mercoledì 14 dicembre 2011
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​Una spiritualità nel segno della formazione dei giovani. E un impegno verso la città di Roma, anche sotto il profilo fiscale. Le Figlie di Maria Ausiliatrice, ramo femminile dei Salesiani di Don Bosco, hanno fatto del loro "tetto" un presidio sociale: laddove queste case-famiglia sorgono nei quartieri, bambine e ragazze provenienti da nuclei in difficoltà, o senza più figure parentali di riferimento, trovano la loro nuova famiglia, che le sostiene fino alla maggiore età e oltre.Un lavoro portato avanti dalle suore, con educatrici e psicologi. Obiettivo: sanare le ferite del passato e restituire alle bambine la serenità di una casa dove studiare e crescere. Attraverso un progetto educativo ad hoc per ogni minore, che viene accompagnato fino al diploma e ad una formazione professionale. L’opera per le nuove generazioni dunque ha fatto delle case-famiglia delle Figlie di Maria Ausiliatrice uno dei punti di riferimento per il dipartimento Servizi sociali del Comune di Roma. Che da decenni ha incluso questi istituti salesiani tra gli affidatari delle giovani, all’indomani dei pronunciamenti del tribunale.Le attività educative delle Fma - insieme a quelle ricreative degli oratori - prevedono per le case-famiglia, a norma di legge, l’esonero dal pagamento dell’Ici. «Ma nelle stesse case, abbiamo destinato una parte degli ambienti ai corsi di formazione professionale, affittandoli al Ciofs, il Centro italiano opere femminili salesiane. I corsi sono riconosciuti dalla Regione Lazio. E per l’area dove si tengono paghiamo normalmente l’Ici», spiega suor Anna, economa delle case delle figlie di Maria Ausiliatrice. Dunque aule di informatica, per operatore turistico, disegno tecnico, amministrazione, solo per citarne alcune. E poi l’alta formazione, dal chimico farmaceutico al sales management. «È un’opera centrale nel carisma di don Bosco – prosegue l’economa – per il recupero dei ragazzi svantaggiati e che apre alla multiculturalità e alla convivenza» con gli studenti "nuovi italiani", figli di immigrati, tra i beneficiari dell’offerta educativa.«Mi dispiace sentir dire che "la Chiesa non paga l’Ici". Al contrario, abbiamo debitamente chiesto e calcolato il frazionamento catastale dei nostri spazi, alla luce della loro destinazione differenziata, ossia l’affitto per i corsi professionali. E lo corrispondiamo per tutte e 5 le nostre case: una al centro di Roma, due alla periferia sud e due nell’hinterland della capitale».
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