sabato 23 marzo 2019
L'arcivescovo di Santiago sarà sostituito da un amministratore apostolico. Il cardinale sarà processato per l'occultamento di abusi su minori da parte di tre preti della sua diocesi.
Il cardinale Ezzati Andrello (Ansa)

Il cardinale Ezzati Andrello (Ansa)

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Papa Francesco ha accettato sabato le dimissioni del cardinale arcivescovo di Santiago, il salesiano Ricardo Ezzati Andrello, 77 anni. E ha nominato amministratore apostolico "sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis" il cappuccino Celestino Aós Braco, 74 anni, finora vescovo di Copiapó.

Il porporato, italiano naturalizzato cileno, aveva presentato la sua rinuncia nel gennaio 2017 al momento di compiere 75 anni. Nominato vescovo da Giovanni Paolo II nel 1996, nel 2010 era stato nominato arcivescovo di Santiago da Benedetto XVI e nel 2014 Francesco lo aveva creato cardinale. La decisione di papa Bergoglio arriva dopo che la Corte di appello di Santiago venerdì ha respinto la richiesta di archiviazione delle indagini su Ezzati riguardo all'occultamento di abusi su minori da parte di tre preti operanti nella sua diocesi: l’ex cancelliere don Oscar Muñoz Toledo, il marista Jorge Laplagne Aguirre e don Tito Rivera.

Continua quindi la via crucis della Chiesa cilena, tormentata dallo scandalo degli abusi. Ezzati è il settimo vescovo sotto processo in Cile, dove peraltro sono indagate 219 persone legate all’apparato ecclesiastico. Mentre il ministero degli Esteri dichiara di aver ricevuto dal Vaticano un dossier di 200 pagine riguardante parte dei casi di abusi che coinvolgono religiosi e laici legati alla Chiesa cattolica su cui sta indagando la magistratura.
Lo scorso settembre l’opera di purificazione della Chiesa in Cile promossa da papa Francesco aveva colpito una figura chiave della crisi, con la dimissione dallo stato clericale dell’87enne Fernando Karadima, figura carismatica, che nel 2011 è stato condannato dalla Congregazione per la dottrina della fede. Negli anni passati infatti alcune vittime avevano accusato diversi ecclesiastici - e in particolare il vescovo di Osorno, Juan de la Cruz Barros Madrid - di aver coperto gli atti di Karadima, di cui da giovani erano stati allievi. In un primo tempo, e durante il suo viaggio in Cile del gennaio 2018, papa Francesco aveva difeso, anche vigorosamente, Barros ma poi ha voluto studiare meglio la vicenda e nel febbraio successivo ha inviato in Cile l’arcivescovo Charles J. Scicluna. In base alle conclusioni di questa visita il Pontefice, l’8 aprile, ha scritto una prima Lettera ai vescovi cileni. Nella missiva Bergoglio ha riconosciuto «gravi errori di valutazione e percezione», annunciando che avrebbe ricevuto a Roma tre note vittime di Karadima per ascoltarli personalmente e chiedere loro perdono. Quindi il Papa ha convocato l’episcopato cileno a Roma per «dialogare sulle conclusioni» dell’indagine di Scicluna. Riunione che si è tenuta in maggio e culminata nelle dimissioni in blocco dell’episcopato (27 ordinari e 7 ausiliari).

Francesco, dopo aver scritto un’ulteriore Lettera, indirizzata questa volta «al popolo di Dio pellegrino in Cile», è passato all’azione. Accogliendo, finora, le dimissioni di otto vescovi. L’11 giugno 2018 è toccato ai primi tre. A Barros di Osorno, 62 anni, sostituito dall’amministratore apostolico Jorge Enrique Concha Cayuqueo, 60 anni, ausiliare di Santiago. E ad altri altri due presuli che però hanno già superato i 75 anni: Cristián Caro Cordero, arcivescovo di Puerto Montt, dove è subentrato come amministratore apostolico padre Ricardo Basilio Morales Galindo, provinciale dei Mercedari in Cile, e Gonzalo Duarte García de Cortázar, vescovo di Valparaíso, dove è arrivato come amministratore apostolico Pedro Mario Ossandón Buljevic, 61 anni, ausiliare di Santiago.

Il 28 giugno è stata la volta del vescovo di Rancagua Alejandro Goic Karmelic, 78 anni, e dell’ordinario di Talca Horacio del Carmen Valenzuela Abarca, 64 anni, uno dei figli spirituali di Karadima. A Rancagua è stato nominato amministratore apostolico l’ausiliare di Santiago, Luis Fernando Ramos Perez, 59 anni, e a Talca un altro ausiliare della capitale, Galo Fernandez Villaseca, 57 anni. Il 21 settembre poi è toccato a Carlos Eduardo Pellegrín Barrera, verbita, 60 anni, vescovo di San Bartolomé de Chillán, e a Cristián Enrique Contreras Molina, 71 anni, mercedario, ordinario di San Felipe. Hanno preso il loro posto come amministratori apostolici, padre Sergio Hernán Pérez de Arce Arriagada e don Jaime Ortiz de Lazcano Piquer, vicario giudiziale di Santiago del Cile. Su Pellegrín Barrera pende un’indagine per mancata denuncia delle violenze commesse da un sacerdote della sua diocesi, mentre su Contreras Molina un’indagine per presunti abusi da lui stesso commessi.

Sabato è toccato al cardinale arcivescovo della capitale. A metà dello scorso settembre poi è arrivata la notizia della dimissione dallo stato clericale, sempre per abusi su minori, di un altro famoso sacerdote cileno, Cristian Precht, 77 anni. Mentre in ottobre la stessa sorte è toccata a due presuli già "in pensione": Francisco José Cox Huneeus, 85 anni, dei padri di Schoenstatt, arcivescovo emerito di La Serena, e Marco Antonio Ordenes Fernandez, 54 anni, vescovo emerito di Iquique.


LE DIMISSIONI IN BLOCCO DEI VESCOVI CILENI

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