Il Papa: «In Turchia e Libano per un messaggio di pace»

di Giacomo Gambassi, inviato sul volo papale
Leone XIV è atterrato ad Ankara, dove è ufficialmente cominciato il suo primo viaggio apostolico. In volo il dialogo con i giornalisti e la consegna da parte di “Avvenire” dell'attestato di gratitudine arrivato da Kharkiv per gli aiuti inviati alla popolazione sotto le bombe
November 27, 2025
Un momento dell'incontro e del dialogo del Papa con i giornalisti sul volo per Ankara / GAMBASSI
Un momento dell'incontro e del dialogo del Papa con i giornalisti sul volo per Ankara
È nel segno dell’«unità» e della «pace» il primo viaggio apostolico di Leone XIV. Lo spiega il Papa stesso sull’aereo che questa mattina lo ha portato da Roma Fiumicino ad Ankara, tappa iniziale della visita in Turchia. Tre giorni nel Paese che unisce Oriente e Occidente e poi altri tre in Libano, nazione ferita dalla guerra. In Turchia arriva per celebrare i 1.700 anni del Concilio di Nicea, il primo Concilio ecumenico della storia e il Concilio che ha scritto il Credo. Un anniversario che, spiega il Pontefice incontrando gli 82 giornalisti sul volo papale, si traduce anzitutto in «messaggio di unità». Unità che riguarda «i cristiani», chiarisce, ma che vale «anche per il mondo intero», fa sapere. Perché, afferma il Papa, è di «verità e armonia che il mondo ha bisogno oggi». Due coordinate che, secondo il Pontefice, sono la risposta alle lacerazioni, ai conflitti, alle ingiustizie. Da qui la seconda dimensione che Leone XIV mette al centro del viaggio: la «necessità della pace» per l’intera famiglia umana, sottolinea. «Intendo trasmetterla e proclamarla», dice richiamando i due Paese in cui si fermerà fino a martedì prossimo, quasi a indicare il suo personale impegno su questo versante che ha già mostrato nei primi sei mesi di pontificato. E non va considerata un’utopia che «le persone possano vivere insieme». Anzi, aggiunge, è possibile «essere fratelli e sorelle al di là delle differenze, delle religioni, delle culture».
Il viaggio comincia nel giorno del Ringraziamento, festa nazionale negli Stati Uniti. E il primo Papa americano lo ricorda evidenziando che si tratta di una giornata «bellissima». Nell’aereo riceve dai cronisti le pumpkin pie, le tradizionali torte di zucca statunitensi che vengono cucinate per la festa, ma anche doni che rimandano alle sue passioni: ecco, quindi, ciabatte e calzini dei White Sox, la squadra di Chicago di cui è tifoso o una mazza da baseball appartenuta a una gloria dello sport nazionale americano degli anni ‘50, Delly Fox. Da “Avvenire” la consegna di un attestato di stima e affetto a “Sua Santità Leone XIV” arrivato da Kharkiv, la città dell’Ucraina orientale costantemente sotto le bombe russe, in cui la Chiesa greco-cattolica e l’amministrazione civile lo ringraziano per l’invio degli aiuti umanitari a suo nome che sono giunti attraverso l’elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski, e che le suore greco-cattoliche di San Giuseppe hanno distribuito fra la gente che resta lungo la linea del fronte. E ancora le foto tratte dal documentario di Vatican Media “Leo from Chicago” che lo ritraggono in versione Blues Brothers, la ricerca puntuale sugli antenati spagnoli della mamma, una icona della Madonna di Guadalupe. Il tutto condito da una buona dose di ironia e da qualche anticipazione. Così il Papa rivela di aver risolto giusto al mattino in tre mosse il Wordle, il gioco di parole che fa nei momenti di pausa, di pensare a una visita in Algeria e in Spagna, ma anche di non escludere un salto a Torino per contemplare la Sindone. A chi gli augura in bocca al lupo, risponde: speriamo che viva.
Inoltre la rappresentanza dei giornalisti italiani consegna al Papa una lettera per spiegare «il motivo per il quale purtroppo non saremo in grado di dare copertura giornalistica completa allo storico incontro che Lei presiederà a Iznik nel 1700° anniversario del Concilio di Nicea – si legge nel testo –. Il 28 novembre, infatti, è stato indetto uno sciopero nazionale dei giornalisti per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico scaduto nel 2016. Si tratta di una protesta tesa a chiedere che vengano garantiti stipendi dignitosi, pensioni sostenibili, diritti dei collaboratori, uguaglianza contrattuale fra giovani e anziani nonché una regolamentazione dell'intelligenza artificiale che non ostacoli l'innovazione ma eviti la distruzione dei posti di lavoro».

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