technology).




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