sabato 3 novembre 2012
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Si arriva a Rimini per tante strade. Spesso è un’inquietudine o un’insoddisfazione che spinge a mettersi in viaggio. È sempre un cercare qualcosa, dopo aver girato a vuoto. Quando dal palco chiedono: «Quanti di voi sono qui per la prima volta?», si alzano tante mani. Sono persone che un amico o un parente ha portato con sé, e ora è qui, alla prima fermata del loro viaggio in Rinnovamento nello Spirito Santo. Forse non tutti proseguiranno, perché – ci dirà qualcuno – il cammino della fede, il viaggio verso il Signore, è impegnativo. Una fatica che concede poche soste. Altri, e sono i più in questa assemblea, si sono messi in viaggio tanti anni fa e Rinnovamento è entrato nella loro vita. Va precisato e lo fa Emma Agrelli: «Non sono entrata io nel movimento. È successo il contrario». Adesso è nonna, ma era ragazzina quando aderì a Rinnovamento con Antonio che sarebbe diventato suo marito. Antonio non c’è più. La fede comune li aiutò nell’attimo in cui Antonio si affidò al Signore. Emma, nel cuore, è rimasta come il giorno che iniziò il viaggio: «Il movimento – dice – continua a essere un’occasione di risveglio nell’interiorità». Sorprende che anche i giovani, più portati a scegliere la cosa più semplice, l’esteriorità, siano qui perché delusi di una «fede domenicale». Maria Chiara Pasqualone e Isabel Alvarez, entrambe diciottenni, frequentano la stessa scuola a Tagliacozzo. La loro inquietudine, che è quella degli adolescenti, l’ha colta la loro professoressa di religione. E sono qui, accogliendo il suo invito. «Sarebbe stato un bellissimo ponte questo di Ognissanti: la discoteca, una gita di certo non a Rimini... – dice una delle due – Ma abbiamo voluto fare testimonianza qui, perché abbiamo sentito più forte il desiderio di assecondare una fede». E l’altra: «Mi professavo atea. Adesso ho capito che chi non crede non sa nemmeno in cosa sperare. Il movimento lo scopro giorno dopo giorno. Un punto fisso in cui sperare me lo ha già dato: incontrare il Signore». I giovani alla Conferenza nazionale degli animatori di Rinnovamento nello Spirito Santo sono tanti. Molti vengono da una fede insoddisfacente, per quanto praticata. A Padova Giuseppe Capuzzo, 28 anni, cura un vivaio. Fu un cliente a parlargli di Rinnovamento facendo cadere un seme nella sua terra: «Vivevo – dice – la fede soltanto la domenica, adesso la vivo sette giorni su sette. Insomma, la pianta è cresciuta». Poco più grande è Andrews Edward. Viene dal Ghana e vive da sette anni in Italia. Il lavoro di muratore è saltuario. Tocca fare ogni giorno i salti mortali: «Rinnovamento – spiega – mi serve a cambiare il mio piccolo mondo, che non è giusto, come non è giusto il mondo. La fede mi dà la forza di resistere. In fondo, alla fine degli sforzi, mi aiuta a vedere un futuro». Questo è il suo primo incontro a Rimini. Tanti, invece, sono veterani. Viene qui almeno da venti anni Cinzia Torre, sposata, due figli adottivi. Anche il marito fa parte del movimento: un viaggio iniziato insieme tanto tempo fa. Cosa li spinse a fare il biglietto? «Probabilmente – dice – il punto di partenza fu una insoddisfazione che è tipica a una certa età. Il perché, poi, uno non se lo chiede più. Qui ho trovato una casa, sono stata riconosciuta come persona. Ho scoperto così che questa è la mia vocazione e, dunque, è la mia vita. In questa casa, illuminata da questa fede, anche la preghiera è diversa. La preghiera è condivisione prima con Dio e poi con i fratelli». La rivelazione che tutti cercano – e lei l’ha avuta – è estremamente intima e segreta. Pubblica è soltanto la gioia per averla vissuta. «La rivelazione – dice Cinzia Torre – è capire che Gesù è una persona che ci ama, che è vivo nella Chiesa». Gesù che si rivela nel proprio cuore: come dice Dario Sacchini, medico di Roma, impegnato nell’Istituto di Bioetica del Gemelli. «Gesù – spiega – per me era solo un’idea culturale. Oggi è la ragione della mia vita. È amore. L’ho conosciuto da ragazzo quando non sapevo ancora quale sarebbe stata la mia vita». Credere non è facile. Richiede fatica, perché è sempre un combattimento. È ogni giorno una scelta. Ed è questa scelta – dice il medico Sacchini – che fa la differenza, in ogni ora nel quotidiano.
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