Il Papa: scandaloso riarmarsi per preparare la pace

Il messaggio di Leone XIV per la Giornata mondiale della pace. La denuncia: «Programmi educativi che giustificano le guerre. È blasfemia benedire il nazionalismo e la lotta armata». Il richiamo: dalla paura alla fiducia, è l’ora della diplomazia disarmante. «La pace unisce credenti e non credenti, accogliamola e custidiamola»
December 18, 2025
Il Papa: scandaloso riarmarsi per preparare la pace
Papa Leone XIV al porto di Beirut in Libano dove in una misteriosa esplosione sono morte oltre 200 persone / ANSA
«Mentre al male si grida “basta”, alla pace si sussurra “per sempre”». Ed è un grido contro il clima bellicistico e le derive “guerrafondaie” che contaminano le nazioni quello che si alza da Leone XIV. Ma è anche un invito al coraggio della fiducia che vince la paura. Perché «la pace esiste, vuole abitarci», assicura il Papa. Anche in «un tempo di destabilizzazione e di conflitti». Un tempo, ammonisce il Pontefice, che non considera «scandaloso» che «si faccia la guerra per raggiungere la pace». Un tempo che ritiene «una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze». Un tempo in cui si giustifica la folle corsa al riarmo con la scusa del nemico, in cui a scuola e sui media si lanciano «campagne di comunicazione e programmi educativi» che «trasmettono una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza», in cui si assiste a un «processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari, a motivo del crescente “delegare” alle macchine decisioni riguardanti la vita e la morte di persone umane». Un tempo in cui, con «forme di blasfemia che oscurano il Nome Santo di Dio» si vuole «trascinare le parole della fede nel combattimento politico, benedire il nazionalismo e giustificare religiosamente la violenza e la lotta armata».  

La gente chiede pace e i governanti aumentano le spese militari

La denuncia di Leone XIV è netta. E le sue parole inequivocabili. Il mondo è immerso in «una spiraledistruttiva, senza precedenti, dell’umanesimo giuridico e filosofico su cui poggia e da cui è custodita qualsiasi civiltà», scrive il Papa nel messaggio per la Giornata mondiale della pace che si celebra il 1° gennaio. Primo messaggio del Pontefice americano per l’appuntamento istituito da Paolo VI. Messaggio che in modo significativo viene diffuso anche in russo e in ucraino dalla Sala Stampa vaticana. Come tema, vengono riprese alcune delle espressioni usate da Leone XIV nel suo saluto dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro il giorno della sua elezione: «La pace sia con tutti voi: Verso una pace “disarmata e disarmante”». C’è un desiderio di fraternità che sale dal basso, fa sapere il Papa. Non sono «poche, oggi, le persone col cuore pronto alla pace» anche se «un grande senso di impotenza le pervade di fronte al corso degli avvenimenti, sempre più incerto». Ma chi ha in mano le sorti dei popoli va in altra direzione. Come mostra la «logica contrappositiva» sul piano politico che sta andando «molto al di là del principio di legittima difesa» e che «è il dato più attuale in una destabilizzazione planetaria che va assumendo ogni giorno maggiore drammaticità e imprevedibilità». Tutto ciò si traduce in «ripetuti appelli a incrementare le spese militari e le scelte che ne conseguono sono presentati da molti governanti con la giustificazione della pericolosità altrui» e «la forza dissuasiva della potenza, e, in particolare, la deterrenza nucleare, incarnano l’irrazionalità di un rapporto tra popoli basato non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, ma sulla paura e sul dominio della forza». Leone XIV non cita “casi” particolari: ma, ad esempio, il suo monito può essere letto anche come un j’accuse alla politica di riarmo varata dall’Unione Europea e dai Paesi del continente. Il Pontefice riporta anche i numeri: «Nel corso del 2024 le spese militari a livello mondiale sono aumentate del 9,4% rispetto all’anno precedente, confermando la tendenza ininterrotta da dieci anni e raggiungendo la cifra di 2.718 miliardi di dollari, ovvero il 2,5% del Pil mondiale». Questo si porta dietro anche «un riallineamento delle politiche educative: invece di una cultura della memoria, che custodisca le consapevolezze maturate nel Novecento e non ne dimentichi i milioni di vittime», si promuovono iniziative che «diffondono la percezione di minacce» in perfetto stile interventistico. Inoltre, avverte il Papa, «constatiamo come l’ulteriore avanzamento tecnologico e l’applicazione in ambito militare delle intelligenze artificiali abbiano radicalizzato la tragicità dei conflitti armati». Da qui il richiamo: «Occorre denunciare le enormi concentrazioni di interessi economici e finanziari privati che vanno sospingendo gli Stati in questa direzione». Poi il Papa attacca le politiche anti-negoziali: perché le trattative vengono smentite «purtroppo da sempre più frequenti violazioni di accordi faticosamente raggiunti, in un contesto che richiederebbe non la delegittimazione, ma piuttosto il rafforzamento delle istituzioni sovranazionali». Accade da Gaza al sud del Libano, Paese che Leone XIV ha visitato nel suo primo viaggio apostolico. E da Leone XIV giunge anzitutto una strenua difesa dell’Onu. 

L’uso bellico della religione

Inoltre c’è l’uso bellico della religione che «fa sempre più parte del panorama contemporaneo» e che «i credenti devono smentire attivamente», riflette il Papa. Anche in questo caso il pensiero può andare dalla Chiesa ortodossa russa che ha “benedetto” l’invasione dell’Ucraina al radicalismo islamico che è leva per scontri e violenze, passando per il messianismo ebraico che “legalizza” violazioni di diritti o raid armati. Invece, sottolinea il Papaesiste «un servizio fondamentale che le religioni devono rendere all’umanità sofferente»: vigilare «sul crescente tentativo di trasformare in armi persino i pensieri e le parole». Del resto, aggiunge, «le grandi tradizioni spirituali, così come il retto uso della ragione, ci fanno andare oltre i legami di sangue o etnici, oltre quelle fratellanze che riconoscono solo chi è simile e respingono chi è diverso». E fa sapere: «E' più che mai necessario coltivare la preghiera, la spiritualità, il dialogo ecumenico e interreligioso come vie di pace e linguaggi dell’incontro fra tradizioni e culture».

Dalla paura alla fiducia: è il tempo del dialogo e della diplomazia 

Eppure la condanna “senza sé e senza ma” del Papa della «barbarie» con cui rischia di sprofondare il mondo non è fine a se stessa. Anzi, com’è nello stile della Chiesa, è chiamata a sostituire la «paura» cui si basano i rapporti sia fra i popoli, sia fra le persone con la «fiducia». Più volte cita papa Francesco anche quando ricorda che il «modo migliore per dominare e avanzare senza limiti è seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante, benché mascherata con la difesa di alcuni valori». E più volte richiama Giovanni XXIII per dire che «la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia». E fa riferimento a sant’Agostino per affermare che «chi ama veramente la pace ama anche i nemici della pace». Ecco, quindi, la necessità della «via dell’ascolto e, per quanto possibile, dell’incontro con le ragioni altrui». Ecco l’appello a «chi ha responsabilità pubbliche nelle sedi più alte e qualificate» a imboccare la «via disarmante della diplomazia, della mediazione, del diritto internazionale». Ecco l’attenzione alla dimensione formativa, tema caro a Leone XIV che più volte ha chiesto un nuovo impegno culturale da parte della Chiesa. «Non basta» denunciare ciò che minaccia l’umanità, «se contemporaneamente non viene favorito il risveglio delle coscienze e del pensiero critico». E va favorito «lo sviluppo di società civili consapevoli, di forme di associazionismo responsabile, di esperienze di partecipazione non violenta, di pratiche di giustizia riparativa su piccola e su larga scala».

L’impegno comune di credenti e non credenti per la pace

Il Papa invita a guardare ai bambini. «La bontà è disarmante. Forse per questo Dio si è fatto bambino», annota Leone XIV. Ed è «proprio il pensiero ai nostri figli, ai bambini e anche a chi è fragile come loro, a trafiggerci il cuore» e a introdurre alla «prospettiva di un disarmo integrale». Poi tiene a evidenziare come la definizione di «pace disarmata» derivi dalla «pace di Gesù risorto» perché «disarmata fu la sua lotta». E tutti i cristiani «troveranno al loro fianco fratelli e sorelle che, per vie diverse, hanno saputo ascoltare il dolore altrui e si sono interiormente liberati dall’inganno della violenza». Inoltre, la pace è sfida che unisce credenti e non credenti. «Sia che abbiamo il dono della fede, sia che ci sembri di non averlo, cari fratelli e sorelle, apriamoci alla pace! Accogliamola e riconosciamola, piuttosto che considerarla lontana e impossibile. Prima di essere una meta, la pace è una presenza e un cammino. Seppure contrastata sia dentro sia fuori di noi, come una piccola fiamma minacciata dalla tempesta, custodiamola».

© RIPRODUZIONE RISERVATA