mercoledì 30 giugno 2010
Nella Basilica Vaticana 38 arcivescovi metropoliti hanno ricevuto dalle mani del Papa il paramento liturgico, nel giorno in cui la Chiesa festeggia gli apostoli Pietro e Paolo. «Egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro» gli atteggiamenti mondani che non devono contaminare la comunità cristiana, ha scandito il Pontefice nell’omelia.
- IL TESTO INTEGRALE DELL'OMELIA
- Oltre lo smarrimento nel solco delle origini di Marina Corradi
COMMENTA E CONDIVIDI
Per la Chiesa c’è un pericolo «più grave» delle persecuzioni sul piano storico e politico. «Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto». In altri termini «egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro». Ma il Papa rassicura i credenti: «Dio è vicino ai suoi fedeli servitori e li libera da ogni male, e libera la Chiesa dalle potenze negative». Vi è infatti «una garanzia di libertà assicurata da Dio alla Chiesa, libertà sia dai lacci materiali che cercano di impedirne o di coartarne la missione, sia dai mali spirituali e morali, che possono intaccarne l’autenticità e la credibilità».Sono le parole pronunciate da Benedetto XVI nell’omelia della Messa per la solennità dei Santi Pietro e Paolo. La festa dei patroni di Roma è tradizionalmente l’occasione in cui il Papa impone il pallio ai nuovi metropoliti. Ieri nella Basilica Vaticana erano 38 e il Pontefice ha fatto notare come questa antica consuetudine sia collegata proprio con «il tema della libertà della Chiesa, garantita da Cristo a Pietro». «La comunione con Pietro e i suoi successori – ha spiegati, infatti – è garanzia di libertà per i Pastori della Chiesa e per le stesse Comunità loro affidate». Sia sul piano storico, sia su quello spirituale.Per quanto riguarda il primo profilo, «l’unione con la Sede Apostolica assicura alle Chiese particolari e alle Conferenze Episcopali la libertà rispetto a poteri locali, nazionali o sovranazionali, che possono in certi casi ostacolare la missione della Chiesa». Sul piano dottrinale e spirituale «il ministero petrino – ha ricordato Benedetto XVI – è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale».L’imposizione del pallio, dunque, «va compreso nel suo significato proprio, come gesto di comunione, e il tema della libertà della Chiesa ce ne offre una chiave di lettura particolarmente importante». Questo, ha aggiunto il Papa davanti ai metropoliti giunti da tutto il mondo (tra i quali quattro italiani, come documentiamo più ampiamente a parte), «appare evidente nel caso di Chiese segnate da persecuzioni, oppure sottoposte a ingerenze politiche o ad altre dure prove. Ma ciò non è meno rilevante nel caso di Comunità che patiscono l’influenza di dottrine fuorvianti, o di tendenze ideologiche e pratiche contrarie al Vangelo».Benedetto XVI ha paragonato il pallio al giogo di Gesù, «che Egli invita a prendere, ciascuno sulle proprie spalle». «Come il comandamento di Cristo – pur esigente – è "dolce e leggero" e, invece di pesare su chi lo porta, lo solleva, così il vincolo con la Sede Apostolica – pur impegnativo – sostiene il Pastore e la porzione di Chiesa affidata alle sue cure, rendendoli più liberi e più forti».Non è mancata nel corso dell’omelia anche una notazione ecumenica. La solennità dei Santi Pietro e Paolo, infatti, è stata impreziosita anche quest’anno dalla presenza della delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, guidata dal metropolita di Sissima, Gennadios, insieme con il quale il Papa, al termine delle celebrazione, è sceso alla Confessione di San Pietro (posta sotto l’altare maggiore della Basilica) per una breve preghiera. Le divisioni, ha fatto notare il Pontefice, «sintomi della forza del peccato, che continua ad agire nei membri della Chiesa anche dopo la redenzione», non prevarranno. Perciò, ha aggiunto, «insieme rendiamo grazie a Dio per i progressi nelle relazioni ecumeniche tra cattolici e ortodossi, e rinnoviamo l’impegno di corrispondere generosamente alla grazia di Dio, che ci conduce alla piena comunione» (è da ricordare che una delegazione ricambia ogni anno la visita, recandosi a Costantinopoli per la festa di Sant’Andrea).Anche all’Angelus, subito dopo la fine della Messa, Benedetto XVI è tornato sul significato della solennità di ieri. «I due Santi Patroni di Roma, pur avendo ricevuto da Dio carismi diversi e missioni diverse da compiere, sono entrambi fondamenta della Chiesa, una santa, cattolica e apostolica, permanentemente aperta alla dinamica missionaria ed ecumenica».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: