sabato 7 maggio 2011
"Dio non ha scelto ciò che è nobile e potente, ma ciò che per il mondo è debole e stolto". Lo ha affermato Benedetto XVI subito dopo il suo arrivo in Friiuli Venezia Giulia, dove ad Aquileia ha inizato oggi la sua visita pastorale in Triveneto. "figli ed eredi della gloriosa Chiesa di Aquileia - ha detto Ratzinger -sono in mezzo a voi per ammirare questa ricca e antica tradizione, ma soprattutto per confermarvi nella fede profonda dei vostri Padri".
- Il saluto in Piazza del Capitolo ad Aquileia
- Il discorso ad Aquileia
- Il saluto al Molo di San Marco di Venezia
- L'omelia della Santa Messa a Mestre
- Scola: Benedetto XVI allargherà il cuore del Nordest
- Aquileia: la Salvezza in un mosaico
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"Dio non ha scelto ciò che è nobile e potente, ma ciò che per il mondo è debole e stolto". Lo ha affermato Benedetto XVI subito dopo il suo arrivo in Friuli Venezia Giulia, dove ad Aquileia ha inizato oggi la sua visita pastorale in Triveneto. Papa Ratzinger ha ricordato che l'antica sede di Aquileia, dalla quale derivano 57 circoscrizioni ecclesiastiche di oggi, nel Nord Est d'Italia, ma anche della Croazia, nell'Austria e nella Baviera, fu "nella Decima Regio dell'Impero Romano una Comunità di martiri, di eroici testimoni della fede nel Risorto, seme di altri discepoli e di altre comunità"."La grandezza di Aquileia - ha spiegato il Pontefice - non fu solo di essere la nona città dell'Impero e la quarta dell'Italia, ma anche quella di essere una Chiesa viva, esemplare, capace di autentico annuncio evangelico, coraggiosamente diffuso nelle regioni circostanti e per secoli conservato e alimentato". "Pertanto - ha aggiunto - io rendo omaggio a questa terra benedetta, irrorata dal sangue e dal sacrificio di tanti testimoni, e prego i santi martiri aquileiesi di suscitare anche oggi nella Chiesa discepoli di Cristo coraggiosi e fedeli, votati solo a Lui e perciò convinti e convincenti".Successivamente, ha continuato il Papa teologo, "la libertà di culto concessa nel IV secolo al cristianesimo non fece altro che estendere il raggio d'azione della Chiesa di Aquileia, allargandolo oltre i naturali confini della Venetia et Histria fino alla Retia, al Norico, alle ampie Regioni danubiane, alla Pannonia, alla Savia"."Vi invito - ha concluso - a farvi sempre di nuovo discepoli del Vangelo, per tradurlo in fervore spirituale, chiarezza di fede, sincera carità, pronta sensibilità per i poveri. Il ricordo della santa Madre Chiesa di Aquileia vi sorregga, vi sproni a nuovi traguardi missionari in questo travagliato periodo storico, vi renda artefici di unità e di comprensione fra i popoli delle vostre terre. Vi protegga sempre nel cammino la Vergine Maria e vi accompagni la mia Benedizione".Nel secondo discorso, rivolto ai delegati al Convegno ecclesiale "Aquileia 2", il Papa ha ricordato che «Il Nord-est dell’Italia è testimone ed erede di una storia ricca di fede, di cultura e di arte, i cui segni sono ancora ben visibili anche nell’odierna società secolarizzata. L’esperienza cristiana ha forgiato un popolo affabile, laborioso, tenace, solidale. Esso è segnato in profondità dal Vangelo di Cristo, pur nella pluralità delle sue identità culturali. Lo dimostrano la vitalità delle vostre comunità parrocchiali, la vivacità delle aggregazioni, l’impegno responsabile degli operatori pastorali. L’orizzonte della fede e le motivazioni cristiane hanno dato e continuano ad offrire nuovo impulso alla vita sociale, ispirano le intenzioni e guidano i costumi». Anche in una terra tanto segnata dal cristianesimo, ha proseguito il Papa «la fede cristiana deve affrontare oggi nuove sfide: la ricerca spesso esasperata del benessere economico, in una fase di grave crisi economica e finanziaria, il materialismo pratico, il soggettivismo dominante. Nella complessità di tali situazioni siete chiamati a promuovere il senso cristiano della vita, mediante l’annuncio esplicito del Vangelo, portato con delicata fierezza e con profonda gioia nei vari ambiti dell’esistenza quotidiana».Benedetto XVI ha concluso con l'esortazione: «Continuate ad offrire il vostro contributo per umanizzare gli spazi della convivenza civile. Da ultimo, raccomando anche a voi, come alle altre Chiese che sono in Italia, l’impegno a suscitare una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico. Esso ha più che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare una “vita buona” a favore e al servizio di tutti».Successivamente il Pontefice si è trasferito a Venezia, dove è giunto, in consistente ritardo sull'orario previsto. In Piazza San Marco ha salutato la città, ricordando «i venerati Pastori che da questa Sede patriarcale sono passati a quella di san Pietro: molti di voi conservano vivo il ricordo del Patriarca Albino Luciani, figlio di queste terre venete, che divenne Papa con il nome di Giovanni Paolo I; e come non ricordare il Patriarca Angelo Giuseppe Roncalli, che, divenuto Papa Giovanni XXIII, è stato elevato dalla Chiesa alla gloria degli altari e proclamato beato? Ricordiamo infine il Patriarca Giuseppe Sarto, il futuro san Pio X, che con il suo esempio di santità continua a vivificare questa Chiesa particolare e tutta la Chiesa universale».Dal punto di attracco il Papa ha commentato: «Da questo molo si può cogliere quell’aspetto di singolare apertura che da sempre caratterizza Venezia, crocevia di persone e comunità di ogni provenienza, cultura, lingua e religione. Punto di approdo e di incontro per gli uomini di tutti i continenti, per la sua bellezza, la sua storia, le sue tradizioni civili, questa Città ha corrisposto nei secoli alla speciale vocazione di essere ponte tra Occidente ed Oriente. Anche in questa nostra epoca, con le sue nuove prospettive e le sue sfide complesse, essa è chiamata ad assumere importanti responsabilità in ordine alla promozione di una cultura di accoglienza e di condivisione, capace di gettare ponti di dialogo tra i popoli e le nazioni; una cultura della concordia e dell’amore, che ha le sue solide fondamenta nel Vangelo».
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