martedì 19 novembre 2019
Tra i 4.500 emendamenti alla manovra, non manca l’annunciata misura targata M5s per far pagare gli arretrati Ici-Imu al mondo non profit
Imu, solo dal Vaticano oltre 4 milioni di acconto nel primo semestre 2019
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Tra i 4.500 emendamenti alla manovra, non manca l’annunciata misura targata M5s per far pagare gli arretrati Ici-Imu al mondo non profit, spacciata come recupero di quanto, secondo i proponenti, non avrebbe pagato «la Chiesa» (in realtà mai citata nella sentenza della Corte Europea di Giustizia su cui si poggia l’intervento normativo). Analoga proposta arriva dal Psi.

Torna nel mirino l’Imu (ma si dovrebbe parlare di Ici) per il non profit. Ma la realtà, stando agli ultimi dati, vede il solo Vaticano aver versato lo scorso anno 9 milioni per l’imposta dovuta sui suoi immobili al Comune di Roma. Per gli immobili commerciali del non profit l’imposta municipale, introdotta da Monti, era entrata in vigore nel 2013 (per l’anno di imposta 2012).

Faceva invece correttamente riferimento all’Ici la sentenza della Corte di Giustizia Europea di un anno fa, che invitava lo Stato italiano a riscuotere quanto non versato. Intanto l’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (l’ente che gestisce gli immobili del Vaticano), ha reso noto di recente quanto versa. Nel 2018 - secondo quanto riferito dallo stesso presidente, monsignor Nunzio Galantino - ha pagato di Imu 9 milioni, 228mila euro e 30 centesimi.

A questa cifra occorre aggiungere poi quanto versato per gli immobili di Propaganda Fide, della Cei, delle varie diocesi. Ma ogni singola parrocchia o realtà ecclesiastica, se ha una attività commerciale è tenuta a pagare l’imposta al Comune di riferimento. Sempre tornando ai dati diffusi da monsignor Galantino, nel primo semestre del 2019 l’Apsa ha versato Imu, a titolo di acconto, per 4,434 milioni. Nella sentenza della Corte di Giustizia Europea di un anno fa, il calcolo che si faceva delle imposte non versate nel passato era tra i 4 e i 5 miliardi di euro.

I giudici di Lussemburgo avevano annullato la sentenza del Tribunale Ue e, di conseguenza, anche la decisione della Commissione Europea che stabiliva l’impossibilità da parte dello Stato italiano di procedere al recupero di quei presunti 'aiuti fiscali'. Ma le verifiche con il governo italiano non hanno ancora portato a una conclusione.

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