I tre bambini della famiglia nel bosco per ora restano in comunità
La Corte d'Appello dell'Aquila ha rigettato il reclamo dei legali contro l'ordinanza del Tribunale per i Minorenni dell'Aquila che aveva sospeso la responsabilità genitoriale a Nathan e Catherine

Non torna a casa per ora, e forse neanche per Natale, la famiglia più famosa d’Italia di questo fine 2025. La Corte di Appello civile dell'Aquila ha rigettato il ricorso presentato dai legali della famiglia che viveva nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, fino al 20 novembre scorso, quando il Tribunale per i minorenni ha disposto il trasferimento dei bambini nella comunità di Vasto. Rimane così sospesa la potestà genitoriale della madre, Catherine, e del padre, Nathan. Il collegio d’Appello ha confermato l’allontanamento e il collocamento nella casa famiglia, dove si trovano i bambini, con la madre, che vive al piano di sopra e può vederli per alcune ore al giorno, durante i pasti. Mentre il padre, li può incontrare tre giorni alla settimana. La decisione è arrivata dopo l'udienza documentale che si è svolta da remoto martedì pomeriggio.
«Non la definirei in alcun modo una bocciatura - ha detto la legale Daniela Solinas, che difende la coppia anglo-australiana insieme all’avvocato Merco Femminella -. La Corte d’Appello, come nel 70 percento dei casi, non ha ravvisato lacune macroscopiche nell’ordinanza del Tribunale dei Minorenni. Tuttavia, sempre nel corpo della sentenza, si dice che sono stati tali e tanti i progressi e comunque la soluzione alle problematiche predisposte dai coniugi, dai genitori, tali da avere una sufficiente probabilità di essere valutata in modo positivo dal tribunale», ha spiegato. Nei giorni scorsi gli avvocati hanno consegnato al collegio della Corte d’Appello Civile dell’Aquila memorie e documenti utili a certificare il cambio di atteggiamento da parte della famiglia che, ad oggi, sarebbe pronta ad adeguare la casa nel bosco e a consentire ai figli di frequentare la scuola, nonché a completare il percorso vaccinale. Progressi che però richiedono tempo per essere valutati in maniera tale da cambiare il giudizio. Il procedimento in Appello si incrocia con quello sub judice del Tribunale per i Minorenni dell'Aquila relativo all'udienza di comparizione delle parti dello scorso 4 dicembre: in quella circostanza i giudici si erano riservati la decisione. Secondo la tutrice Maria Luisa Palladino, i minori «non sanno leggere, stanno imparando ora l’alfabeto» e la più grande, di otto anni, «sa scrivere il suo nome sotto dettatura». Un giudizio che, di fatto, smentiva quanto affermato da una scuola di Brescia che aveva certificato il loro grado di istruzione. Nonostante i progressi registrati da allora nell’insegnamento e nelle condizioni di abitabilità resterebbe il nodo socializzazione, con un’interazione con gli altri bambini di «diffidenza».
«Spero ancora che possa succedere qualcosa per Natale. Mi sembra troppo altrimenti. Se non fosse stato per le festività, forse non si sarebbero create queste aspettative», ha detto l'imprenditore di Ortona, originario di Palmoli, Armando Carusi, proprietario del casolare nel bosco concesso in comodato d'uso gratuito a Nathan, il padre dei tre bambini, che attualmente si divide tra la casa nel bosco che necessita di ristrutturazione e il b&b sempre nella zona di Palmoli concesso gratuitamente per tre mesi in affitto dall’imprenditore. Carusi, insieme alla figlia Leonora, aveva concesso la residenza di famiglia per accogliere di nuovo a casa i figli e la moglie Catherine e per sistemare il casolare nel bosco.
Sulla questione è intervenuto il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori: «Ritengo non più procrastinabile un intervento organico di riforma legislativa dell’istituto dell’allontanamento dei minori dal nucleo familiare», ha detto Marziale, secondo il quale è «necessario un confronto serio sui provvedimenti di allontanamento, valutando con attenzione alternative meno invasive». «È indispensabile potenziare le politiche di sostegno alla genitorialità e di prevenzione del disagio familiare, affinché la tutela del minore si realizzi prioritariamente attraverso il rafforzamento delle competenze genitoriali e del contesto familiare, ove possibile, e non attraverso interventi sostitutivi», conclude.
«E così, neanche per Natale i bambini della cosiddetta “famiglia nel bosco” potranno tornare a casa con mamma e papà», ha scritto su Facebook Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità. «Per questi giudici una sola parola: vergogna (scritto in maiuscolo). I bambini non sono proprietà dello Stato», ha postato il vicepremier Matteo Salvini.
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