giovedì 27 ottobre 2011
Circa mezzo milione gli immigrati senza permesso presenti in Italia, uno ogni dieci in posizione regolare. Questi ultimi pagano annualmente 7,5 miliardi di contributi e versano all'erario 1,5 mld in più di quanto ricevono in servizi.
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Sarebbero circa mezzo milione gli immigrati irregolari presenti in Italia, uno ogni dieci in posizione regolare, secondo stime del Dossier Caritas/Migrantes. Nel 2010 sono stati registrati 4.201 respingimenti alle frontiere e 16.086 rimpatri forzati, a fronte di 50.717 persone rintracciate in posizione irregolare.Nel corso dello scorso anno sono sbarcati sulle nostre coste 4.406 persone, meno della metà rispetto al 2009 (9.573), per non parlare del 2008 quando erano state quasi 40 mila. Ma gli sbarchi sono ripresi nel 2011 a seguito degli sconvolgimenti politici della Tunisia, dell'Egitto e della Libia.Nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) nel 2010 sono transitati 7.039 immigrati, con una permanenza media di 51 giorni, ma meno della metà (3.339) è stata effettivamente rimpatriata mentre più di un sesto è stato dimesso per scadenza dei termini. Il dossier sottolinea quanto siano "costosi" i Cie, dove secondo dati parlamentari la retta giornaliera costa 45 euro, per non parlare dell'espulsione di uno straniero, che è valutabile in una spesa che può arrivare a 10mila euro.Gli immigrati sono mediamente molto più giovani degli italiani, e quindi in proporzione tra gli stranieri ci sono più persone in età lavorativa che tra la popolazione italiana. L'età media degli immigrati è infatti di 32 anni contro i 44 degli italiani. Ecco perché, secondo le stime del Dossier sull'immigrazione Caritas/Migrantes, se il nostro sistema pensionistico regge è anche grazie ai circa 7,5 miliardi di euro all'anno di contributi pagati dagli immigrati.I lavoratori stranieri (poco più di 2 milioni secondo l'Istat ma 200 mila in più secondo il Dossier che include anche i non residenti) costituiscono un decimo della forza lavoro in Italia e sono determinanti in diversi comparti produttivi. Attualmente stanno pagando duramente gli effetti della crisi e sono arrivati a incidere per un quinto sui disoccupati, ma il difficile momento non ha bloccato il loro dinamismo imprenditoriale, visto che le imprese gestite da immigrati sono aumentate nel 2010 di 20 mila unità, arrivando a quota 228.540.A queste persone, e alle loro famiglie, vengono garantiti alcuni servizi pubblici: il più oneroso è quello sanitario, che nel 2009 è costato allo Stato intorno ai 3,1 miliardi, il 2,8% della spesa complessiva per questo comparto. Per la scuola, invece, nell'anno scolastico 2008-2009 per gli alunni stranieri sono stati spesi circa tre miliardi di euro. Circa 500 milioni la spesa per i servizi sociali comunali (su un totale di sette miliardi di spesa sociale dei Comuni). Ma il saldo tra i versamenti degli stranieri all'erario e le spese pubbliche sostenute a loro favore è ampiamente positivo: 1,5 miliardi di euro secondo le stime del dossier. La precarietà lavorativa si riflette pesantemente sul piano abitativo: un immigrato su tre (34%) si trova in condizione di disagio per la casa, contro il 14% degli italiani. Sono aumentati gli sfratti per morosità e i pignoramenti degli immobili per chi non ha pagato le rate del mutuo, si è dimezzata in tre anni la quota di compravendite effettuate da stranieri.
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